CESARE LOMBROSO: CHI ERA?

frenologia

Cesare Lombroso (1835-1909) è lo studioso poliedrico che fondò l’antropologia criminale e che da molti è considerato il padre della criminologia.

L’antropologia criminale non è altro che l’applicazione della fisiognomica della frenologia alla criminologia, compiuta a partire dagli anni ottanta dell’Ottocento da Lombroso. Il medico di origini veronesi, figlio di un secolo pervaso da un profondo scientismo, è un esponente della scuola positiva e un promotore del determinismo biologico.

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Lombroso ravvisa nelle caratteristiche psicofisiche degli autori di reato le cause ultime della delinquenza e sostiene che il delinquente – che è tale poiché ha subìto un arresto nello sviluppo ontogenetico e, di conseguenza, presenta gli istinti degli uomini primitivi – è fatalmente spinto al delitto dalla sua natura arretrata e ferina. Trattandosi di una tendenza congenita, Lombroso parla di delinquente nato.
Le teorie lombrosiane scaturiscono dall’osservazione del cranio di un brigante calabrese settantenne, Giuseppe Villella, che presenta una piccola anomalia ossea (fossetta cerebellare mediana o fossetta vermiana) poi ribattezzata fossetta di Lombroso; in tale particolarità, Lombroso riconosce un tratto atavico, tipico dei primati inferiori. Tratti atavici sono secondo lui ravvisabili anche in altre caratteristiche somatiche come la testa piccola, la fronte sfuggente, gli zigomi pronunciati e così via.
Lombroso associa, fisiognomicamente, la presenza di tratti atavici all’aggressività, all’eccessiva vicinanza alla comune origine selvatica ed alla capacità delinquenziale, giungendo alla conclusione che si possa rilevare la predisposizione al crimine degli individui attraverso lo studio delle loro caratteristiche fisiche.

Negli anni, egli modifica più volte le sue teorie ma non arriva mai a discostarsi dal profondo determinismo che distingue la sua epoca: continua a rintracciare le cause del crimine in caratteristiche innate e biologiche o, al massimo, in fattori psicologici o sociali che comunque attecchiscono su una congenita predisposizione al crimine.

Dopo la morte del suo fondatore, l’antropologia criminale viene confutata anche dagli stessi collaboratori di Lombroso, finisce nel dimenticatoio ed entra a far parte delle discipline pseudoscientifiche (come la fisiognomica e la frenologia, del resto).

È chiaro il pericolo insito nell’applicazione di una dottrina come questa: viene discriminata la fetta di popolazione che presenta tratti primitivi e ne viene limitata la libertà. Inoltre, nel formulare le sue teorie, Lombroso commette non pochi errori metodologici, pur non essendo infondate le osservazioni da cui parte.

In ogni caso, questo personaggio fa innegabilmente parte della storia della criminologia; i suoi meriti sono stati soprattutto l’aver stimolato lo studio del fenomeno criminale e l’aver tentato di indagarlo in modo sistematico.

Bibliografia
• BAIMA BOLLONE P., Dall’antropologia criminale alla criminologia, Torino, G. Giappichelli Editore, 2003
• DAVID D., La vera storia del cranio di Pulcinella. Le ragioni di Lombroso e le verità della fisiognomica, Roma, Edizioni Magi, 2007

A cura della dott.ssa Ester Belfatto