Epidemia autismo: perché i conti non tornano

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E’ epidemia autismo come non mai lo era stato nella storia!

Vi siete mai chiesti quale sia il dato mancante a tutti i calcoli sulle “metastasi” dell’autismo?

Avete letto bene, ho scritto “Metastati”. I nuovi diagnosticati o potenziali diagnosticabili sono cercati esattamente come metastasi di un organismo, la popolazione reale o virtuale, che viene passata al setaccio, osservata al microscopio, calcolata, ricalcolata, per scovare la minima traccia di tratto da includere come “neo” nell’infame quadro clinico di riferimento.

Orridi nei che insozzano la candida pelle immacolata dell’ariano neurotipico.

Sul concetto di epidemia torneremo più tardi ma niente, in questo momento, è come prima nella storia. Beh, tecnicamente questo è vero: Mai siamo stati, nella storia, circa sette miliardi di umani viventi tutti insieme. Non ci sono mai stati, nella storia, tanti biondi, tanti individui con gli occhi color del cielo, tanti anziani, tanti non udenti, tante persone con trisomia 21, nemmeno tanti medici, tanti benzinai, tanti attori, tanti fornai e tanti soldati.

Mai, nella storia c’è stata tanta gente al mondo tutta insieme, e qualcuno pare calcoli persino che mai nella storia c’è stata tanta gente e basta, poiché parrebbe che il totale di tutte le persone nate e vissute prima del secolo scorso non arrivi alla cifra dei viventi attuali.

Ma non è un discorso di singoli numeri l’epidemiologia, direte, è un discorso di percentuali!

Andiamole a guardare queste percentuali allora.

Primo inghippo: un ariano è tale se ha gli occhi scuri? Ossia: come consideriamo, si chiede la società dominante, un individuo che ha nel profilo uno o solo alcuni tratti di neurodiversità?

La risposta trovata dalla società dominante è stata prevedibile: “lo inseriremo nella categoria di autistici”. Punto. Autistici lievi … lievissimi … appena accennati … quasi tipici … ma autistici!

E’ necessario spendere qualche riga anche su questa percezione stile Germania anni 30 per cui “chi non è bianco è nero”. Chi ha stabilito e perché, che lo spettro sia solo dell’autismo? Ad un certo punto dell’Affaire Autismo, a cavallo tra l’aver realizzato che il secchione con gli occhialetti presente in ogni singola classe di ogni singola scuola era un autistico e che un buon quarto di presunti psicotici rinchiusi nelle macellerie-manicomi non era costituito da matti ma da autistici in condizione invalidante (per favore si noti che il resto del campione era ed è costituito da tipici in condizioni invalidanti), è iniziata la caccia al sintomo!

Eh già … perché il “brillante” ragionamento è stato: “Se il secchione con gli occhialetti e il “rainman” che dondola sulla sua cacca parlando da solo in una cella hanno qualcosa in comune, allora il secchione con gli occhialetti è un malato!” (e già qui il povero Aristotele deve aver sobbalzato tentando di rivoltare le sue ossa nella tomba) .

Eh , va bene … ma non tutti i secchioni hanno gli occhialetti, e questo era un problema non da poco … Andava individuato un quadro clinico, una serie di criteri per scovare la gravissima patologia al primo accenno!

Come riconoscere l’autismo?

In anni ed anni di osservazione finalmente uno schema con un senso. Ogni profilo che possieda traccia del terribile segno va bollato come appartenente allo spettro autistico! Sì, perché deciso che l’autismo era una gravissima malattia, e osservato che si manifesta in gradi diversi, se ne deduce “brillantemente” che anche un solo segno è una “prova provata” di appartenenza allo spettro autistico.

Perché, sia chiaro, la sola idea che vi possa essere, come di fatto è, uno spettro tipico è intollerabile.

La sola idea che vi possano essere forme patologiche di condizione definita neurotipica è intollerabile.

La sola idea che lungo il continuum, cioè lungo l’ipotetica gradazione ordinata delle possibili organizzazioni neurologiche della specie umana vi possa essere una categoria a parte, tra quella tipica e quella autistica, con caratteristiche precise e definite a sé stanti, è intollerabile.

Quindi si è “brillantemente” deciso che: gli psicotici non hanno niente in comune con i neurotipici, la popolazione con condizione mista NON esiste infatti non ha nemmeno un nome, lo “spettro” (parola non scelta a caso …) indica il grado e il livello di una malattia e tutto ciò che ha un minimo di tratti riconducibile all’autismo è autismo.

Non basta. C’è altro che va aggiunto al calcolo: una non trascurabile “fetta” di persone in condizione neurologica compromessa al punto tale da comportarsi più o meno come gli autistici in condizione severa, nel dubbio, viene anche quella inserita nel calderone. Abbiamo quindi, di fatto, diagnosi di autismo fatte su persone il cui cervello a base di organizzazione tipica ha subito cambiamenti tali da determinare un “comportamento autistico severo” … ovviamente QUINDI sono autistici!

Trovo curioso come funzioni la faccenda del cambiamento nella percezione della cultura dominante.

La regola è più o meno questa: a prescindere dal motivo, se qualcuno cambia entra in una nuova categoria o resta perennemente nella precedente a seconda di quanto la nuova collocazione ne assicuri uno status di inferiorità rispetto alla popolazione o cultura dominante.

Ad esempio: l’embrione tipico che subisce un cambiamento durante la genesi è un pessimo rappresentante della popolazione dominante neurotipici, quindi è autistico. Il bambino che ha un patrimonio genetico con tracce di etnia afro è un pessimo rappresentante della popolazione dominante “bianchi”, quindi è nero, anzi, è negro (dispregiativo). Una persona che cambia il suo corpo e cambia persino il nome legalmente è un pessimo rappresentate della popolazione dominante eterosessuale, quindi resta frocio. E così via … il criterio è mantenere intatto e immacolato il gruppo socialmente al potere.

Quindi non sono i maschi afghani che vanno educati, ma le tentatrici femmine che vanno coperte in modo che la loro grama condizione di essere femmina non inneschi poi la reazione di cui la natura femminile stessa è responsabile: subire violenza e abuso.

Non sono i bulli che vanno formati e puniti, ma è l’autismo che per sua caratteristica espone a rischio di violenza sessuale, abuso, bullismo.

Non erano gli schiavisti ad essere violenti, ma la natura stessa delle popolazioni di etnia afro, che, per loro natura, quando invadevi il loro territorio ti mangiavano e quindi poi l’unico modo per convincerli a lavorare nel tuo era attraverso la violenza e i soprusi.

Chiariti questi parametri torniamo al nostro ragionamento sull’emergenza metastasi. E’ successa una cosa sconvolgente durante questi safari per scovare gli autistici. E’ successo che qualcuno si è reso conto che intere parti della popolazione di malati sfuggivano al setaccio! Ohibò … che dramma!

Si calcola che la proporzione inversa tra maschi e femmine sia quella reale! Si nascondono tra le maglie della popolazione sana orde di autistiche sotto mentite spoglie! Curioso che tutte queste persone malate e ritardate mentali riescano passare per neurotipiche, ma le donne, si sa, ne conoscono una più del diavolo! Piuttosto c’è una verità taciuta ancora più preoccupante … pare che per ogni autistico diagnosticato, specialmente se nella forma “lieve-lievissima-quasitipica” ve ne sia almeno un altro per ogni due generazioni dei due rami distinti di ascendenti!!! SSShhhhhhhh!!!!

Anatema! Chiunque rivelerà questo segreto segretissimo verrà emarginato e messo a tacere tramite sentenza di morte sociale ed esclusione di potere comunicativo mediatico.

E chiaramente la condanna sarà estesa anche chi oserà insinuare che le stesse drammatiche proporzioni tra popolazione sana e malata erano già presenti in tutta la popolazione nata prima del 1980! Capite bene che molti degli eminenti rappresentanti su cui la società dominante ha investito no possono rivelarsi malati! Questa verità va taciuta. Medici, professori, ingegneri, architetti, insegnanti, psicologi, chirurghi, astronauti, fisici, zoologi, ricercatori, scienziati, artisti, artigiani, persone di fiducia a cui è affidata la pulizia della casa, della scale, il lavaggio degli abiti, la preparazione del cibo … gente con cui si condividono ignare cene, riunioni, assemblee, gente che prende decisioni … mogli, mariti, GENITORI! … deve essere taciuto che sono autistici. Se venisse fuori che era autistico il noto nonno o padre di qualcuno che è al potere proprio grazie a quella parentela crollerebbero interi sistemi di potere.

La santa donna della madre o nonna di qualcuno non andava a uomini non per scelta morale ma per rigidità autistica? Impensabile! Era sacrificio e scelta morale!

La supermodella idolo di masse e musa ispiratrice di desideri ardenti una malata mentale? Nemmeno a parlarne!!

E siamo finalmente al ragionamento sul concetto di epidemia autismo.

Se l’autismo, tutto, è malattia e se va taciuto che prima della corsa alla medicalizzazione le persone autistiche erano parte integrante del tessuto sociale umano, il calcolo dell’autismo nell’arco del presente risulta una vera e propria esplosione.

La quantità di diagnosi è ricerca di metastasi.

Le diagnosi e le valutazioni infatti non sono fatte con lo scopo di indagare sull’uomo o con lo scopo di orientare i percorsi terapeutici per i soggetti in condizione compromessa su modelli sani, no. Si tratta di una caccia alla metastasi!

Una volta individuata poi verrà trattata “adeguatamente”.

La domanda è solo una, a questo punto: in un mondo che va a rotoli, in cui persino chi fa il pane si trova a chiudere bottega chi ci guadagna nell’Affaire Autismo?

Campagne per la diagnosi a tappeto che allarga i parametri clinici includendo la popolazione con solo pochi tratti, terapie costosissime a carico di privati che arrivano ad accollarsi mutui, prescrizioni di farmaci senza criterio, allarme alto che spinge famiglie a correre ai ripari e tentare l’impossibile …

E chi non riesce a rientrare davvero tra “gli aventi bisogno” di questo approccio che fine fa?

Per sapere cosa succede dopo l’individuazione della metastasi leggete di seguito.

Dare un nome alla diversità da sempre nota è per tutti coloro che ne hanno esperienza un momento determinante, di salvezza. Il momento anche della rinascita, più per le donne che per ragazzi e uomini. La risposta sociale invece è dura e cattiva. Uno schiaffo in faccia.

Ritrovarsi e capire, fare pace con se stessi e potersi finalmente identificare.

Laddove prima c’era il deserto improvvisamente c’è un’ondata di informazioni che frastorna, ed è come uscire da una stanza in penombra, in cui eravamo irraggiungibili, e trovarsi a camminare sotto al pioggia, di notte, nel centro affollato di una moderna metropoli.

Mi sono fermata a lungo ad osservare, dopo aver inutilmente parlato anche io, urlato, spiegato, scritto. Mi sono fermata. Tanto era inutile, non c’era ascolto per me. Per nessuno di noi, a meno che non si chieda scusa di esistere.

Ed è stato allora che mi sono accorta che sì, il mondo percepisce l’autismo, tutto , come una colpa ma colpa ancora più grave è quella di esserne orgogliosi, di non vivere scusandosi e “tentando di rimediare”.

Vale la pena esporsi per questa lotta per i diritti umani? Essere attaccati, derisi, offesi, oltraggiati, insultati, accerchiati ….

Vale la pena sempre battersi per i diritti umani, bisogna però sapere qual è il prezzo da pagare. Il prezzo per l’esposizione non è solo sociale, c’è un prezzo legale da pagare ma nessuno, mai, ne parla.

Le persone autistiche tutte, il disabile come il sano, il problematico come il professionista competente non sono ammesse in quasi tutto il mondo occidentale. Gli USA non la rifiutano apertamente ma rendono quasi impossibile accedere al sistema sanitario e avere una polizza assicurativa.

Canada, Australia e Nuova Zelanda rifiutano il visto a chi ha la diagnosi. Vengono prese in considerazione alcune domande di adulti che però dovranno sottoporsi a molti controlli medici per dimostrare di non gravare sulla collettività, i bambini sono a priori considerati un peso.

I bambini considerati un peso … segno indiscutibile di un errore nel sistema sociale. Sempre.

Rigorosamente non se ne parla.

Qualche debole traccia in forum isolati di genitori disperati.

Tutto qui?

No, non è poco, dato che siamo considerati esseri umani di serie B non ammessi a vivere in mezzo pianeta, dato che anche dopo anni di lavoro, matrimonio, famiglia, anche dopo aver allevato i figli in modo impeccabile un foglio di carta può decidere che non si è grado di farlo. La facciamo, lo abbiamo già fatto, ma il foglio dice il contrario. Non finisce qui.

Avere una diagnosi significa potenzialmente perdere il lavoro, o essere inserito in circuiti di lavoro “particolari”. Bertil Petterson, responsabile regionale dell’Associazione Autismo della Svezia denuncia lo scandalo delle patenti diverse. In Svezia se sei autistico, Asperger, devi dimostrare a cadenza regolare di non essere pericoloso alla guida, inoltre racconta di un uomo che dopo 27 anni di servizio nella conduzione dei treni, viene rimosso perché ritenuto pericoloso o non affidabile, dopo una diagnosi di Asperger che l’uomo aveva avuto a seguito di una richiesta di valutazione solo per scopi conoscitivi individuali.

Dopo ventisette anni di lavoro eccellente un pezzo di carta cambia la percezione della competenza professionale anche se il curriculum è immacolato.

La carta contro i fatti.

Danimarca, Olanda, Francia e forse Belgio organizzano ghetti e scuole speciali. La Scandinavia ha programmi perfetti per l’autismo severo ma tutti gli autistici sani sono forzati a scegliere una delle uniche due vie possibili: la normalizzazione o l’handicap.

A Roma se un bambino merita di diritto l’accesso ad una scuola perde questo diritto se ha una diagnosi di autismo di qualsiasi tipo. A Roma le scuole hanno diritto di non accettare i bambini con diagnosi. In Uk forse lo scenario peggiore, la prima madre a cui viene messa in discussione la competenza genitoriale per presunta anaffettività è una donna Asperger scozzese, i diritti sono solo sulla carta, il bullismo è senza protezione reale alcuna.

E che succede, nel mondo, quando un genitore ha una diagnosi e c’è una battaglia legale per l’affidamento dei figli minori?

Provate ad indovinare …

A cura della dott.ssa Luisa Di Biagio