Il Disturbo di Panico nell’Infanzia

disturbo di panico

Il Disturbo di Panico non viene diagnosticato unicamente nell’ambito della psicopatologia dell’età adulta, ma è possibile riscontrarlo frequentemente anche tra i bambini e gli adolescenti. La presenza di questo disturbo ansioso in età infantile risulta essere meno rilevante, se la confrontiamo con quella in fase adolescenziale, che risulta inoltre essere il periodo in cui è maggiore il rischio di esordio (Moreau e Weissman, 1992; Ollendick et al., 1994).

Diversi bambini vengono condotti all’osservazione medica e psicologica per una sintomatologia somatica da attacchi di panico non riconosciuti come tali. Oltre a ciò, molti pazienti adulti con diagnosi di Disturbo di Panico, riportano come la comparsa dei primi sintomi sia avvenuta proprio in età infantile o nell’età adolescenziale.

Il primo lavoro in cui è comparsa la descrizione di attacchi di panico in età evolutiva risale al 1984, quando Van Winter e Stickler esposero il caso di un bambino di 12 anni con una storia di attacchi di panico di circa 4 anni, la cui famiglia soffriva di questa patologia da 4 generazioni. Inoltre Vitiello et al. (1987) hanno riportato due casi di Disturbo di Panico in bambini, diagnosticati con l’utilizzo di interviste psichiatriche standardizzate, il cui esordio precedeva addirittura i 5 anni di età, anche in questi casi il disturbo era presente nella famiglia nelle tre generazioni precedenti.

La minor prevalenza del Disturbo di Panico nell’infanzia rispetto all’età adulta si spiega sia riferendosi a fattori di sviluppo specifici di questo periodo della vita, che ad una sottostima della prevalenza stessa: le caratteristiche tipiche dello sviluppo delle abilità cognitive potrebbero incidere sul processo di pensiero, in particolare sulla tendenza alla “catastrofizzazione” dei sintomi somatici, tipica dei contenuti cognitivi dell’adulto che soffre di panico, e tra i fattori ritenuti significativi nella “interpretazione” erronea dei sintomi somatici. Oltre a ciò l’assenza delle modificazioni ormonali nel bambino, che sono invece presenti nella pubertà e correlate con l’esordio del panico, potrebbe al contrario svolgere nel bambino un ruolo protettivo sull’esordio del disturbo.

Attacchi di panico

Ballenger e colleghi (1989) hanno invece attribuito la scarsa prevalenza del disturbo ad una sottostima dello stesso, legata al fatto che spesso non è agevole distinguere i comportamenti di evitamento in relazione alla dipendenza e al bisogno di protezione tipici dell’età infantile, e per via della mancanza di una significativa esposizione a situazioni ambientali panicogeniche.

Tale sottostima può inoltre dipendere da una maggiore e naturale tendenza da parte dei bambini, rispetto agli adulti, ad enfatizzare e riportare la sintomatologia somatica piuttosto che i sintomi cognitivi, i pensieri ansiosi e fobici.

Una corretta ad appropriata diagnosi del Disturbo di Panico in età evolutiva assume senz’altro una particolare significatività, se consideriamo la sua possibile evoluzione nel tempo in “pattern” comportamentali di evitamento e il loro incidere sui sentimenti di benessere ed autostima. Inoltre va considerato che tale tipo di disturbi tendono alla cronicizzazione, con conseguenti danni a livello esistenziale.
Il Disturbo di Panico in età evolutiva inoltre, così come gli altri disturbi ansiosi, interferisce significativamente sulle relazioni sociali ed amicali, sul rendimento scolastico e più in generale, sul normale processo di sviluppo e maturazione.

Per quanto riguarda le manifestazioni cliniche del disturbo nell’età pediatrica, riscontriamo come queste siano prevalentemente fisiologiche, anche se è possibile che alcuni bambini ed adolescenti manifestino i sintomi cognitivi e i contenuti del pensiero tipici del disturbo in età adulta: il complesso di tali manifestazioni va quindi indagato in una prospettiva evolutiva, ovvero tenendo conto dello sviluppo delle abilità cognitive del bambino e valutando la qualità del vissuto emozionale nel bambino che prova panico, anziché ricercare nel bambino l’espressione della sintomatologia del disturbo così come la osserviamo in età adulta.

Anche nei bambini la manifestazione clinica centrale del Disturbo di Panico è rappresentata dagli attacchi di panico spontanei, in questo chiaramente il disturbo non differisce sostanzialmente da quello osservabile nell’adulto.
Come più volte sottolineato fin qui, i sintomi fisici nel bambino sono più frequenti rispetto ai sintomi cognitivi, questi ultimi tuttavia possono anche essere presenti ed esprimere soprattutto la paura di morire e la paura di perdere il controllo.

Anche nel bambino l’attacco di panico consiste nella comparsa improvvisa di una emozione di paura, fino al terrore, accompagnata da un crescendo di sintomi fisici e cognitivi che raggiungono il picco nell’arco di pochi minuti, con una sintomatologia post-critica caratterizzata da astenia, capogiri e sensazione di testa confusa.

Generalmente gli attacchi di panico si presentano in maniera inattesa, sono spontanei e imprevedibili, e nel corso del disturbo possono presentarsi scatenati da contesti situazionali o da luoghi particolari, nel caso in cui il panico si accompagni all’Agorafobia.

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La frequenza con cui si manifestano gli attacchi di panico varia da soggetto a soggetto, potendo essere un fenomeno sporadico oppure pluriquotidiano. Anche nel bambino l’attacco di panico viene vissuto con un’intensa sensazione di angoscia, per lui difficilmente esprimibile a parole ma veicolata a livello non verbale tramite il pianto e la ricerca angosciosa di uno dei genitori: per questo è importante richiedere una descrizione accurata delle sensazioni fisiche e psichiche esperite dal bambino durante l’episodio acuto di malessere.

Il ripetuto verificarsi degli attacchi di panico comporta il più delle volte lo sviluppo dell’ansia anticipatoria, che nel bambino si manifesta con la paura di avere il panico, una significativa ansia da separazione, la presenza di apprensione e di tensione psichica oltre ai sintomi fisici di attivazione neurovegetativa. Talvolta anche il verificarsi di un singolo attacco di panico è in grado di innescare e sostenere un’intensa ansia anticipatoria di lunga durata.

La ricorrenza degli attacchi di panico comporta inoltre lo sviluppo di comportamenti di evitamento, che spesso nel bambino risultano essere l’unico elemento osservabile del disturbo.
I comportamenti di evitamento fobico di situazioni o luoghi in cui il bambino potrebbe avere un attacco di panico e non trovare aiuto o non poter scappare, tendono a manifestarsi in maniera preponderante verso la scuola e verso luoghi al di fuori dell’ambiente domestico ed è presente in loro la necessità di un compagno o del genitore se si trovano lontani da casa.

A tal proposito, è importante sottolineare che i comportamenti di evitamento nei bambini sono spesso difficili da riconoscere poiché i bambini sono generalmente protetti e dipendenti dall’adulto, quindi è possibile che la vulnerabilità al panico non venga ad essere scatenata dall’esposizione alle situazioni fobiche. L’importanza di una corretta diagnosi del disturbo ansioso e di panico nel bambino assume rilevanza anche per il fatto che l’evoluzione frequente di questi disturbi è costituita dallo sviluppo di un vero e proprio quadro di fobia scolare, con notevoli conseguenze sullo sviluppo relazionale, cognitivo ed affettivo del bambino.


Riferimenti Bibligrafici

Ballenger J.C., Carek D.J. et al. Three cases of panic disorder with agoraphobia in children. American Journal of Psychiatry (1989) 146, 922-924.
Moreau D., Weissman M.M. Panic Disorder in children and adolescents: a review. American Journal of Psychiatry (1992) 149(10), 1306-14.
Ollendick T.H., Mattis S.G., King N.J. Panic in children and adolescents: a review. J Child Psychol Psychiatry (1994) 35(1), 113-34.
Van Winter J.T., Stickler G.B. Panic attack syndrome. J Pediatr (1984) 105, 661-665.
Vitiello B., Behar D. et al. Panic disorder in prepuberal children. American Journal of Psychiatry (1987) 144, 525-526.

A cura della Dott.ssa Eugenia Ferrovecchio