ALIMENTAZIONE NELLA TERZA ETÀ, PROBLEMATICHE E STRATEGIE DI INTERVENTO

A cura di: Valeria Melloni

INTRODUZIONE

L’aumento dell’età media, e dunque anche della popolazione che vive la fase della cosiddetta terza età, nei decenni più recenti è andato in parallelo all’incremento di problematiche di salute, in particolar modo di patologie croniche. Contemporaneamente, si è sviluppata una marcata sensibilità alla considerazione della qualità della vita, e alla necessità, oltre che al piacere, di mantenere uno stile di vita sano e attivo. Questo aspetto è coerente alla definizione di salute dell’OMS, secondo la quale la salute è una condizione di completo benessere fisico, mentale e sociale e non esclusivamente l’assenza di malattia o infermità.

È dunque necessaria una riflessione su come intervenire in una popolazione sempre più anziana, cercando di mantenere uno stato di salute soddisfacente. Se da un lato non si può prescindere da un certo grado di medicalizzazione e di utilizzo di farmaci, irrinunciabili in taluni casi in cui rappresentano vere e proprie soluzioni salvavita, dall’altro, l’attuale interesse alla prevenzione, ai corretti stili di vita, alla sostenibilità delle misure terapeutiche, fa della nutrizione una fondamentale strategia di intervento.

1. NUTRIZIONE NELLA TERZA ETÀ, CRITICITÀ E POSSIBILITÀ

La nutrizione nella persona matura rappresenta spesso un elemento critico nel mantenimento di una soddisfacente condizione di salute. L’obiettivo non è più il solo introito di nutrienti necessario alle normali attività metaboliche, ma anche il soddisfacimento di necessità che cambiano con l’avanzare delle età, in un’ottica di rallentamento del progredire di stati patologici, della loro prevenzione dove possibile e del mantenimento di uno stato funzionale adeguato.

Diversi aspetti contribuiscono a creare una alimentazione non sufficiente per le necessità. Tra questi, occupano un ruolo determinante diversi fattori economici e culturali; l’anziano spesso, infatti, conserva il retaggio di abitudini non corrette, protrattesi negli anni e consolidatesi per mancanza di informazione. A questo, si uniscono difficoltà economiche o logistiche, che portano ad acquistare gli alimenti più favorevoli per costo e facilità di reperibilità, a discapito della valutazione delle proprietà dell’alimento stesso. Infine, si ricorda come molti anziani abitino da soli, situazione che spesso demotiva rispetto all’abitudine di cucinare pasti completi (Giacomello et al., 2021).

Alle problematiche socio-economiche, si affiancano difficoltà fisiologiche legate al naturale invecchiamento; ad esempio, la masticazione e la digestione possono diventare complicate, rendendo la persona meno invogliata all’assunzione di pasti regolari, così come alterazioni di gusto ed olfatto rendono i pasti meno gradevoli e stimolanti.

Alla luce di questi fattori, si spiega come nella popolazione anziana sia rappresentata in grande misura la malnutrizione energetico-proteica. Si stima che la prevalenza della malnutrizione proteico-energetica sia tra il 10% ed il 20% nell’anziano non ospedalizzato, e tra il 20% ed il 30% nell’anziano ospedalizzato (Volpato, 2024).

1.3 Alimentazione nella terza età: come intervenire

Le Linee Guida Nazionali per una corretta alimentazione riportano le indicazioni principali per una adeguata nutrizione e per indirizzare, quindi, delle linee di intervento.

Principalmente, va ricordato come, se l’anziano è attivo, i fabbisogni rimangano sovrapponibili a quelli dell’adulto, sfatando la convinzione, spesso radicata, che l’anziano debba necessariamente nutrirsi in modo più frugale. In particolare, per quanto riguarda l’intake proteico, è auspicabile un intoito lievemente superiore a quanto mantenuto lungo il corso della vita, passando da una media di 0.9g/kg di peso corporeo a circa 1,1-1.2g/kg di peso corporeo. (Società Italiana di Nutrizione, 2014).

L’alimentazione dell’anziano risulta spesso carente di vitamine, macroelementi e microelementi. Questo problema è spesso dovuto ad una ridotta capacità di assimilazione per la naturale perdita di trofismo delle mucose e per eventi patologici o chirurgici, ad esempio l’assunzione di farmaci che interferiscono con l’assorbimento di nutrienti o resezioni che diminuiscono la superficie di assorbimento. Accanto a questi fenomeni, si inserisce la frequente tendenza dell’anziano ad una dieta poco variata, anche in ragione di problemi masticatori o digestivi, che portano ad una assunzione ripetuta delle stesse pietanze.

Spesso, i piatti preferiti dagli anziani sono prodotti già pronti o di rapida preparazione, come salumi e formaggi, ma si tratta anche di alimenti più ricchi in sale e lipidi e scarsi in micronutrienti. Per questi motivi, è auspicabile che le figure a contatto con gli anziani, come professionisti sanitari, o caregivers, possano essere formati in materia di nutrizione e favorire una assunzione di alimenti varia e completa, anche tramite strategie di counseling, che indirizzino le persone di terza età verso una alimentazione che sia, seppur semplice nella preparazione, dotata di buona palatabilità e completa nell’apporto nutrizionale.

Si ricorda anche come nella fascia di età più avanzata, anche l’idratazione rappresenti un elemento critico. Il senso della sete nell’anziano è generalmente ridotto, questo espone questa popolazione ad un rischio elevato di disidratazione per carente apporto (Volkert, 2022). L’assunzione di acqua deve essere pertanto favorita, in considerazione anche delle Linee Guida per una sana alimentazione, che indicano un apporto di 2000 mL come adeguato per questa fascia di età, con strategie che devono essere adattate alle singole necessità della persona. Al contempo, è opportuno minimizzare l’assunzione di bevande zuccherate, succhi di frutta ed alcolici, per la ridotta tolleranza glucidica dell’anziano e la minore capacità di metabolizzare l’alcol etilico, oltre all’aumentato rischio di interazione con terapie farmacologiche.

2. SARCOPENIA ED OBESITÀ SARCOPENICA NELLA TERZA ETÀ

La sarcopenia è un fisiologico processo di perdita della massa muscolare, che si verifica naturalmente a partire dalla quinta decade di vita. È un fenomeno non patologico, che si manifesta in modo ubiquitario nella popolazione, ed è di particolare rilievo nell’anziano, in quanto può comportare una perdita di funzionalità a vari livelli. La sarcopenia infatti si può associare a dimuzione di forza nella presa, difficoltà ad alzarsi da una sedia, rallentamento ed instabilità nella marcia. Queste implicazioni sull’attività fisica possono avere conseguenze cliniche, come ad esempio un aumentato rischio di fratture, una riduzione dell’autonomia ed in generale un peggioramento della fragilità nell’anziano ed un aumentato rischio di morbilità e mortalità.

Sebbene la sarcopenia sia una situazione assolutamente fisiologica, legata al normale declino fisico nell’invecchiamento, vi sono tuttavia alcuni fattori modificabili che possono rendere più veloce il processo, quali ad esempio fumo, diabete, farmaci, indice di massa corporea (Ganapathy et al., 2020).

Nell’anziano, il fenomeno può essere reso più critico dal mascheramento, dovuto ad un peso corporeo apparentemente normale; in queste persone, la non magrezza, porta a non sospettare la presenza di carenze nella massa corporea della persona, in modo tale che la situazione di fondo non viene accertata o diagnosticata; si parla in questo caso di obesità sarcopenica, perché l’individuo, a fronte di un peso nei limiti, ha in realtà una prevalenza di massa grassa sulla massa magra (Bilski et al., 2022).

I fattori che possono portare ad un rallentamento della progressione della sarcopenia sono l’esercizio fisico, in special modo se svolto contro resistenza, ed una corretta nutrizione. Su questo ultimo punto, esistono diversi studi e revisioni, che hanno indagato il ruolo di macronutrienti e micronutrienti sull’evoluzione della sarcopenia. I macronutrienti principalmente coinvolti nella sintesi muscolare sono le proteine, e sul ruolo di queste si sono concentrate diverse ricerche.

2.1 La sarcopenia nella ricerca: alcune evidenze

Ad esempio, lo studio clinico randomizzato di Kang (2019), ha previsto la somministrazione a 120 anziani di 30 grammi al giorno proteine isolate del siero di latte, assieme ad esercizio fisico programmato, rispetto ad un gruppo di controllo, che ha seguito il programma di allenamento unitamente ad una dieta priva di integrazione proteica. Il risultato è stato un aumento della forza, una maggiore velocità dell’andatura ed un minore tempo nell’esercizio di alzata dalla sedia.

Risultati promettenti sono stati ottenuti anche da combinazione di 10 grammi di proteine del siero di latte e 800 UI di Vitamina D (Yamada et al., 2019), e dalla assunzione di una miscela di leucina ed amminoacidi ramificati, che riduce il calo della massa muscolare, promuovendo la sintesi proteica (Xu et al., 2015).

In parallelo, diversi studi hanno indagato l’impatto dell’assunzione di antiossidanti sul processo sarcopenico. È noto come la generazione di Specie Radicaliche dell’Ossigeno (ROS) possa essere implicata nei processi di perdita di massa e atrofia muscolare, e si associ al fenomeno di infiammazione sistemica di basso grado che accompagna la sarcopenia (Meng, 2010). Tra i vari studi, diversi hanno studiato l’impatto della Vitamina C e della vitamina E, note per il loro ruolo di scavenger e di antiossidante, con risultati promettenti ma ancora da consolidare.

Ad esempio lo studio InCHIANTI ha dimostrato che l’assunzione giornaliera di vitamina C con la dieta era significativamente associata sia alla forza di estensione del ginocchio che alla prestazione fisica complessiva (in base alla velocità di camminata: un test sulla sedia e un test di equilibrio), mentre un altro ampio studio che ha coinvolto 1.433 soggetti (658 uomini e 775 donne) di età superiore ai 60 anni non ha riscontrato alcuna associazione tra vitamina C e sarcopenia (Ter Borg et al., 2016).

Circa la Vitamina E, si ottengono analogamente risultati contrastanti. Lo studio Sarcopenia di Maastricht ha evidenziato come negli anziani sarcopenici vi fosse un apporto non adeguato di Tocoferoli (Balboa Castillo et al., 2018), mentre uno studio longitudinale condotto in Spagna su 1643 anziani non ha riscontrato alcuna associazione significativa tra l’assunzione alimentare di vitamina E e la perdità di massa muscolare (Smith et al., 2015).

In generale, in considerazione dei noti effetti protettivi su membrane e sistemi biologici, e dei risultati comunque favorevoli ottenuti da diversi studi, l’assunzione di alimenti ricchi di tali vitamine è da incoraggiare nella popolazione generale ed in quella anziana, che è più esposta a fenomeni di deterioramento e di infiammazione.

In considerazione della associazione tra sarcopenia ed infiammazione, un’altra classe di nutrienti presa in esame è stata quella rappresentata dagli omega 3. Noti per la loro azione infiammatoria, sono stati oggetti di diversi studi, per il possibile ruole favorevole sulla biosintesi muscolare; vari protocolli hanno previsto integrazioni di acidi grassi omega 3 contro placebo nei gruppi di controllo, ottenendo come risultato l’alimento della massa muscolare e di indicatori della forza, come la presa della mano. (14).

Per riassumere, si potrebbe osservare come i risultati degli studi citati, sia relativi ad antiossidanti, sia relativi ad omega 3, suggeriscano come la Dieta Mediterranea, ricca dei citati nutrienti, possa rappresentare una strategia utile nell’anziano sarcopenico, confermando il valore, noto da anni in letteratura, di questo approccio alimentare.

CONCLUSIONI

La dieta nell’anziano rischia di non essere completa ed adeguata alle necessità di questa fascia di popolazione. Un apporto non sufficiente o sbilanciato di nutrienti può compromettere diverse funzionalità, accentuando lo stato di fragilità che naturalmente si instaura nelle ultime decadi della vita.

Diversi studi e Linee Guida confermano come la nutrizione nella terza età non debba essere carente di nutrienti come proteine, vitamine, acidi grassi polinsaturi. Gli anziani devono essere pertanto adeguatamente informati, e sostenuti, mediante il consiglio ed il suggerimento di preparazioni rapide, semplici, ma complete nella composizione di macronutrienti e micronutrienti.

BIBLIOGRAFIA

  1. Giacomello E.et al, Nutrition, Diet and He lthy Aging, Nutrients, 2021
  2. Volpato S. La malnutrizione nel paziente anziano, 2024, www.unife.it
  3. IV Revisione dei Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione italiana (LARN), Società Italiana di Nutrizione, 2014
  4. Volkert D. Et al., ESPEN practical guideline: Clinical nutrition and hydration in geriatrics, 2022
  5. Ganapathy A. Et al., Nutrition and Sarcopenia-What do we kow?, Nutrients, 2020
  6. Bilski et al., Multifactorial Mechanism of Sarcopenia and Sarcopenic Obesity. Role of Physical Exercise, Microbiota and Myokines, Cells, 2022
  7. Kang et al., Effects of whey protein nutritional supplement on muscle function among community-dwelling frail older people: A multicenter study in China., Arch. Gerontol. Geriatric, 2019
  8. Yamada et al., Effetto sinergico dell’esercizio di resistenza a peso corporeo e dell’integrazione proteica sul muscolo scheletrico negli anziani sarcopenici o dinapenici, Geriatric and Gerontology, 2019
  9. Xu Z. Et al., The effectiveness of leucine on muscle protein synthesis, lean body mass and leg lean mass accretion in older people: A systematic review and meta- analysis. British Journal of Nutrition, 2015
  10. Meng S. et al., Oxidative stress, molecular inflammation and sarcopenia,International Journal of Science, 2010
  11. Ter Borg S. et al., Differences in nutrient intake and biochemical nutrient status between sarcopenic and nonsarcopenic older adults—Results from the Maastricht Sarcopenia Study.J. Am. Med. Dir. Assoc, 2016
  12. Balboa Castillo T. et al., Low vitamin intake is associated with risk of frailty in older adults, Age Ageing, 2018
  13. Smith G. I.et al., Fish oil–derived n? 3 PUFA therapy increases muscle mass and function in healthy older adults,American Journal of Clinical Nutrition, 2015