Alla scoperta del mondo segreto del neonato: il pianto

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Il pianto, rappresenta per il neonato, uno dei pochi strumenti che egli ha a disposizione per comunicare con il mondo esterno.

Piangere, insomma, è l’unica parola il neonato conosce, per comunicare i propri bisogni, desideri, emozioni.

Per quale ragione un neonato può piangere?

  • Per sviluppare la voce
  • Per rispondere a stimoli interni dell’organismo
  • Per chiedere aiuto
  • Perché ha bisogno di esprimersi
  • Perché deve sentire di avere una propria voce

 Come l’adulto può aiutare il bambino che piange?

  • Innanzitutto è necessario fermarsi ed osservare il bambino
  • Essere empatici, provando a sentire ciò che il bambino sente
  • Osservare cosa sta facendo, come si muove
  • Cercare di discriminare tra i diversi tipi di pianto che emette, cercando di comprendere cosa ci sta chiedendo
  • Definire quale sia il problema o lo scopo di quell’espressione

Il pianto non va mai ignorato, poiché come già detto rappresenta sempre l’espressione di qualcosa.

Nei primi sei mesi, il pianto è l’unica modalità conosciuta per esprimere: fame, sete, sonno, dolore, fastidio, stanchezza.

Intorno ai nove mesi, il pianto è spesso associato alla paura dell’abbandono o alla presenza di adulti estranei, come espressione di disagio, fisico o emotivo.

I genitori spesso vivono il pianto del neonato come una forte fonte di preoccupazione, ansia, angoscia.

Talvolta temono di non saper riconoscere le esigenze espresse dal bambino e sentono la necessità di rispondere tempestivamente al pianto del proprio figlio, sentendosi inadeguati quando non riescono a consolarlo.

Tuttavia è importante sottolineare che essere dei buoni genitori, non significa assecondare sempre continuamente ogni richiesta del bambino e fare tutto e subito. Anzi, tale atteggiamento, genererà la convinzione nel bambino di onnipotenza, e quindi che per ottenere una cosa, gli è necessario chiederla.

Altrettanto negativo è non assecondare i bisogni del bambino, non rispondere alle sue richieste, negargliele o dargli cose diverse da quella di cui ha bisogno, lasciarlo piangere insistentemente senza considerarlo.

Un buon genitore, impara a sintonizzarsi con il proprio bambino e a riconoscere le sue esigenze, riuscendo a rispondere alle sue richieste, ma senza fretta e senza ansie.

È infatti davvero molto importante creare uno spazio di attesa tra le richieste del bambino e la soddisfazione delle stesse, un breve tempo necessario, per insegnargli l’importanza dell’attesa, della pausa, della sospensione.

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