Conoscersi per vincere: la zona di funzionamento ottimale

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Per affrontare al meglio una prestazione sportiva, è fondamentale che l’atleta, riesca a gestire in modo funzionale le proprie emozioni ed impari a riconoscere la propria zona di funzionamento ottimale.

Cosa si intende per zona di funzionamento ottimale?

Ogni atleta possiede una propria zona ottimale di attivazione emotiva, intesa come il grado e l’intensità con cui viene vissuta una determinata emozione, affinché essa risulti funzionale per consentirgli di realizzare prestazioni ottimali.

Alla base di tale assunto vi è il “Modello delle Zone Individuali di Funzionamento Ottimale” (Modello IZOF) proposto da Hanin (1995).

La zona di funzionamento ottimale, dipende delle caratteristiche individuali dell’atleta, dalla disciplina praticata e del tipo di gara o competizione.

Essa è finalizzata al raggiungimento della prestazione più elevata che sia possibile realizzare per l’atleta.

Il modello delle Zone Individuali di Funzionamento Ottimale, ha lo scopo di descrivere, prevedere, spiegare e controllare le esperienze, ottimali e disfunzionali, dell’atleta in relazione alla performance individuale.

Per stabilire il grado ottimale di attivazione vanno esaminate le caratteristiche sia del compito che dell’individuo.

Ciascun atleta, dovrebbe quindi, lavorare insieme ad un esperto per individuare il proprio livello ottimale di attivazione psicofisiologica, imparando a monitorare tale livello di attivazione, fino a farlo divenire ottimale per il compimento di una prestazione ideale.

L’atleta entrerebbe nella sua zona di funzionamento ottimale, solo dopo aver raggiunto la piena consapevolezza di essere in forma fisica e psichica.

Livelli troppo elevati di attivazione potrebbero causare tensione elevata, ansia, incremento di pensieri negativi, mentre livelli di attivazione troppo bassi potrebbero invece generare stanchezza, noia, disinteresse.

L’esecuzione migliore, sembrerebbe realizzarsi ad un livello intermedio di attivazione psicofisiologica.

Per l’esperto di Psicologia dello Sport, risulterebbe fondamentale conoscere l’atleta e la sua zona di funzionamento ottimale, prima di poter predisporre un programma individualizzato di gestione e controllo delle emozioni e dei livelli di attivazione fisiologica, volto all’incremento delle sue capacità di riuscita.

Attraverso il modello delle Zone Individuali di Funzionamento Ottimale, è stato possibile comprendere la relazione ottimale tra le emozioni vissute degli atleti e le loro prestazioni, permettendo di valutare quali emozioni caratterizzino le prestazioni migliori e peggiori, la loro intensità e di prevedere quale effetto producono sulla prestazione sportiva le emozioni provate dall’atleta prima, durante e dopo la competizione, riuscendo così a prevedere il successo o l’insuccesso di una gara, per promuovere una performance quanto più eccellente possibile.

Vedi anche: Emozioni: cosa sono e a cosa servono