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CRIMINOLOGIA: DALL’ODORE INDIVIDUALE ALL’ODORE DEI REATI

Da cosa scaturisce l’odore individuale? E cosa lo rende assolutamente peculiare ed utilizzabile per eventuali riconoscimenti, identificazioni ed anche diagnosi?

Si dà il nome di volaboloma all’insieme di sostanze olfattive secrete dal corpo umano, rilasciate cioè dalla pelle, dalle mucose, dalle ghiandole, dallo stomaco, dai genitali, dai polmoni ed anche dal cervello, poiché l’attivazione encefalica produce un cambiamento nelle sostanze olfattive espirate.

Il volaboloma è formato da composti sia biotici che abiotici (questi ultimi sono semplicemente le sostanze chimiche con cui veniamo in contatto). I composti biotici possono essere corpuscolati (capelli e cellule epiteliali) o volatili (residui della sudorazione, della respirazione, urinari); i composti biotici volatili sono costituiti da molecole dotate di piccole dimensioni e presenti in concentrazioni ridotte che ricadono nella categoria dei VOC – acronimo che sta per Volatile Organic Compounds –, ovvero dei composti organici volatili (molecole che possono essere anche molto diverse tra loro per composizione e conseguente comportamento chimico-fisico ma che sono accomunate da una certa volatilità).

Il bouquet di sostanze emanato dalla totalità del corpo umano è in grado di offrire numerose informazioni, tra cui la vicinanza genetica e lo stato di salute. Le malattie, infatti, conferiscono caratteristiche particolari al volaboloma, tanto è vero che ad alcune diagnosi si giunge anche attraverso valutazioni olfattive (effettuate soprattutto sul respiro); si pensi, banalmente, al diabete ma anche al fatto che patologie agli organi interni provocano la comparsa di odori caratteristici nel fiato (problemi epatici odore di pesce, problemi ai reni odore di urina e così via). Anche la malattia mentale influisce sul volaboloma, poiché è associata ad un metabolismo neuronale particolare: esistono l’odore dell’Alzheimer, l’odore della schizofrenia ecc. ma il volaboloma potrebbe anche essere utilizzato per rilevare, ad esempio, il tasso di stress.

Il volaboloma è foriero di molte informazioni poiché dipende da numerose variabili, pensiamo alle caratteristiche della cute (glabra o meno), all’età (infanzia, pubertà, età adulta e senilità sono periodi olfattivamente molto diversi), al sesso e – se il soggetto è femmina – alla fase del ciclo mestruale, all’etnia e all’alimentazione, all’igiene personale (e quindi ai batteri che ricoprono la cute e le mucose), al fumo e all’inquinamento.
Ciò che potrà portare ad una vera rivoluzione, in campo sia diagnostico che identificativo, è la possibilità data dall’attuale tecnologia di rilevare le molecole del volaboloma attraverso l’impiego di sensori.

L’odore delle persone, che abbiamo constatato essere estremamente peculiare, viene depositato sugli oggetti con cui vengono in contatto e nei luoghi in cui transitano, da qui la possibilità di rilevare profili olfattivi lasciati ad esempio su una scena del crimine.
Sul luogo di un delitto, però, non troveremo solo il profilo olfattivo del reo e della sua vittima ma anche un’indicazione olfattiva riguardo al reato commesso. Ogni scena del crimine, infatti, è olfattivamente connotata, a volte anche in modo pesante (tanto è vero che negli USA esistono aziende specializzate nella rimozione degli odori negli ambienti in cui sono stati commessi delitti): può essere rilevato odore di sangue, di liquido seminale (in caso di stupro), di spari, di bruciato (se il reo ha dato o cercato di dare fuoco a qualcosa), di detergenti come la candeggina (se l’autore ha cercato di ripulire la scena) e di sostanze tossiche e veleni (il cianuro, ad esempio, possiede il classico odore di mandorle amare).

Il sangue, in particolare, presenta un odore tipico – dato dal ferro contenuto nell’emoglobina – che però è soggetto ad una certa variabilità: la sua degradazione e la sua interazione con altre sostanze ne modificano, infatti, le caratteristiche olfattive (si pensi anche solo all’odore dell’aglio, che rimane diverse ore nel sangue dopo l’ingestione).

Infine, sta nascendo una scienza che si propone di investigare, principalmente a scopo tanatocronologico, i marcatori olfattivi della decomposizione – “l’odore della morte”, potremmo dire –, poiché ogni stadio della putrefazione di un corpo è caratterizzato dalla produzione di composti specifici, aventi caratteristiche olfattive particolari e riconoscibili.

A cura della dott.ssa Ester Belfatto

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