Disturbi alimentari: come intervenire

disturbi alimentari

a cura della dott.ssa Melania Di Pietrangelo

Introduzione

I disturbi alimentari si possono definire come persistenti disturbi del comportamento alimentare o azioni messe in atto con il sol fine di controllare il proprio peso e la propria forma corporea.

Il concetto di controllo in psicologia puo? assumere diverse accezioni: con controllo cognitivo, ad esempio, si indicano i processi implicati nel coordinamento di pensieri e azioni con l’obiettivo di mettere in atto un comportamento flessibile e orientato allo scopo, che sia coerente con gli obiettivi dell’individuo e le richieste dell’ambiente circostante (Puddu, 2021). Il controllo che si esercita dei disturbi alimentari, come si vedra?, a lungo andare non puo? che rappresentare un rischio per la salute fisica, psicologica e sociale del soggetto stesso e qui di seguito si cerchera? di capire meglio come e perche?.

Questi disturbi sembrano avere in comune oltre il controllo, l’ossessione per il cibo, la paura del peso, la percezione di non essere in forma e una bassa autostima. Seppur siano accomunati da tali aspetti, questi disturbi si differenziano per il comportamento specifico messo in atto che verra? messo in rilievo nei prossimi paragrafi.

1. Disturbi alimentari: le diverse definizioni

L’ultima edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali DSM-V descrive i disturbi sopra citati come “Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione”. Tale dicitura sembra infatti aver sostituito quella di “Disturbi del Comportamento alimentare” adoperata nel DSM-IV.

La differenza tra le due edizioni appena citate non sta, pero?, solo nella dicitura nei disturbi, ma anche in una specifica revisione. La quinta edizione di tale manuale, realizzata nel 2013, ha infatti provveduto a rivedere la sezione di tali disturbi, rispetto al DSM-IV, in cui vi erano solo due forme di disturbi, ovvero l’Anoressia Nervosa (AN)e laBulimia Nervosa (BN).

Nel DSM-V la sezione “Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione” comprende anche il Disturbo da Binge Eating (BED), la Pica, il Disturbo da Ruminazione (RD) e il Disturbo Evitante/Restrittivo dell’assunzione di cibo (ARFID).

Nell’articolo presente si parlera? nello specifico di tre di questi disturbi, ma soprattutto dell’incidenza dei disturbi alimentari e dei fattori di rischio.

2. I disturbi alimentari: incidenza e fattori di rischio

I disturbi alimentari sono molto frequenti e soprattutto nei giovani sembra aumentare tra la fase dell’infanzia e quella dell’adolescenza, e nello specifico tra i 10 e i 13 anni.

Secondo alcuni studi questi disturbi interessano, quindi, maggiormente gli adolescenti, registrando dei picchi intorno ai 14 anni. Nello specifico l’anoressia nervosa e la bulimia nervosa sembrano colpire rispettivamente l’0,9% e l’1,5% delle femmine. Per quanto riguarda il genere maschile, si parla dell’0,3% per l’anoressia e dell’0,5% per la bulimia.

Alla base di tali disturbi sembrano coesistere varie convinzioni distorte che riguardano il cibo, il peso e l’immagine corporea. Grogan (2008) ha definito l’immagine corporea come quell’insieme di percezioni, pensieri ed emozioni che una persona esperisce riguardo al suo corpo.

Tali percezioni, pero?, non sempre sono positive e infatti spesso si puo? arrivare a vivere un’insoddisfazione e proprio riguardo alla propria immagine corporea. Tale insoddisfazione rappresenta uno dei maggiori fattori di rischio e di mantenimento dei disturbi legati all’immagine corporea e all’alimentazione (Thompson et al., 1999).

Queste convinzioni sembrano interagire con altri aspetti come quello del perfezionismo. Cio? sembra essere coerente con le ultime evidenze scientifiche che parlano dell’eziologia di tali disturbi e che suggeriscono come alla base di tali disturbi ci siano, appunti, fattori genetici e ambientali. Tra questi si annoverano appunto la necessita? di controllare i vari aspetti della propria vita che si ripercuote o puo? ripercuotersi sul controllo dell’alimentazione.

Spesso, infatti, i soggetti affetti da tali disturbi non hanno o sentono di non avere il controllo della loro vita, dei loro rapporti e di conseguenza per raggiungere un determinato grado di controllo o prevedibilita? ripercuotono il loro malessere sul cibo. Tuttavia, sebbene la gestione dell’alimentazione e delle dimensioni corporee offra in un primo momento l’attrattiva di una qualche possibilita? di controllo, alla fine li condanna a un’esistenza isolata e insana (Button 1985; 2005).

Oltre a questo aspetto alla base c’e? anche l’eccessiva importanza che si attribuisce al controllo del proprio peso, partendo dal presupposto che magrezza significa essere in forma. Questo spiega come mai alcuni individui arrivano a seguire una dieta ristretta. A mantenere tali disturbo concorrono anche altri processi come l’isolamento sociale, la presenza di abbuffate come conseguenza della restrizione a livello alimentare e l’evitamento, messo in atto per evitare di esporre il proprio corpo.

Alla base sembra esserci anche una bassa autostima e varie difficolta? a livello relazionale e familiare. Sembra infatti che abbiano un peso importante in tal senso anche le critiche che arrivano dal proprio nucleo familiare (criticismo genitoriale). Il criticismo genitoriale consiste nell’essere costantemente soggetto a critiche da parte di altri considerati significativi, importanti per la persona (Frost et al. , 1991; Huprich, 2003). Studi recenti sembrano confermare che e? proprio tale criticismo a precedere il perfezionismo e il controllo ossessivo del peso e della propria forma. Questo significa che i soggetti esposti a critiche provano sofferenza e rispondono a questo dolore con un perfezionismo non adattivo, poiche? probabilmente non possono fare riferimento a risorse cognitive e dunque adoperano il controllo per il cibo. Per Dalle Grave (2001) la tendenza al controllo si focalizza sull’alimentazione perche? fornisce una prova evidente e immediata di capacita? di autocontrollo, perche? ha un potente effetto manipolatorio sugli altri e in particolare sui familiari. Il controllo, nel caso dei disturbi alimentari, sembra essere, dunque, la soluzione: ecco che si arriva a controllare il peso e il proprio aspetto.

In realta? questo rappresenta e puo? rappresentare un vero problema, poiche? a seguito del controllo e della ricerca del perfezionismo si possono avere delle conseguenze a livello emotivo. Questo puo? a sua volta avere effetti a livello sociale: scarse capacita? empatiche possono creare difficolta? nel socializzare e nel costruire relazioni intime, esitando in relazioni poco profonde e distaccate, che possono portare a sperimentare una sensazione di estraneita? (Alpinoli, 2021).

Dunque se alla base ci sono gia? delle problematiche emotive, con il controllo e la continua ricerca del perfezionismo queste non possono che continuare ad esserci e peggiorare. Inoltre a seguito della dieta che si segue, il peso decresce e questo puo? anche portare a conseguenze mortali.

2.1 L’anoressia nervosa

Il primo disturbo alimentare che si prendera? in considerazione e? l’anoressia nervosa.

Tra i criteri diagnostici di tale disturbo compaiono:

  • la restrizione nell’assunzione di calorie ed il peso corporeo significativamente basso (cioe? sotto l’85% del peso previsto);
  • l’intensa paura di ingrassare;
  • l’alterazione della rappresentazione mentale del proprio corpo, la quale porta ad una costante sensazione di essere sovrappeso. (DSM-V).

Se l’anoressia si presenta con abbuffate o comportamenti di eliminazione, attraverso l’utilizzo di lassativi o vomito autoindotto, si parla di anoressia di tipo 2. Con l’abbuffata si consumano grandi quantita? di cibo con elevate calorie e a cio? si cerca di rimediare attraverso condotte compensatorie, ovvero attraverso il vomito che ci si provoca da soli. Nella seconda forma di anoressia infatti si cerca di controllare il proprio peso, oltre che attraverso una dieta ristretta, anche grazie a tali comportamenti. Questo spiega come mai i soggetti affetti dall’anoressia di tipo 2 possono presentare un sottopeso piu? lieve rispetto al sottotipo 1.

2.2 La bulimia nervosa

La bulimia nervosa si caratterizza per la presenza di abbuffate e condotte di compensazione non appropriate, almeno 1 volta a settimane e per un trimestre. Il DSM-V definisce un episodio di abbuffata come l’ingestione di una quantita? di cibo significativamente superiore a quella che la maggior parte degli individui assumerebbe nello stesso tempo ed in circostanze simili, caratterizzato dalla sensazione di perdere il controllo durante l’abbuffata (DSM-V). Quando si parla di condotte di compensazione non appropriate si fa riferimento all’utilizzo di quei comportamenti finalizzati a prevenire un aumento di peso in seguito ad un’abbuffata. Nello specifico si fa riferimento al vomito autoindotto o all’uso di lassativi.

La bulimia condivide con l’anoressia un criterio, ovvero l’influenza che il peso e la forma corporea hanno sulla propria autostima. Inoltre proprio come l’anoressia, anche nel caso della bulimia esistono due sottotipi che si differenziano per l’utilizzo o meno dei comportamenti di eliminazione, ovvero l’uso di lassativi e il vomito autoindotto. Il secondo tipo non fa uso di tali condotte e cerca di tenere sotto controllo il peso con l’attivita? fisica o cercando di mangiare poco. Spesso questi regimi alimentari severi generano dei fallimenti e questo a sua volta non fa che demoralizzare ampiamente il soggetto che cerca di seguirli.

Negli individui affetti da Bulimia Nervosa sono presenti anche condotte di eliminazione o compensazione, vale a dire comportamenti (vomito, abuso di lassativi o diuretici o altri farmaci, esercizio fisico eccessivo) mirati all’eliminazione del cibo assunto per evitare di aumentare di peso (Dalle Grave, Sartirana e Calugi, 2020).

2.3 Disturbo da Ruminazione

Tra gli altri disturbi citati abbiamo quello da Ruminazione, detto anche mericismo. Tale disturbo sembra caratterizzarsi per il costante rigurgito del cibo, per almeno 1 mese e quotidianamente. In tal caso s’ingerisce del cibo e a volte anche dopo la digestione parziale viene rigurgitato. Il soggetto puo? anche rimasticarlo e ringoiarlo o ancora sputarlo, senza provare nausea o avere sensazioni di vomito. Il soggetto affetto da tale disturbo mette in atto tali comportamenti per auto-consolarsi. Affinche? si possa parlare di tale disturbo, non si deve essere in presenza di condizioni gastrointestinali come il reflusso gastroesofageo, o gastroparesi o ancora altri disturbi della nutrizione. In questi casi infatti il rigurgito con eliminazione potrebbe essere un modo per smaltire le calorie assunte.

Leggi anche: I disturbi dell’alimentazione e della nutrizione

3. Trattamento dei disturbi alimentari: come intervenire

Per quanto riguarda la cura di questi disturbi, sicuramente e? necessario un approccio multidisciplinare e che quindi tiene conto di diverse figure, come dietologi, endocrinoligi e psicologi. Se si e? affetti da tali disturbi e? necessario informarsi sull’argomento per capirne la pericolosita?. Chiedere aiuto e affidarsi a chi di dovuto. La Terapia Cognitivo Comportamentale Migliorata (CBT-E) sembra essere il trattamento migliore per la cura di questi disturbi. Proprio perche? vi sono delle prove scientifiche che lo provano, tale terapia e? stata inserita nelle linee guida del National Institute for Clinical Excellence (NICE) per la cura di anoressia Nervosa, Bulimia Nervosa e Binge Eating.

La CBT-E e? una forma di terapia che sembra agire su quei meccanismi di mantenimento del disturbo Alimentare, soprattutto su quelli cognitivi. Al fine di avere un cambiamento a livello psicologico, il professionista supporta il paziente affinche? possa cambiare il suo comportamento e fare un’attenta analisi delle conseguenze. Per raggiungere tali obiettivi usa dei protocolli e delle procedure cognitive e comportamentali, a partire da una fase di psico-educazione, volte alla conoscenza del disturbo e delle sue implicazioni.

Conclusioni

Da quanto detto nel corso di quest’articolo e? chiaro che cio? che accomuna i disturbi alimentari e? la presenza di un specifico aspetto: la percezione alterata del proprio peso e della propria immagine corporea e questo si puo? associare, come visto, a diverse convinzioni e fattori di rischio. Come appurato, spesso si utilizza il cibo per avere la sensazione di aver il controllo sulla propria vita. Usare il cibo per gestire uno stato emotivo puo? produrre nell’immediato un senso di benessere e rilassamento ma, se applicato con regolarita? puo? condurre ad un abbassamento del livello di benessere psicofisico, dovuto in parte alla scarsita? ed esiguita? nella scelta degli stimoli gratificanti e dall’altro al non riconoscimento di stati emotivi come ad esempio ansia, tristezza e nervosismo a cui far corrispondere una risposta piu? adeguata del cibo alla risoluzione di eventuali problemi (Della Grave et al., 2013). Importante e? dunque cercare di comprendere che la soluzione non e? sicuramente questa e che la propria vita non e? regolata necessariamente da qualcosa che e? al di fuori del nostro controllo. Un locus of control interno, in cui predomina la percezione che la propria vita sia regolata da qualcosa al di fuori del proprio controllo potrebbe portare a credere di non avere le risorse per controllare gli stimoli ambientali e per gestire stati emotivi negativi, che pertanto potrebbero essere vissuti come intollerabili (Montesi et al., 2016).

Riferimenti bibliografici

  1. American Psychiatric Association (2015). DSM-V. Raffaello Cortina Editore: Milano.
  2. Dalle Grave, R. (2013). Multistep cognitive behavioral therapy for eating disorders: Theory, practice and clinical cases. New York: Jason Aronson (trad. it. La terapia cognitivo comportamentale multistep per i disturbi dell’alimentazione, Trento: Erikcson, 2018).
  3. Dalle Grave, R. (2016). Come vincere i disturbi dell’alimentazione. Un programma basato sulla terapia cognitivo comportamentale. Verona: Positive Pres
  4. Grogan, S. (2008). Body image: Understanding body dissatisfaction in men, women and children (2nd ed.). New York: Routledge
  5. In Fairburn, C.G. (2008). Cognitive Behavior Therapy and Eating Disorders. New York: Guilford Press. (trad. it. La terapia cognitivo comportamentale dei disturbi dell’alimentazione, Trento: Erikcson, 2018).
  6. Minni, C. (2017). Inchiostro. Storia di un’adolescente oltre l’anoressia. Disponibile da https://www.ibs.it/inchiostro-librocaterina- minni/e/9788849005721