“Embodied cognition”: come il corpo guida le nostre decisioni

embodied cognition

I nostri movimenti, la nostra postura e persino le nostre espressioni facciali possono condizionare le nostre decisioni almeno tanto quanto le nostre decisioni e i nostri stati d’animo guidano e influenzano il nostro corpo: è questa la teoria alla base della cosiddetta “embodied cognition”.

Cos’è l’embodied cognition

L’embodied cognition (letteralmente “mente incarnata”) è un approccio cognitivo basato sull’assunto che la mente e il corpo non siano slegati, ma si influenzino reciprocamente. 

Infatti, anche se in modo del tutto inconsapevole e involontario, il modo in cui ci sediamo, la nostra postura, la posizione delle nostre braccia, della testa e così via, possono essere non solo conseguenza (es: il sorriso dopo aver ascoltato una battuta oppure le braccia incrociate in atteggiamento di chiusura di fronte a una persona che non ci piace) ma anche causa di stati emotivi, comportamenti e decisioni

Alcuni studi hanno dimostrato, infatti, che, attraverso la manipolazione di determinate regioni del corpo (ad esempio, chiedendo ai partecipanti di flettere o stendere le braccia), è possibile influenzarne atteggiamenti, preferenze e decisioni, anche di tipo economico (es: scelte d’acquisto).

La spiegazione che l’embodied cognition dà a questo fenomeno risiede nel significato sociale che, istintivamente o culturalmente, tendiamo ad attribuire a determinati gesti, azioni e stati del corpo: una buona postura, dritta e bilanciata, è tradizionalmente associata a sicurezza, forza, determinazione; viceversa, una postura ricurva e chiusa nelle spalle è vista come indice di insicurezza, timidezza o debolezza. Quello di cui spesso non ci rendiamo conto è che questo effetto non funziona a senso unico, ma in entrambe le direzioni. 

Ad esempio, sembra che mantenere una postura maggiormente “assertiva” – come la cosiddetta “power pose” o “high power posture”, con schiena e testa dritte, gambe divaricate e braccia distese lungo il corpo o con le mani sui fianchi –  possa portare anche un individuo timido e dimesso a comportarsi in modo più intraprendente e, ad esempio, a prendere decisioni con più facilità o caratterizzate da una minore avversione al rischio.

L’embodied cognition afferma, dunque, che i processi cognitivi sono radicati negli stati corporei e nelle interazioni che il corpo ha con l’ambiente circostante e, in un certo senso, è proprio il corpo a “modellare” la mente.

Embodied cognition e processi decisionali

I primi studi sul rapporto tra stati del corpo e processi decisionali risalgono alla fine degli anni ‘80. In particolare, un interessante esperimento del 1988 condotto dallo psicologo sociale Fritz Strack e colleghi ha indagato nel dettaglio il ruolo delle espressioni facciali nella creazione di giudizi e opinioni.

Per manipolare le espressioni facciali dei partecipanti, i ricercatori avevano chiesto ai partecipanti di tenere una penna in bocca, senza comunicare (inizialmente) il vero scopo dell’esperimento: in un caso, la penna era posizionata tra le labbra, così da spingere il partecipante ad assumere un’espressione imbronciata; nell’altro, tra i denti, così da simulare un’espressione sorridente. Ai due gruppi di partecipanti (“imbronciati” e “sorridenti”) era stato poi chiesto di esprimere un giudizio rispetto ad alcune scenette comiche di un cartone animato. Il risultato sorprendente dello studio fu che, effettivamente, i partecipanti “sorridenti” trovavano più divertenti le vignette proposte e davano valutazioni più positive rispetto ai partecipanti che erano stati indotti a tenere un’espressione imbronciata.

Un esperimento simile, condotto all’inizio degli anni ‘90, andava a indagare, invece, il ruolo del movimento delle braccia sui processi di scelta e valutazione: lo studio evidenziava come la flessione dell’arto (ovvero un movimento di avvicinamento da sé) era associato a valutazioni più positive di stimoli visivi – in questo caso, ideogrammi cinesi – rispetto all’estensione dell’arto (ovvero un movimento di allontanamento da sé).

Studi più recenti, relativi agli effetti della postura sui processi decisionali, hanno confermato quanto accennato in precedenza rispetto ad “high power posture” e “low power posture”, evidenziando, tuttavia, i potenziali benefici dell’assumere una posizione chiusa e difensiva. Secondo lo studio, infatti, i partecipanti a cui veniva chiesto di mantenere una postura “low power” mostravano, come ipotizzato, una minore propensione al rischio e, di conseguenza, una maggiore resistenza alla tentazione di acquistare prodotti nocivi e malsani (es: sigarette) rispetto ai partecipanti a cui non veniva imposta una postura specifica.

Per approfondire

Lo stretto legame tra corpo e mente e, in particolare, tra benessere fisico e psico-emotivo, è approfondita nel corso online La pratica dello Yoga per il benessere personale, tenuto dalla docente Elisa Altafini, Massofioterapista e Insegnante Yoga. Il corso ha l’obiettivo di fornire un “kit di strumenti” e soluzioni naturali per migliorare il contatto con il proprio corpo attraverso semplici manovre di automassaggio, Asana (posizioni Yoga) e Pranayama (tecniche di respirazione mirate), da applicare liberamente durante la propria vita quotidiana per superare momenti di stress e coltivare calma ed equilibrio.

Ulteriori approfondimenti sono presenti anche tra le pagine del nostro blog, in particolare negli articoli:

Riferimenti bibliografici

Ferracci, Sara. 2020. “La componente corporea dei processi decisionali”. Economia Comportamentale.