I meccanismi dell’ansia: sintomi e trattamento

a cura della dott.ssa Melania Di Pietrangelo

Introduzione

L’ansia è una risposta a situazioni che possono essere fonte di stress o che rappresentano delle vere e proprie minacce.

Si parla di un’emozione adattiva che ha lo scopo di proteggere, attivando il proprio sistema di allarme, per mettere in salvo il soggetto da eventuali pericoli. L’ansia è quindi una reazione necessaria per la sopravvivenza, ma solo se non smette di ricoprire tali funzioni. Da emozione fisiologica, infatti, si può arrivare a parlare di emozione patologica e questo accade quando l’ansia diventa disfunzionale.

L’ansia diventa disfunzionale per la persona quando reca disagio a chi la prova, in particolare se si presenta in momenti in cui non occorre e si presenta con costanza ed intensità tali da andare a peggiorare la condizione di vita e le attività del soggetto (Barnhill, 2020).

In tal caso l’ansia diventa un ostacolo e interferisce con la vita di tutti i giorni e con i propri obiettivi. Di conseguenza la persona inizia a sperimentare specifici sintomi che possono limitare le proprie capacità di adattamento. Si possono infatti riscontrare vuoti di memoria, difficoltà di concentrazione, dolori addominali, forte tachicardia e sudorazione: tutti sintomi indicatori che l’organismo è in allarme, che si sta preparando ad affrontare l’ipotetico scenario minaccioso (Melli, 2018).

Qui di seguito si cercherà di capire come avviene tutto questo e come si manifesta l’ansia, ma soprattutto si cercherà di darne una chiara definizione.

1. Cos’è l’ansia: definizione

L’American Psychiatric Association (1994) descrive l’ansia come l’anticipazione apprensiva di un pericolo o di un evento negativo futuro, accompagnata da sentimenti di disforia o da sintomi fisici di tensione. Gli elementi esposti al rischio possono appartenere sia al mondo interno che a quello esterno (APA, 1994; cit. in: Franceschina et al., 2004, p. 213).

L’ansia, secondo quest’ottica, e? anche una reazione anticipatoria e si caratterizza per determinati segnali e sintomi che si manifestano di fronte ad un evento che potrebbe accadere e che si teme. L’ansia si differenzia dalla paura proprio per questa sua caratteristica: nel caso di quest’ultima il pericolo esiste, dunque e? reale, Nel caso dell’ansia si parla invece di qualcosa che potrebbe accadere, dunque un pericolo futuro. Se la paura consente di far fronte ad una minaccia, l’ansia consente di individuare eventuali minacce, ma solo se non supera certi limiti, altrimenti si sfocia in veri e propri disturbi.

Quindi, sebbene un certo grado di ansia sia funzionale anche in attivita? che richiedono impegno, concentrazione, attenzione a non sbagliare e quindi, come ci insegna la legge di Yerkes e Dodson (1908), un giusto grado di ansia ci permette di essere piu? performanti, essa puo? travalicare dai suoi aspetti adattivi dando origine ai disturbi d’ansia (Andrews, Creamer, Crino, 2004).

2. Come si manifesta l’ansia

Quando l’ansia arriva, il corpo inizia a sperimentare diversi sintomi, proprio per far fronte ad un pericolo percepito. Il cuore inizia a battere piu? veloce, per consentire un miglior ossigenazione di tessuti e muscoli. Inizia ad aumentare anche la sudorazione, la frequenza respiratoria e la digestione tende a bloccarsi al fine di garantire un buon afflusso di sangue a livello dei muscoli.

Tende ad aumentare anche la pressione del sangue e la produzione del cortisolo e adrenalina, nonche? ormoni dello stress. Quelli appena presentati sono alcuni dei sintomi corporei dell’ansia, che possono essere sperimentati in diverso modo. Quanto detto mette in risalto il fatto che le manifestazioni dell’ansia sono diverse da soggetto a soggetto, dunque ogni persona puo? sperimentare ansia in diverse situazioni, con intensita? diverse.

L’ansia, dunque, si innesca di fronte a stimoli ritenuti come minacciosi e questi stimoli possono essere persone, emozioni, pensieri. A tal proposito e? importante dire che la minaccia puo? essere immaginaria o reale. Puo? inoltre essere interna o esterna: nel caso di un esame universitario da superare si parla di stimolo esterno; nel caso di paura del giudizio si parla di stimolo interno.

2.1 Sintomi dell’ansia

Oltre ai sintomi corporei, l’ansia comprende altre manifestazioni a livello emotivo, cognitivo e comportamentale.

Tra i sintomi cognitivi ritroviamo:

  • sensazione di vuoto mentale
  • sensazione di allarme e pericolo
  • presenza di immagini, ricordi, pensieri negativi
  • messa in atto di comportamenti protettivi, a livello cognitivo
  • sensazione di essere al centro dell’attenzione.

Tra i sintomi comportamentali ritroviamo l’evitamento, ovvero il cercare di evitare e tenersi a distanza da situazioni che possono portare a sperimentare ansia. Questo puo? avere un impatto negativo, specialmente in quelle situazioni in cui l’evitamento sembra riguardare contesti che sono utili al soggetto stesso.

Tra gli altri sintomi fisici dell’ansia si ritrovano i seguenti:

  • tensione
  • tremori
  • aumento della frequenza cardiaca
  • vertigini
  • nausea
  • formicolii
  • derealizzazione e/o depersonalizzazione. Nel caso di depersonalizzazione, il soggetto si vede dall’esterno come fosse in una bolla. Non c’e? contatto con il proprio corpo che risulta essere distaccato dalla realta? esterna. Nel caso di derealizzazione, il soggetto vede le cose esterne come irreali e le proprie parole come se non appartenessero a lui/lei.

In una situazione che percepiamo come minacciosa ecco che si manifestano accelerazione del battito cardiaco, che fa aumentare la circolazione sanguigna, possiamo sentire la bocca secca, nausea e dolori addominali, perché il sangue viene incanalato dai visceri verso la muscolatura, si percepiscono inoltre difficoltà respiratoria, sensazione di soffocamento, vertigini perché vi è un aumento della respirazione, la muscolatura è maggiormente tesa e la persona può manifestare tremori (Andrews et al., 2003).

3. Disturbi di ansia

L’ansia, come detto, da fisiologica puo? diventare patologica e invalidante. L’ansia diventa invalidante per la persona, cristalizzandosi in un disturbo, per esempio dopo che l’attenzione della persona si sposta sull’attivazione fisiologica tipica dell’ansiae sui pensieri negativi ad essa connessi, diventando cosi? essa stessa fonte di minaccia ed andando ad ingigantire la valutazione negativa riguardo alla probabilita? che un certo evento negativo si verifichi.

Questo circolo inizia cosi? a recare sofferenza alla persona (Sassaroli et al. 2006). Quanto detto mette in rilievo che l’ansia puo? sfociare in diversi disturbi, a seconda dello stimolo che vi e? alla base. Diversi studi confermano come molti soggetti siano affetti da disturbi d’ansia.

In Italia ansia e depressione interessano il 20% della popolazione, soprattutto in eta? adolescenziale. Sembra inoltre che prima dell’arrivo pandemia da Covid- 19 ne fossero affetti 298 milioni di soggetti. I dati successivi invece parlano di 374 milioni di persone. I disturbi d’ansia sono risultati essere piu? comuni tra le donne, probabilmente perche? maggiormente esposte per motivi sociali ed economici, alle ripercussioni legate alla pandemia (NBST, 2021).

Tra quelli che vengono definiti disturbi-d’ansia, troviamo: ansia generalizzata, ansia sociale e attacchi di panico (APA, 2014).

Il Disturbo d’ansia sociale si caratterizza per paura o ansia eccessive relative a situazioni sociali nelle quali il soggetto e? esposto al possibile giudizio altrui. Gli esempi comprendono interazioni sociali (come avere una conversazione, incontrare persone sconosciute), essere osservati (ad esempio mentre si mangia o si beve) ed eseguire una prestazione di fronte ad altri (come fare un discorso) (APA, 2013).

Nel Disturbo di Panico, l’ansia si manifesta attraverso dei veri e propri attacchi di panico che si caratterizzano per un’improvvisa e intensa paura, nonostante non si sia in presenza di un pericolo reale. La persona, vive con il timore che altri attacchi si ripresentino e inizia cosi?, molto spesso, ad evitare tutte quelle situazioni in cui l’attacco puo? manifestarsi e non puo? ricevere aiuto, come ad esempio guidare, entrare in un centro commerciale e altri ancora (Wells, 1999).

Nel Disturbo d’ansia generalizzata i sintomi ansiosi tendono ad essere presenti per tutta la giornata, per tutti i giorni, e le preoccupazioni riguardano temi della vita quotidiana del paziente come la famiglia, la situazione economica, il lavoro e la salute personale (Roemer et al., 1997). Studi epidemiologici negli Stati Uniti hanno stimato la prevalenza del GAD nell’arco della vita del 9% (APA, 2013).

4. Come gestire l’ansia?

Dopo aver compreso cosa sia l’ansia, come puo? manifestarsi, e? importante mettere in rilievo il fatto che questa non va combattuta, ma gestita. Quando si e? in presenza di un’ansia fisiologica, si possono mettere in atto diversi accorgimenti, tra cui:

  • utilizzo di tecniche di rilassamento, al fine di bilanciare quelli che sono i livelli di attivazione del corpo
  • praticare dello sport, per scaricarsi
  • imparare a meditare per ridurre le emozioni negative
  • aver cura della salute del sonno e dei propri rapporti personali e interpersonali.

Secondo Robert Leahy (2007) l’ansia può essere gestita attraverso specifiche mosse, quali:

  • cercare di capire quando è necessario e utile preoccuparsi
  • praticare l’accettazione per accettare la realtà e cambiare
  • mettere in discussione i propri pensieri
  • provare a concentrarsi su quella che risulta essere la minaccia più grande
  • vedere il “fallimento” secondo un’altra ottica, per trasformarla in opportunità
  • gestire le emozioni affinché siano valore e non preoccupazione
  • gestire il proprio tempo.

4.1 Trattamento psicologico dell’ansia

Tra i trattamenti piu? efficaci ritroviamo la psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT). Numerosi studi hanno dimostrato che la CBT determina miglioramenti significativamente maggiori per l’ansia e la depressione in 4-12 settimane rispetto a gruppi non trattati, alla sola gestione dell’ansia, al solo rilassamento o alla psicoterapia non direttiva (Westen D, Morrison K, 2001).

L’intervento e? diverso a seconda del disturbo, eppure si possono individuare delle componenti importanti, tra cui la psicoeducazione, la ristrutturazione cognitiva, l’esposizione e il rilassamento. Attraverso la psicoeducazione il professionista fornisce ai pazienti informazioni che riguardano l’ansia e i meccanismi alla base. Con la ristrutturazione cognitiva si aiuta il paziente ad identificare i suoi pensieri catastrofici per poi modificarli, dopo averne preso consapevolezza.

Con l’esposizione il soggetto può, appunto, esporre se stesso alla situazione che teme, mentre gli esercizi di rilassamento permettono di ridurre l’attivazione ed i piu? utilizzati sono la respirazione profonda e il rilassamento muscolare progressivo (Stein & Sareen, 2011).

Efficace sembra essere anche la terapia metacognitiva (MCT), che tende a focalizzarsi sugli aspetti che sembrano contribuire allo sviluppo del disturbo. Secondo la MCT la difficolta? dei pazienti riguarda il modo di pensare, ricorrente e inflessibile, che si presenta in risposta alla comparsa di pensieri, emozioni, sensazioni e credenze negative; sposta pertanto il focus dal contenuto al processo: l’obiettivo diventa modificare il modo in cui una persona reagisce ad un pensiero, piu? che il pensiero in se? (Wells, 1999).

Conclusioni

L’ansia nasce per aiutarci, ma se non gestita può prendere il sopravvento e diventare la nostra peggior nemica. Per questo e? importante seguire i consigli appena dati, ma soprattutto riconoscere che e? un’emozione adattiva che può diventare disadattiva e quando accade, quando sfocia nelle manifestazioni appena elencate, bisogna ricorrere ad un professionista, tenendo conto che esistono dei metodi efficaci come quelli ad orientamento cognitivo-comportamentale.

I dati riportano come oltre la meta? delle persone che hanno intrapreso un percorso psicoterapico si sia ristabilita, riprendendo cosi? la propria capacita? di gestione delle aree importanti della vita come ad esempio lavoro, relazioni e interessi personali (Di Marco, 2021).

Riferimenti bibliografici

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  10. Sassaroli S., Lorenzini R., Ruggiero G. M. (2006). Psicoterapia cognitiva dell’ansia. Rimuginio, controllo ed evitamento. Raffaello Cortina Editore.
  11. Wells A. (2018). “Terapia metacognitiva dei dosturbi di ansia e della depressione”. Trento, Erickson.
  12. Wells, A. (1999). Trattamento cognitivo dei disturbi d’ansia. McGraw-Hill