Il canto come stimolatore vagotonico per il recupero della fatica da stress

canto

a cura della dott.ssa Joy Grifoni

Abstract

Il sistema corpo-mente possiede in sé un complesso equilibrio di feedback interni che determinano l’armonia emotiva, il livello di fatica psico-fisica, la percezione dell’energia vitale a disposizione, la tolleranza allo stress. Le caratteristiche fisiche della produzione canora sono capaci di modificare ed influenzare questo delicato ordine sistemico: il canto, infatti, è il prodotto di complesse interazione fra molteplici sistemi fisici e a sua volta potente stimolo cognitivo, svolgendo un ruolo importante nell’attivazione della parte parasimpatica attraverso la stimolazione del nervo vago. Il nervo vago, uno dei nervi più importanti del sistema periferico e responsabile di un’ampia innervazione che va dal cranio all’addome fino all’apparato digerente e sessuale, è un nervo sensomotorio profondamente coinvolto anche nella regolazione del sistema parasimpatico, particolarmente reattivo agli stressor negativi ambientali.

La conformazione del nervo vago, mediante i suoi due gangli sensoriali (superiore ed inferiore), comunica direttamente con il sistema nervoso parasimpatico il quale, a sua volta, coinvolge il sistema uditivo interno, la laringe, il cuore, il sistema polmonare, l’addome e le viscere addominali. A causa di questa innervazione tanto complessa, la stimolazione del nervo vago grazie al canto può alterare positivamente l’attività sinergica di numerosi intersistemi funzionali nei quali si coordinano l’attività del sistema respiratorio, cardiaco, digerente, immunitario, endocrino, ecc. e dunque migliorare la capacità complessiva della persona di far fronte alle eccessive sollecitazioni stressanti di tipo negativo.

Il canto, stimolando i recettori del nervo vago dell’orecchio, può essere un efficace strumento di regolazione olistica del feedback sensomotorio del sistema vagale, contribuendo al trattamento di numerose alterazioni legate al funzionamento del sistema nervoso globale e dunque migliorando la salute psico-fisica in caso di disturbi di molteplice natura psico-emotiva e cognitiva ma anche funzionale.

Introduzione

Il canto è un potente strumento di modulazione psico-fisica ed è in grado di influire direttamente su emozioni, pensieri e sentimenti. Viene infatti da sempre utilizzato in diverse aree cliniche come, ad esempio: in riabilitazione chirurgica, grazie alle sue capacità di contribuire alla riduzione dello citochine infiammatorie e della produzione di interferone gamma, di ridurre la produzione di cortisolo a carico dell’ asse ipofisi-ipotalamo-surrene, di limitare la nausea, l’ansia e incrementare il miglioramento dell’umore nel post-operatorio, in neuropsichiatria, ad esempio per i funzionamenti autistici per la facilitazione dell’interazione sociale, la comunicazione verbale e non verbale, gli aspetti emotivi e sensoriali, in medicina geriatrica (anche nei pazienti con neuroplasticità ridotta da demenza, Parkinson ed Alzheimer), neonatologia, pediatria e molti altri possibili ambiti sanitari.

C’è una nutrita letteratura scientifica che attesta come il canto influenzi in vari modi il sistema nervoso periferico ed in particolare il nervo vago (NV). Attivando salubremente il NV, possiamo ottenere stati positivi da diversi punti di vista ed abbiamo diversi metodi per sollecitarlo dato che questo particolare nervo afferisce a numerose fibre sensoriali dell’orecchio interno, della laringe, ecc.

Il canto può costituire un efficace metodo per stimolare il nervo vago e favorire il rilassamento del corpo. Secondo gli studi condotti da LaGasse (2017), il canto è stato associato a risultati positivi nelle interazioni sociali e nei pazienti affetti da disturbo dello spettro autistico. Inoltre, secondo Zimmerman (2021), il canto può essere efficace nel migliorare diverse condizioni patologiche, grazie alla sua capacità di stimolare il sistema nervoso parasimpatico attraverso il nervo vago. Dal punto di vista neuroscientifico, il canto coinvolge diverse regioni cerebrali e attiva meccanismi di regolazione emotiva e fisiologica. Secondo Ellis e Thayer (2010), il canto può influenzare il sistema nervoso autonomo, riducendo l’attivazione del sistema simpatico e promuovendo una risposta di rilassamento.

Questo è supportato anche dalle scoperte di Clancy et al. (2014), che hanno dimostrato che la stimolazione non invasiva del nervo vago può ridurre l’attività del sistema nervoso simpatico. Inoltre, il canto è stato associato a benefici sulla salute mentale e sul benessere emotivo. Secondo Chan et al. (2009), il canto può ridurre i livelli di depressione e ansia negli adulti anziani, mentre Cooke et al. (2010) hanno evidenziato che il canto può ridurre i comportamenti agitati e l’ansia nelle persone anziane affette da demenza. L’efficacia del canto nel promuovere il rilassamento e ridurre lo stress è stata anche dimostrata da Hernandez-Ruiz (2005), il quale ha osservato riduzioni significative dei livelli di ansia e miglioramenti nei pattern di sonno nelle donne vittime di abusi, e da Lai e Good (2005), che hanno riportato miglioramenti nella qualità del sonno negli adulti più anziani.

1. Il nervo vago

Il NV è anche chiamato nervo pneumogastrico, essendo responsabile di una comunicazione ottimale del corpo e dell’intestino. Anatomicamente, il NV è un nervo afferente (3/4 delle fibre) ed efferente (1/4 delle fibre) in cui la componente afferente innerva la membrana timpanica, la dura madre infratentoriale, l’orecchio esterno e il meato acustico esterno, la faringe, la laringe, la trachea, l’esofago e le viscere addominali. Innerva anche i recettori del gusto nella zona epiglottica. Dall’altro lato, il componente efferente è responsabile dell’innervazione dei muscoli faringei della laringe e della faringe, dei muscoli dell’esofago superiore, del muscolo dell’uvula, del muscolo palatoglosso e del muscolo elevatore del velo palatino. Inoltre, il NV, con i suoi neuroni parasimpatici pregangliari situati nel nucleo motorio dorsale del bulbo, svolge un ruolo importante nell’innervare le viscere del collo, della regione toracica (come il cuore) e dell’addome

Agendo in sinergia con il nucleo dorsale, il NV svolge un ruolo importante per gli stimoli parasimpatici ed in generale del sistema nervoso autonomo: esso si divide in due rami attraverso il canale esofageo e, mentre iil ramo sinistro fornisce al cuore più nervi rispetto alle viscere, il lato destro connette il nodo senoatriale al battito cardiaco, all’albero arterioso, allo stomaco, all’intestino tenue e al colon. Il ramo periferico del NV comunica direttamente con l’orecchio interno, il nervo auricolare, anche chiamato nervo di Alderman ed il cervelletto (responsabile del senso di equilibrio ed orientamento). Un altro nervo prossimo al NV è il nervo facciale, che ha fibre motorie e sensoriali, una delle quali sono i nervi parasimpatici, e oltre ai suoi nervi sensoriali, innerva il gusto della lingua, l’orecchio esterno, la membrana timpanica e gli ossicini dell’orecchio interno (incudine e staffa in relazione alla coclea).

Sollecitare eccessivamente il sistema simpatico per un periodo prolungato, come avviene in situazioni di forte stress negativo, porta a uno squilibrio energetico nel corpo, con conseguente invecchiamento precoce, malattie e, alla fine, morte.

1.1 Stimolazione del nervo vago (VNS)

Il VNS comprende tutte le tecniche che stimolano il nervo vago e può influenzare una vasta gamma di malattie, tra cui neuropatia autonoma, malattie croniche del dolore, malattie neurodegenerative, infiammazione, malattie cardiovascolari, disturbi mentali, disturbi dello sviluppo neurologico, malattie autoimmuni, sincope vasovagale, iperidrosi, sindrome da tachicardia, e disturbi metabolici. Alcuni metodi non invasivi di VNS includono riduzione dello stress, alimentazione, esercizio fisico e musica, ad esempio, musica ad alta ampiezza e bassa frequenza, che può avere un grande effetto sulla depressione e sulle microorganismi.

Inoltre, la stimolazione del nervo uditivo tramite la pelle dell’orecchio, nota come stimolazione transcutanea del nervo vago (tVNS), può ridurre la variabilità del battito cardiaco e ridurre il flusso nervoso simpatico, fornendo un’opzione semplice ed economica rispetto alla VNS invasiva. Musica e nervo vago: Il sistema nervoso autonomo (ANS) è composto da due divisioni: il sistema nervoso simpatico e il sistema nervoso parasimpatico. La musica stimola il nervo vago, attivando il sistema nervoso parasimpatico e inducendo il rilassamento del corpo attraverso una serie di risposte fisiologiche, come la riduzione della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna, il miglioramento della digestione e della secrezione di enzimi digestivi, e la riduzione dello stress.

2. Canto, vagotonia e feedback sensomotorio

La coordinazione dei diversi sistemi motori per la produzione del suono coinvolge l’utilizzo di numerosi meccanismi di feedback fra sistema nervoso centrale (dialogo interemisferico e limbico-corticale), periferico, sistema autonomo e linfatico. Il feedback uditivo, ad esempio, è necessario per il mantenimento dell’intonazione del canto al fine di mantenere costante la pressione del complesso apparato fonatorio. Si ritiene che le informazioni di feedback che mediano questa risposta siano indirizzate al sistema nervoso centrale tramite fibre afferenti del nervo vago alla cui attivazione è direttamente collegata la struttura acustica delle vocalizzazioni.

Un’alterazione dell’attività del nervo vago, infatti, è in grado di inficiare le afferenze nervose responsabili per il filtraggio del tratto vocale superiore, indicando che la interruzione del feedback vagale può causare notevoli cambiamenti nel programma motorio di tutti i sistemi motori coinvolti nella produzione e modifica del canto. Questa evidenza del feedback vagale suggerisce dunque un ruolo significativo per il feedback somatosensoriale che differisce da quello del semplice feedback uditivo.

Un aspetto fondamentale dei sistemi motori è il loro ricorso ai meccanismi di feedback per garantire una regolazione adeguata dell’output (Pearson et al., 1998; Diedrichsen et al., 2010). La coordinazione vocale, un compito complesso di controllo motorio, richiede l’integrazione di diverse modalità di feedback, incluse informazioni acustiche e somatosensoriali (Suthers and Zollinger, 2004; Smotherman, 2007). Nella parola umana, il feedback acustico e somatosensoriale in tempo reale sono cruciali per il controllo motorio accurato delle vocalizzazioni (Nasir and Ostry, 2006; Tremblay et al., 2003).

Mentre il ruolo del feedback uditivo nella manutenzione del canto è ben documentato, il contributo di altri meccanismi di feedback, in particolare somatosensoriali, durante l’ontogenesi del canto rimane poco chiaro. Dopo il completamento dell’apprendimento vocale, il canto diventa altamente stereotipato, con prove che suggeriscono il ruolo del feedback uditivo nella sua manutenzione. Le interruzioni nel feedback uditivo comportano cambiamenti nelle sequenze del canto, sebbene con variazioni dipendenti dall’età (Leonardo and Konishi, 1999; Woolley and Rubel, 1997; Okanoya and Yamaguchi, 1997).

Studi recenti dimostrano l’uso del feedback uditivo per la correzione degli errori, che influisce principalmente sul controllo della frequenza (Sakata and Brainard, 2008; Tumer and Brainard, 2007; Andalman and Fee, 2009; Sober and Brainard, 2009; Lei and Mooney, 2010). Tuttavia, il meccanismo dietro le alterazioni globali del feedback e i successivi cambiamenti nel canto rimane poco chiaro. Le perturbazioni nella pressione respiratoria durante la produzione del canto hanno indotto aggiustamenti compensatori, suggerendo un uso online del feedback somatosensoriale nel sistema respiratorio (Suthers et al., 2002). Tuttavia, i cambiamenti cronici nel volume della sacca d’aria non inducono solitamente risposte compensatorie, indicando un ruolo sfumato per il feedback somatosensoriale.

Il coinvolgimento del feedback vagale e dei recettori del fuso muscolare in questi aggiustamenti è oggetto di dibattito. Sebbene corpi simili a neuroepiteli siano presenti nelle membrane della sacca d’aria il loro ruolo esatto rimane incerto (Kubke et al., 2004). Il feedback vagale dai sensori bronco-polmonari probabilmente si integra nel nucleo del tratto solitario (nTS), un centro del tronco cerebrale per il controllo dell’omeostasi (Undem and Weinreich, 2005). I possibili percorsi di feedback da nTS ai centri di controllo del canto, come il nucleo uvaeformis (Uva) e HVC, indicano un ruolo del feedback respiratorio nella produzione del canto (Wild et al., 2009; Ashmore et al., 2008).

3. I benefici del canto nella riduzione dello stress

Il canto è universalmente riconosciuto come un’attività che porta particolari benefici sia a livello fisico che mentale, per la sua capacità di indurre una serie di cambiamenti fisici ed emotivi nel corpo umano: durante il canto, le vibrazioni musicali agiscono sul sistema nervoso periferico con notevoli risvolti positivi a livello emotivo (Beck et al., 2000, Clift & Hancox, 2001).

Numerosi studi hanno dimostrato che i cantanti tendono a sperimentare un livello ridotto di stress, grazie alla profonda concentrazione richiesta durante l’attività musicale (Bailey & Davidson, 2005). Inoltre, il costante apprendimento di nuove canzoni e armonie stimola il cervello e contribuisce a contrastare la depressione, rallentando il decadimento neuroplastico soprattutto durante gli incontri di musicoterapia canora negli anziani (Johnson et al., 2020).

L’effetto calmante ed energizzante del canto sembra essere legato alla liberazione di endorfine e ossitocina durante l’attività vocale (Beck et al., 2000). L’endorfina, in particolare, è associata alla sensazione di piacere e può contribuire a ridurre l’ansia e lo stress (Silber, 2005). Allo stesso modo, l’ossitocina, conosciuta per alleviare l’ansia e promuovere i legami sociali, sembra essere rilasciata durante il canto, spiegando così il senso di connessione e comunità che si avverte durante queste esperienze (Clift & Hancox, 2001).

Oltre agli effetti sul sistema nervoso, il canto ha dimostrato di avere benefici fisici tangibili. Ad esempio, l’attività vocale può aumentare la forza dei muscoli respiratori e migliorare la funzione cardiovascolare e polmonare (Kiens, Reimer, & Guyn, 1999). Inoltre, studi hanno evidenziato un aumento della concentrazione sanguigna di immunoglobuline e idrocortisone nei cantanti, indicando un rinforzo del sistema immunitario (Clift & Hancox, 2001).

Dal punto di vista psicologico ed evolutivo, il canto favorisce il senso di appartenenza e integrazione sociale (Go’Tell et al., 2002). La partecipazione a cori, ad esempio, offre un ambiente sicuro per esplorare la propria voce e sviluppare competenze comunicative e musicali (Nielsen & Cohen, 2008). Inoltre, il canto può agire come un’attività di catarsi emotiva, consentendo ai partecipanti di esprimere e condividere le proprie emozioni in un contesto accogliente e non giudicante (Clift & Hancox, 2001).

L’attivazione del nervo vago durante il canto fornisce una spiegazione neurobiologica al suo effetto rilassante e rassicurante (Porges, 2014). Il nervo vago, componente del sistema nervoso parasimpatico, è coinvolto nella produzione di endorfine e nel rilassamento muscolare. Il canto, dunque, emerge sotto vari punti di vista come un’attività terapeutica promotrice del benessere, capace di influenzare positivamente la salute fisica, mentale ed emotiva degli individui. L’analisi dei suoi effetti su diversi livelli, dalla fisiologia alla psicologia, offre un quadro completo delle sue potenzialità terapeutiche, suggerendo la sua inclusione in interventi clinici e programmi di riabilitazione.

Conclusioni

Esiste un crescente numero di prove che indicano come gli interventi psicoerapeutici mediante il canto possano avere benefici notevoli per le persone colpite da disturbi legati allo stress cronico (ptsd, somatizzazioni, ansia, depressione reattiva, insonnia, dipendenze etc.), tra cui un miglioramento dei sintomi di salute mentale e del benessere, nonché una migliore risposta immunitaria ottimizzata.

Tuttavia, nonostante il crescente numero di interventi musicali, in particolare il canto, in ambito neurologico e psichiatrico c’è ancora poca letteratura sugli effetti neuro-immunitari e neuro-endocrini all’attività canora (es.attivazioni corticali e sub-corticali in relazione ai livelli di cortisolo, beta-endorfine, ossitocina e citochine). Ulteriori ricerche potrebbero rivelarsi fondamentali per comprendere se l’esposizione ripetuta a questo tipo di trattamento non farmacologico ausiliario potrebbe portare a effetti longitudinali significativi in varie patologie effettivamente stress-correlate.

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