Il disturbo d’ansia generalizzato: sintomi, cause e trattamenti

ansia

a cura della dott.ssa Sharon Ostento

Abstract

Nel contesto frenetico e stressante del mondo moderno, l’ansia si è ampiamente diffusa, inducendo una sensazione pervasiva di vulnerabilità e sopraffazione in molti individui. Tuttavia, dietro questa costante apprensione si nascondono complessi meccanismi psicologici e biologici che richiedono una comprensione approfondita e strategie di gestione efficaci. Questo articolo si propone di offrire una guida completa nel comprendere e affrontare l’ansia, concentrandosi in particolare sul Disturbo d’Ansia Generalizzato (GAD) e sulle sue manifestazioni diagnostiche. Saranno esplorate sia le cause psicologiche che biologiche sottese al GAD, delineando un quadro chiaro delle variabili coinvolte.

Verrano esaminati anche i trattamenti disponibili per gestire l’ansia, focalizzandosi su quelli farmacologici e psicologici. Sarà posta particolare enfasi sul ruolo essenziale della terapia cognitivo-comportamentale nel trattamento dell’ansia, sottolineando l’importanza di rivolgersi a professionisti qualificati per ottenere il supporto adeguato.

Introduzione

“Non puoi controllare quello che succede intorno a te, ma sei sempre in controllo di ciò che succede dentro di te” – Wayne Dyer

Nel contesto della pratica medica contemporanea, l’attenzione verso i disturbi d’ansia ha conosciuto una crescente precisione ed importanza. Questo interesse è motivato non solo dalle loro dimensioni epidemiologiche, che superano ampiamente quelle di molte altre condizioni mediche, ma anche dalle loro implicazioni profonde e multifattoriali. In particolare, i disturbi ansiosi sono sempre più riconosciuti per la loro tendenza a manifestarsi attraverso sintomi fisici (somatizzazione), che spingono i pazienti a richiedere assistenza medica. Tale fenomeno è strettamente legato alla qualità della vita compromessa dei pazienti e al loro rischio aumentato di sviluppare depressione nel lungo termine. (Fava, Rafanelli, & Savron, 1998).

Tutti i disturbi d’ansia sono accumunati da paura e ansia irrazionali e irrealistiche che causano disagio e compromissione del funzionamento. Tra i disturbi appartenenti a questa categoria e riconosciuti dal DSM-5 abbiamo: fobia specifica, disturbo d’ansia sociale, agorafobia, disturbo di panico e disturbo d’ansia generalizzato. Questi differiscono tra loro a seconda del grado di paura e di sintomi ansiosi di cui i soggetti fanno esperienza e rispetto agli oggetti o situazioni di cui sono preoccupati: ad esempio, un individuo affetto da agorafobia eviterà le situazioni in cui sono presenti strade ampie o luoghi pubblici affollati; chi soffre di disturbo di panico sperimenterà attacchi di panico ricorrenti e ansia intensa per timore di avere un altro attacco (Hooley et al., 2017, p. 210).

1. Disturbo d’ansia generalizzato

Il disturbo d’ansia generalizzato (GAD) rappresenta uno stato cronico caratterizzato da una costante e grave preoccupazione e tensione, spesso privo di specifici fattori scatenanti. Individui affetti da questo disturbo vivono regolarmente nell’attesa di un imminente disastro, concentrando le loro preoccupazioni in maniera eccessiva su temi quali la salute, il denaro, la famiglia o il lavoro. Coloro che soffrono di GAD manifestano difficoltà nel rilassarsi e spesso incontrano problemi nell’addormentarsi o nel mantenere un sonno profondo. Le loro ansie sono accompagnate da sintomi fisici quali tremori, contrazioni muscolari, mal di testa, sensazione di stordimento o affanno, irritabilità, sudorazione e vampate di calore. Inoltre, molti individui affetti da GAD sono facilmente spaventati, presentano affaticamento, difficoltà di concentrazione e possono anche sperimentare sintomi depressivi. Il disturbo d’ansia generalizzato può inoltre manifestarsi con sintomi fisici quali nausea, frequente necessità di urinare e sensazione di avere un groppo in gola. (IRCCS Istituto Clinico Humanitas, 2022).

Per soddisfare i criteri del DSM-5 per il disturbo d’ansia generalizzato, i pazienti devono avere ansia e preoccupazioni eccessive per un certo numero di attività o eventi (ad esempio, per le prestazioni scolastiche e lavorative), che si verificano per la maggior parte dei giorni per almeno 6 mesi; le preoccupazioni devono essere associate ad almeno 3 dei seguenti sintomi (nei bambini anche ad uno solo): irrequietezza o sentimento di pericolo, facilità di affaticamento, difficoltà di concentrazione o vuoti di memoria, irritabilità, tensione muscolare, disturbi del sonno. I sintomi psichici devono causare un disagio significativo o compromettere significativamente il funzionamento sociale o lavorativo. Inoltre, l’ansia e la preoccupazione non possono essere attribuite all’uso di sostanze o a un disturbo medico generale.  (American Psychiatric Association, 2013).

1.2 Cause psicologiche del disturbo d’ansia generalizzato

Il disturbo d’ansia generalizzato (GAD) ha radici in diversi fattori psicologici.

1.2.1 Percezione di incontrollabilità e imprevedibilità

Gli studiosi hanno ipotizzato che le persone affette da disturbo d’ansia generalizzato (DAG) possano aver vissuto eventi avversi imprevedibili e incontrollabili, i quali risultano essere particolarmente stressanti rispetto a eventi controllabili e prevedibili. Questa ipotesi è supportata da evidenze che suggeriscono una maggiore probabilità di traumi durante l’infanzia nelle persone affette da DAG rispetto a coloro che soffrono di altri disturbi d’ansia. Inoltre, la scarsa tolleranza dell’incertezza osservata nelle persone con DAG suggerisce un disagio legato alla mancanza di capacità di prevedere il futuro. (Hooley et al., 2017, p. 238).

1.2.2 Il senso di mastery

L’influenza della storia individuale sul controllo degli aspetti cruciali dell’ambiente è una variabile significativa che incide sulle reazioni alle situazioni ansiose. Nei bambini, le esperienze di controllo e padronanza emergono nel contesto delle relazioni genitore-bambino, dove la capacità dei genitori di rispondere adeguatamente alle esigenze dei propri figli influenza direttamente lo sviluppo del senso di padronanza nei bambini stessi. Purtroppo, i genitori dei bambini ansiosi spesso adottano uno stile genitoriale intrusivo e iper controllante, il quale, anziché favorire la crescita di comportamenti sicuri e autonomi, promuove, invece, un atteggiamento ansioso nei figli. Questo modo di agire può far percepire loro il mondo come un luogo pericoloso e ostile, nel quale hanno bisogno di costante protezione e su cui hanno scarsa influenza. (Hooley et al., 2017, p. 238).

1.2.3 Il rimuginio

Il rimuginio, considerato il tratto centrale del disturbo d’ansia generalizzato (DAG), suscita interesse circa la sua persistenza nonostante i livelli di ansia e stress che genera. Gli studiosi si sono dunque chiesti quali benefici le persone affette da DAG attribuiscano al rimuginio. È emerso che i vantaggi più comuni includono l’evitamento superstizioso di catastrofi, la distrazione da temi emotivamente salienti e l’utilizzo del rimuginio come meccanismo di coping e preparazione.

Tuttavia, queste credenze positive sul rimuginio giocano un ruolo significativo nel mantenimento dei livelli elevati di ansia e preoccupazione. Ulteriori indagini hanno chiarito il meccanismo di autoalimentazione del rimuginio: le persone con DAG, durante il rimuginio, tendono a sopprimere le risposte emotive e fisiologiche ai fattori avversi, impedendo così una corretta elaborazione delle preoccupazioni e l’esperienza di estinzione della risposta ansiosa. Inoltre, coloro che rimuginano mostrano una maggiore frequenza di pensieri intrusivi negativi rispetto a chi non lo fa; paradossalmente, questi stessi pensieri intrusivi possono diventare oggetto di ulteriore rimuginio, generando un senso di incontrollabilità sul rimuginio stesso, il che a sua volta causa un aumento dell’ansia. Questo crea un circolo vizioso di ansia, rimuginio e pensieri intrusivi. (Hooley et al., 2017, p. 238-239).

1.2.4 Bias cognitivi

Le persone affette da disturbo d’ansia generalizzato (DAG) non solo presentano frequenti pensieri che inducono paura, ma elaborano anche in modo distorto le informazioni minacciose a causa di schemi di pericolo predominanti. Queste persone hanno la tendenza a concentrare l’attenzione sui segnali minacciosi, anche quando l’ambiente fornisce segnali sia di pericolo che di sicurezza. Questa iper-vigilanza ai segnali minacciosi può manifestarsi già nelle fasi precoci dell’elaborazione delle informazioni, prima che la persona ne sia consapevole. Se un individuo è già ansioso, questo orientamento automatico dell’attenzione verso i segnali minacciosi dell’ambiente può mantenere o addirittura aumentare l’ansia. Inoltre, le persone ansiose tendono a interpretare in modo minaccioso le informazioni ambigue, il che contribuisce ad incrementare l’ansia (Hooley et al., 2017, p. 239-240).

1.3 Cause biologiche

I fattori biologici coinvolti nel DAG possono essere ricondotti alla genetica, ad anomalie nei neurotrasmettitori e a differenze neurobiologiche.

1.3.1 Fattori genetici

Nelle attuali ricerche sul disturbo d’ansia generalizzata emergono indicazioni di una modesta ereditabilità, con stime che suggeriscono che circa il 15-20% della suscettibilità al DAG possa essere attribuito ai fattori genetici. Tuttavia, è importante notare che queste stime possono variare in base alla definizione diagnostica utilizzata nei diversi studi. Parallelamente, gli studi condotti sui gemelli hanno evidenziato che le esperienze ambientali specifiche (ambiente non condiviso) sembrano svolgere un ruolo significativo nel determinare la suscettibilità individuale al DAG. (Hooley et al., 2017, p. 240).

1.3.2 Disfunzioni neuro-ormonali e dei neurotrasmettitori

Negli anni ’50 è stata scoperta l’efficacia delle benzodiazepine nel ridurre i livelli di ansia e, successivamente, negli anni ’70 è stato chiarito che esse agiscono stimolando il neurotrasmettitore GABA, coinvolto nell’ansia generalizzata. L’alterazione nel funzionamento del sistema del GABA è ritenuta un fattore nell’insorgenza dell’ansia poiché questo neurotrasmettitore ha un ruolo fondamentale nell’inibirla durante situazioni stressanti. Tuttavia, va notato che la funzione della serotonina è altrettanto rilevante nella regolazione dell’ansia.

Oltre al GABA, anche l’ormone di rilascio della corticotropina (CRH) è coinvolto nell’ansia poiché regola il sistema di risposta allo stress del corpo. Prodotto dall’ipotalamo, il CRH attiva l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA) durante situazioni stressanti. Questo meccanismo porta alla produzione di cortisolo, l’ormone dello stress, che prepara l’organismo ad affrontare lo stress aumentando la disponibilità di energia. Un’eccessiva attivazione dell’asse HPA, con un aumento della produzione di CRH e cortisolo, è stata associata a vari disturbi d’ansia.

Sebbene il meccanismo preciso non sia ancora completamente compreso, si ritiene che questa iperattività possa contribuire all’insorgenza e al mantenimento di tali disturbi. (Hooley et al., 2017, p. 240).

1.3.3 Regioni cerebrali coinvolte

Le basi neurobiologiche del GAD coinvolgono diverse regioni cerebrali, ciascuna con alterazioni a livello strutturale, chimico e funzionale. L’amigdala, nota per il suo ruolo nella risposta alla paura, mostra un’attività aumentata nei pazienti affetti da GAD. Al contrario, la corteccia prefrontale, coinvolta nel controllo delle emozioni e dell’attenzione, presenta un’attività ridotta nei soggetti con GAD (Qian et al., 2022). Una comunicazione efficace tra amigdala e corteccia prefrontale è cruciale per la regolazione delle emozioni e dell’ansia.

Nei pazienti affetti da GAD, la mancata regolazione delle emozioni è attribuibile a un controllo deficitario dei pensieri a livello prefrontale e a una regolazione autonoma dello stato di attivazione inefficace. (Borkovec, Alcaine, & Behar, 2004). Altre strutture coinvolte includono il grigio periacqueduttale, fondamentale nell’estinzione delle risposte ansiose, e il locus coeruleus, che regola lo stato di attivazione e l’attività autonomica. Inoltre, il nucleo del letto della stria terminale (BNST) coordina le risposte difensive alle minacce incerte, come l’ansia anticipatoria (LeDoux, 2016).

La comprensione delle basi neurobiologiche è essenziale per sviluppare trattamenti mirati, che potrebbero comprendere terapie farmacologiche e psicoterapie, al fine di affrontare efficacemente il GAD.

2. Trattamenti per il Disturbo d’Ansia Generalizzato

La gestione del Disturbo d’Ansia Generalizzata (GAD) richiede spesso un approccio combinato che comprende sia la psicoterapia che la terapia farmacologica. La psicoterapia è un elemento chiave nel trattamento del GAD poiché mira non solo ad alleviare i sintomi, ma anche a identificare e affrontare le cause sottostanti dell’ansia.

2.1 Trattamento farmacologico

Tra i farmaci comunemente utilizzati per il GAD vi sono gli antidepressivi, in particolare gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) come l’escitalopram e gli inibitori della ricaptazione della serotonina-noradrenalina (SNRI) come la venlafaxina. Questi farmaci possono richiedere alcune settimane prima di manifestare pienamente i loro effetti ansiolitici, pertanto, in alcuni casi, si associa inizialmente una benzodiazepina per fornire un sollievo immediato. Tuttavia, l’uso a lungo termine delle benzodiazepine può portare a dipendenza, pertanto vengono prescritte solo per un breve periodo e la loro sospensione deve avvenire gradualmente per evitare sintomi di astinenza.

Altri farmaci ansiolitici, come il buspirone, possono essere efficaci per alcuni individui con GAD e presentano un minor rischio di dipendenza rispetto alle benzodiazepine. Tuttavia, è importante notare che il buspirone può richiedere diverse settimane prima di manifestare pienamente i suoi effetti terapeutici. L’uso di prodotti erboristici come la kava e la valeriana per il trattamento dell’ansia è stato oggetto di interesse, ma la loro efficacia e sicurezza devono ancora essere confermate da ulteriori studi clinici. (Barnhill, 2023).

2.2 Trattamento psicologico

Nel panorama dei trattamenti per il Disturbo d’Ansia Generalizzata (GAD), spiccano le componenti cognitive e comportamentali, entrambe ampiamente studiate e integrate nei protocolli terapeutici.

L’approccio comportamentale più comunemente impiegato si concentra sul training di rilassamento, un metodo mirato a favorire uno stato di calma e tranquillità nel paziente (DeRubeis e Crits-Christoph, 1998, in Kring et al., 2017). Questo training può comprendere tecniche di rilassamento muscolare progressivo o la generazione di immagini mentali rassicuranti, consentendo al paziente di acquisire abilità per rilassarsi rapidamente.

Dall’altro lato dello spettro terapeutico troviamo gli interventi di natura cognitiva; questi si concentrano sulle strategie atte a gestire l’incertezza, un aspetto fondamentale nel contesto del GAD. La terapia cognitiva si è dimostrata particolarmente efficace nel contrastare le manifestazioni dell’ansia rispetto alle sole tecniche di rilassamento. (Dugas et al., 2010, in Kring et al., 2017).

L’approccio terapeutico che combina tecniche comportamentali e di ristrutturazione cognitiva emerge come particolarmente efficace nel trattamento del disturbo d’ansia generalizzato (Hooley et al., 2017, p. 241). Tra le strategie cognitive-comportamentali adottate spiccano il focalizzare l’attenzione sul momento presente anziché sulle preoccupazioni future e l’affrontare attivamente le situazioni evitate a causa di pensieri negativi, entrambe finalizzate a ridurre lo stato di preoccupazione cronica. (Borkovec et al., 2004, in Kring et al., 2017).

La terapia cognitivo-comportamentale (TCC) sembra poter indurre significativi cambiamenti nella maggior parte dei sintomi associati al disturbo d’ansia generalizzato, con un livello di efficacia almeno paragonabile a quello dei farmaci, ma con minori tassi di interruzione del trattamento. (Hooley et al., 2017, p. 241). È interessante notare che la TCC risulta essere ben tollerata dai pazienti e può favorire con successo la riduzione dell’uso prolungato di farmaci da parte di coloro che ne hanno fatto uso per periodi prolungati. (Hooley et al., 2017, p. 241).

Inoltre, le tecniche di rilassamento come lo yoga, la meditazione e l’esercizio fisico possono essere utili nel ridurre lo stress e migliorare il benessere generale, integrando così l’approccio terapeutico complessivo al trattamento del GAD.

Conclusione

Risulta, dunque, evidente che il DAG rappresenti una sfida significativa per molti individui, influenzando profondamente la loro qualità di vita e benessere emotivo. Tuttavia, al di là delle complessità descritte in questo articolo, è essenziale ricordare che non siamo soli nella lotta interiore. Rivolgersi a un professionista qualificato può aprirci la strada verso la guarigione, offrendoci un sostegno prezioso lungo il cammino. È importante mantenere la speranza e la fiducia nel fatto che, nonostante le difficoltà, esistono soluzioni e vie d’uscita. Con impegno, supporto e consapevolezza, è possibile affrontare l’ansia e ritrovare la strada verso il benessere emotivo e la serenità interiore.

“Finirà anche la notte più buia e sorgerà il sole” – Victor Hugo

Riferimenti bibliografici

  1. American Psychiatric Association (2013), Manuale diagnostico e statistico dei disturbi Mentali, Quinta edizione (DSM-5), trad. it. Raffaello Cortina, Milano 2014.
  2. Barnhill, J. W. (2023, August 31). Disturbo d’ansia generalizzato. Manuale MSD, Versione per I Pazienti.
  3. Borkovec, T. D., Alcaine, O. M., & Behar, E. (2004). Avoidance Theory of Worry and Generalized Anxiety Disorder. In R. G. Heimberg, C. L. Turk, & D. S. Mennin (Eds.), Generalized anxiety disorder: Advances in research and practice (pp. 77–108). The Guilford Press
  4. Fava, G., Rafanelli, C., & Savron, G. (1998). L’ansia. Caledoiscopio Italiano, 121, 3-79.
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