LO PSICOLOGO DELLO SPORT

coach

L’Ordine degli Psicologi del Lazio descrive in poche linee guida la formazione dello psicologo dello sport. Deve trattarsi di un laureato magistrale in psicologia e questa è la sola e unica conditio sine qua non. Per il resto è caldamente consigliato l’aver frequentato un master e aver svolto il tirocinio post laurea presso uno psicologo abilitato ed iscritto all’Albo da almeno tre anni.

In quanto libero professionista ha due possibilità occupazionali:

  • Proporsi come “consulente” a:
    • gli atleti 
    • alle associazioni sportive 
    • ai genitori degli atleti stessi
  • Proporsi come dipendente alle associazioni sportive o per periodi o a progetto;
  • Aderire alle proposte delle federazioni sportive in materia. Alcune Federazioni, pur non agevolando l’inserimento, prevedono l’obbligatorietà della figura dello Psicologo dello Sport nelle associazioni sportive spesse. Quindi, è possibile puntare sugli obiettivi dell’Associazione e vedere se e come si possano coniugare con quelli della nostra professione e con quelle degli atleti e dei genitori degli stessi.
  • Proporsi con Progetti alle Scuole.

Spesso questa figura professionale si associa con altre figure per offrire un servizio “chiavi in mano”. A tal fine, creare una rete professionale con:

  • Tecnici
  • Preparatori atletici
  • Dietologi
  • Nutrizionisti
  • Psichiatri
  • Psicoterapeuti
  • Fisioterapista
  • Fisiatra
  • Ortopedico 
  • Posturologo 
  • Altre figure simili

può essere utile per allargare il mercato e garantire una professionalità sempre più richiesta dal mondo dello sport.

Il mondo delle associazioni sportive, peraltro, è estremamente vario e pieno di opportunità da sfruttare e creare, ma soprattutto “vedere”. Esistono associazioni che sono delle piccole comunità: offrono piscina, aule per la riabilitazione, tennis, calcio, calcetto, beach volley, paddle, squash, ecc, con i relativi tornei, singolari e di squadra. Le persone cercano il benessere e lo trovano in queste “forme”, come in altre, del tutto amene, invece: piccoli circoli e associazioni, dove la persona si sente più considerata, come individuo, ed in cui sente maggiori e più facili le possibilità di sviluppare relazioni e comunicare.

Il boom della bellezza, del benessere, dei centri di fitness, delle palestre, dei centri di riabilitazione, dei personal trainer e della cucina, del mindful eating, dello yoga, della posturale, della chirurgia estetica e chissà cos’altro, per non parlare dello sviluppo delle cliniche per esami e radiografie, ecografie, risonanze magnetiche, che abbinano, all’esame tecnico, la terapia di riabilitazione… porta immediatamente a vedere l’inserimento della nostra figura professionale come un professionista in grado di dare il suo supporto e sostegno alle persone.

Ricordiamoci che lo psicologo, all’art. 1 della L. 56/89 recita: 

La professione di psicologo comprende l’uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito.  

Come psicologo dello sport, e come psicologo possiamo operare e proporci.