Lo sviluppo del sé e l’acquisizione dell’identità

sviluppo

a cura della dott.ssa Angelica Venanzetti

Abstract

Nel corso dello sviluppo si potranno osservare dei cambiamenti nella concezione del sé e nella definizione della propria identità. Rispetto all’acquisizione del sé, Thomson (2007) aveva ipotizzato alcune tappe dello sviluppo in cui ciascun bambino incrementa la propria percezione del sé. Se nella prima fase di vita, intorno ai 15 mesi iniziano ad esserci dei primi segnali di auto riconoscimento, con l’aumento dell’età, durante la seconda infanzia potrà giungere ad una maggiore attenzione posta alla componente fisica, senza la possibilità di distinguere mente e corpo. Nella fanciullezza ci saranno importanti cambiamenti che includeranno anche le componenti psicologiche (Santrock, 2021).

Oltre all’incremento della propria identità, ciascun bambino vivrà dei cambiamenti anche nella cognizione sociale, pertanto ci saranno delle differenze importanti sulla comprensione e sull’ interazione con gli altri. Sin dalla seconda infanzia, mediante la descrizione degli stati psicologici, ci sarà una diversa percezione degli altri (Gee & Heyman, 2007).

La formazione della propria identità è caratterizzata da una varietà di fattori, Erikson (1950, 1968) fu uno dei teorici ad approfondire le tematiche che conducono alla costruzione della propria identità. Durante tutta la vita si pongono domande in merito alla propria identità ma nell’adolescenza si hanno risposte differenti. Nella sua teoria, Erikson afferma che esistono diverse scelte che devono essere compiute, dunque si attraversano diversi stadi che conducono all’età adolescenziale, nella quale si ha una distinzione tra lo sviluppo dell’identità, quindi una comprensione di chi si è e verso dove si vuole arrivare, ma si può vivere una condizione di diffusione dell’identità, in cui si è in uno stato di confusione (Santrock, 2021).

In conclusione, a seguito della presentazione degli studi teorici che hanno permesso di indagare le tappe evolutive dello sviluppo del sé e della costruzione della propria identità, si intende approfondire l’importanza di attività come la narrazione del sé nei bambini per un accrescimento del senso del sé e delle abilità sociali (Bocci & Franceschelli 2014).

Introduzione

Quando si parla di sviluppo ci si riferisce ad un periodo che comprende tutto l’arco della vita (Handy & Kloep. 2003); lo sviluppo di ciascuna persona deriva dall’interazione tra la componente biologica, cognitiva e socio-emotiva (Gilbert & Gottlieb, 2007). I teorici che si sono occupati di studiare la psicologia dello sviluppo hanno affrontato quattro principali questioni in merito ai processi dello sviluppo:

  1. La contrapposizione tra natura e cultura: la domanda principale è se lo sviluppo sia influenzato anche da fattori di tipo culturale oppure se è la sola natura a determinare le traiettorie evolutive dello sviluppo. A tal proposito, ad oggi è possibile affermare che è l’interazione tra le componenti biologiche e genetiche e i fattori culturali e ambientali ad indirizzare i processi di sviluppo (Gilbert & Gottlieb, 2007).
  2. Dibattito tra continuità e discontinuità: alcuni autori affermavano che lo sviluppo era caratterizzato da cambiamenti graduali e cumulativi, quindi di tipo continuo; mentre altri studiosi sostenevano che c’erano delle fasi distinte durante lo sviluppo, pertanto questo generava una discontinuità.
  3. L’importanza delle prime esperienze o delle esperienze successive: le prime esperienze sono fondamentali nei processi di sviluppo oppure sono le esperienze successive ad avere maggiore rilevanza? Chi sosteneva il secondo pensiero affermava che la cura nel primo periodo dello sviluppo non è più influente dei periodi successivi.
  4. Sviluppo come un processo dominio-generale o dominio-specifico: secondo il pensiero “dominio-generale” lo sviluppo coinvolge in maniera uniforme e simultanea tutte le aree dello sviluppo, mentre nel processo “dominio-specifico” si pensa che ciascuna area si sviluppi seguendo dei ritmi differenti (Santrock, 2021).

Tra le aree che coinvolgono lo sviluppo possiamo individuare lo sviluppo cognitivo, lo sviluppo motorio, lo sviluppo linguistico, ma occorre dare rilevanza allo sviluppo del sé e alla formazione dell’identità.

La comprensione del sé è definita come “la rappresentazione cognitiva che un bambino ha di se stesso, la sostanza e il contenuto della concezione di sé di un bambino”, la rappresentazione del sé è connessa ai ruoli e alle categorie di appartenenza (Harter, 2006).

1. Lo sviluppo del sé e dell’identità

Seppur studiare il sé in età evolutiva non sia una questione semplice, Thomson (2007) ha individuato alcuni elementi tipici che si presentano nel corso dello sviluppo, che sono indicatori dello sviluppo del sé.

Durante la prima infanzia, verso i tre mesi si ha una prima forma di riconoscimento del sé, infatti il bambino diviene attento alla propria immagina presentata allo specchio. Una prova che si può fare è di disegnare un puntino rosso sul naso, quando il bambino si specchia probabilmente riconoscerà che c’è qualcosa di anomalo in quella visione del sé e cercherà di toglierlo. Delle forme di auto-riconoscimento complete si avranno intorno ai 15-18 mesi (Hart & Karmel, 1996; Lewis, 1989) .

Tra i due e i tre anni i bambini presentano delle forme di autoconsapevolezza mediante l’utilizzo di proposizioni con pronomi personali o possessivi (Bullock & Lutkenhaus, 1990; Fasig, 2000).

Nel corso della seconda infanzia i bambini si caratterizzano per una confusione nel distinguere il sé, la mente e il corpo, nello specifico il sé viene indentificato con il corpo, il quale viene riconosciuto nella testa. Inoltre, le descrizioni durante quest’età sono prevalentemente concrete, quindi ciò che è osservabile, fisiche, dunque con aggettivi che comprendano aspetti materiali, e sono descrizioni attive, quindi riguardanti le attività svolte (Santrock, 2021). Quest’età è caratterizzata da delle valutazioni positive non reali su di sé (Harter, 2006), risulta difficile distinguere la realtà dal sé ideale (Thompson, 2008).

Nel periodo della fanciullezza i bambini riescono a distinguere il sé ideale dal sé reale ed hanno delle valutazioni più realistiche. In aggiunta, durante le descrizioni non si soffermano più sulle caratteristiche prevalentemente fisiche, bensì vengono introdotte le componenti psicologiche e gli aspetti sociali, riuscendo a discriminare e a confrontare se stessi con gli altri (Harter, 2006).

In adolescenza la costruzione del sé è instabile, seppur si abbia maggiore consapevolezza e capacità di distinguere il sé reale dal sé ideale; poiché il pensiero diviene più astratto anche la descrizione del sé sarà caratterizzata da astrattezza (Santrock, 2021).

Lo sviluppo del sé è collegato anche allo sviluppo della propria identità. L’identità è costituita da una molteplicità di aspetti che si pongono in relazione tra di loro, come la carriera e il lavoro, le opinioni politiche e religiose, la sessualità, la provenienza del paese, le caratteristiche fisiche e quelle della personalità.

Erikson (1950, 1968) ipotizzò l’esistenza di diverse fasi psico-sociali che si susseguono nel corso della vita umana, ciascuna fase corrisponde ad una crisi, la quale deve essere superata per passare alla fase successiva.

  • Fiducia – diffidenza:  durante il primo anno di vita il bambino necessita di benessere, se prova un senso di fiducia e non ha paura potrebbe credere che il mondo non sia un posto pericoloso.
  • Autonomia – vergogna e dubbio: nel corso della prima infanzia i bambini costruiscono il proprio comportamento, infatti acquisiscono maggiore autonomia, ma se vivono una condizione di limitatezza questo potrebbe causare in loro uno stato di vergogna.
  • Iniziativa – senso di colpa: in età prescolare i bambini hanno intraprendenza e mettono in atto dei comportamenti finalizzati a degli scopi, ma il senso di colpa potrebbe scaturire quando il bambino viene spinto a vivere questo stato emotivo, ad esempio se è considerato irresponsabile.
  • Industriosità – inferiorità: in età scolare si ha un incremento delle competenze e conoscenze, dunque i bambini spesso sono contenti dei processi di apprendimento, ma contemporaneamente potrebbe emergere un senso di inferiorità e di inadeguatezza.
  • Identità – diffusione di identità: durante questo periodo le persone devono scoprire la propria identità, man mano si acquisiscono nuovi ruoli e status, pertanto potrebbe sviluppare un’identità se riesce a trovare la propria direzione, altrimenti, se non ha la possibilità di esplorare le sue vie, questo conduce ad uno stato di confusione, quindi di diffusione di identità.
  • Intimità – isolamento: tra 20 e 30 anni inizierà sempre più ad esserci l’esigenza di costruire delle relazioni intime, questo avverrà se la persona riesce a stabilire delle relazioni sane in amicizia e in amore, altrimenti è possibile che si trovi in una condizione di isolamento.
  • Generatività – stagnazione: durante questa fase potrebbe incrementare il desiderio di generare dei figli, altrimenti, se si pensa di non aver fatto nulla per la generazione successiva si è nella condizione di stagnazione.
  • Integrità – disperazione: durante gli ultimi anni di vita le persone possono fare un bilancio del proprio vissuto ed esserne soddisfatti (integrità) oppure credere di non aver vissuto bene la propria vita (disperazione).

L’età adolescenziale è l’età critica per la costruzione della propria identità, secondo Erikson è importante far fronte alle varie possibilità che la vita offre, infatti la società lascia gli adolescenti liberi dalle responsabilità, pertanto avranno la possibilità di sperimentare i ruoli e le personalità, l’esplorazione è importante. Al termine, se i giovani hanno avuto successo su queste situazioni di conflitto avranno raggiunto la propria identità, altrimenti se non c’è stata una risoluzione, si è in una condizione di diffusione di identità.

A partire dalla teoria di Erikson, James Marcia (1980, 1994) ha individuato l’esistenza di quattro stati dell’identità, infatti ci sarà sempre una condizione di crisi, durante la quale vengono esplorate le possibilità, questo può condurre a diversi esiti: confusione dell’identità, blocco dell’identità, moratoria dell’identità e conquista dell’identità. La confusione dell’identità si ha quando non è ancora stata vissuta la condizione di crisi e non ha ancora preso un impegno; il blocco dell’identità si presenta quando si è impegnati in qualche attività senza aver avuto una crisi. La moratoria dell’identità è quando si sta vivendo la crisi e non ci sono ancora degli impegni presi; la conquista dell’identità avviene quando è stata attraversata la crisi ed è stato preso un impegno.

2. La narrazione nella scuola dell’infanzia

La componente narrativa è presente culturalmente nell’essere umano, è uno strumento che permette di sviluppare la conoscenza e costruire significati; le capacità narrative sono strettamente legate alle competenze cognitive e linguistiche (Bocci & Franceschelli, 2014).

Bocci e Franceschelli (2014) hanno svolto uno studio sui bambini della scuola dell’infanzia, ai quali sono stati proposti alcuni strumenti che indagavano le competenze narrative mediante l’utilizzo del disegno e del racconto orale; in particolare sono stati considerati i criteri dell’autonomia, della caratterizzazione rispetto al sé, alle altre persone e nelle relazioni spazio-temporali, e la ricchezza e l’elaborazione.

Rispetto al racconto orale sono state tenute in considerazione le componenti socio-affettive e la capacità narrativa sia nella fluenza che nell’individuare relazioni nel contesto. Inoltre, sono stati considerati anche gli aspetti sociali, in particolare l’indipendenza, la capacità di conversazione, di concentrazione e le relazioni e le interazioni con i pari e con gli adulti. All’interno del contesto scolastico le attività didattiche riguardavano l’ascolto della narrazione di storie, l’attuazione di riflessione e discussione.

Successivamente altre attività proposte riguardavano la creazione di storie a partire dagli albi illustrati e  da delle carte con delle figure non connesse tra loro; inoltre, durante la narrazione delle storie, alcuni compiti richiedevano di inventare un finale. Un momento proposto ha permesso di ripercorrere la propria vita mediante l’utilizzo di fotografie riguardanti il passato e il futuro. Le attività successive richiedevano la narrazione delle preferenze in merito ai giochi e agli alimenti, mentre in un’altra fase la proposta è in merito all’espressione dei propri desideri e delle proprie paure.

Poi, con l’obiettivo di far riflettere su cosa vorrebbero fare da grandi, i bambini dovevano narrare questo mediante il mimo; per poter proseguire la narrazione e la conoscenza del sé, l’attività successiva consisteva nel pescare una carta sulla quale erano scritte le tematiche da trattare. Infine, nell’ultima attività si proponeva ai bambini di proseguire la propria descrizione attraverso l’utilizzo di oggetti presenti all’interno delle riviste e dei giornali, dopo averli ritagliati dovevano essere uniti per formare una margherita; al termine i bambini posti a cerchio giravano la margherita e in relazione al tema presente nel petalo descrivevano quell’aspetto di sé stessi (Bocci & Franceschelli, 2014).

A seguito della proposta di queste attività, dai risultati è emerso che nella fase iniziale i bambini erano piuttosto incerti e richiedevano un supporto; rispetto all’autonomia nella distinzione tra i punteggi in ingresso e quelli in uscita sono stati osservati dei miglioramenti; anche in merito ai criteri di ricchezza ed elaborazione e in quello della caratterizzazione i bambini hanno ottenuto dei punteggi superiori nel confronto tra inizio e fine. Rispetto alle attività del racconto orale, anche in questo caso nella fase iniziale i bambini risultano avere qualche difficoltà, che non si è ripresentata in uscita. L’area socio-affettiva è risultata essere quella con maggior difficoltà, mentre importanti miglioramenti sono emersi nella fluenza.

Nell’area della socialità sono stati individuati dei progressi tra i punteggi in ingresso e in uscita sia nella scala dell’indipendenza, che in quella di conversazione, la concentrazione e il comportamento con gli adulti; l’area che ha ricevuto più miglioramenti è quella del rapporto e del gioco con gli altri bambini (Bocci & Franceschelli, 2014).

In conclusione, mediante la proposta di attività didattiche pedagogiche che richiedano di produrre delle narrazioni del sé, è possibile incrementare la propria capacità di costruire il sé, infatti man mano si ha avuto un decremento delle incertezze e maggiore spontaneità. Le abilità narrative favoriscono le abilità socio-relazionali, di indipendenza e concentrazione (Bocci & Franceschelli, 2014).

Conclusione

Lo sviluppo del sé è un processo che avviene in maniera graduale, è costituito da un’interazione tra fattori ambientali e fattori genetici (Gilbert & Gottlieb, 2007). L’età adolescenziale risulta essere una delle età più difficoltose poiché è in questo periodo che iniziano a svilupparsi alcune aree celebrali. Erikson afferma che esistono diverse fasi caratterizzate da delle crisi che ciascuno deve superare, in particolare l’adolescenza risulta essere caratterizzata da maggiori contrasti e incertezze, infatti il raggiungimento di consapevolezze rispetto alla propria identità può essere difficoltoso.

Bocci & Franceschelli (2014) hanno proposto uno studio per osservare quali effetti potessero avere alcune attività didattiche incentrate sulla narrazione del sé mediante l’utilizzo del disegno e dei racconti orali. Da questo studio è emerso che tali attività potevano favorire maggiore consapevolezza del sé e incrementare le abilità relazionali.

Il concetto di sé non è a sé stante, infatti i bambini non definiscono solo il sé ma effettuano anche delle valutazioni, questo crea in loro l’autostima. L’autostima risulta essere piuttosto alta nell’infanzia, infatti in questo periodo i bambini creano delle immagini di sé esageratamente positive (Harter, 2006), mentre il periodo adolescenziale risulta essere caratterizzato da un decremento della propria stima di sé (Robins et al., 2002).

Sono molteplici i fattori che vanno a costituire la formazione della propria identità, tra questi il contesto sociale, la componente familiare, soprattutto durante la fase adolescenziale dove si crea un contrasto tra la necessità di un equilibrio e la volontà di libertà; inoltre, altri fattori sono la componente culturale, il genere, gli aspetti biologici, come gli ormoni, e le esperienze sociali (Santrock, 2021).

Bibliografia

  1. Bocci, F., & Franceschelli, F. (2014). Raccontarsi nella Scuola dell’Infanzia. Per una pedagogia della narrazione fra testimonianza di sé e sviluppo dell’identità. Italian Journal of Special Education for Inclusion, 2(1), 145-163.
  2. Bullock & Lutkenhaus (1990), in “Psicologia dello sviluppo” a cura di Santrock.
  3. Gilbert & Gottlieb (2007), in “Psicologia dello sviluppo” a cura di Santrock.
  4. Handy & Kloep (2003), in “Psicologia dello sviluppo” a cura di Santrock.
  5. Hart & Karmel (1996), in “Psicologia dello sviluppo” a cura di Santrock.
  6. Harter (2006), in “Psicologia dello sviluppo” a cura di Santrock.
  7. Erikson (1950, 1968) in “Psicologia dello sviluppo” a cura di Santrock.
  8. Fasig (2000), in “Psicologia dello sviluppo” a cura di Santrock.
  9. Gee & Heyman (2007) in “Psicologia dello sviluppo” a cura di Santrock.
  10. Lewis, 1989, in “Psicologia dello sviluppo” a cura di Santrock.
  11. Robins (2002), in “Psicologia dello sviluppo” a cura di Santrock.
  12. Santrock, J. (2021). Psicologia dello sviluppo, IV edizione. McGraw Hill education.
  13. Thomson (2007), in “Psicologia dello sviluppo” a cura di Santrock.
  14. Thomson (2008), in “Psicologia dello sviluppo” a cura di Santrock.