Promuovere e sostenere il benessere dei giovani studenti durante il passaggio dalla Scuola all’Università

studenti

a cura della dott.ssa Jacqueline Rindone

Abstract

Il presente articolo affronta il delicato tema della transizione dalla scuola secondaria di secondo grado all’Università, momento cruciale nella vita dei giovani studenti. Verrà esposta l’importanza dell’orientamento formativo nel momento di passaggio dalla scuola all’Università e verrà presentato, a supporto di quanto esposto sopra, un caso studio e di ricerca portato avanti dall’Università di Firenze nel progetto POT (percorso di orientamento e tutorato). Le azioni proposte dalla ricerca hanno accompagnato gli studenti coinvolti in una riflessione circa il proprio futuro lavorativo, sia in termini di attitudini personali sia di prefigurazioni professionali.

Tra gli strumenti utilizzati nello studio, troviamo il Professional/Personal Devolopment Plan (PDP). Nello studio di ricerca condotto dall’Università di Firenze l’analisi qualitativa dei dati è stata realizzata attraverso il software Atlas.ti. Tale software, ha evidenziato alcuni elementi cruciali per lo sviluppo di competenze, di riflessione critica e di auto orientamento in grado di aumentare la consapevolezza dei giovani studenti circa le tappe necessarie da intraprendere per il proprio futuro professionale.

Introduzione

Le mutazioni costanti della società, l’implementazione delle tecnologie e le continue crisi economiche e/o climatiche hanno reso la società odierna sempre più flessibile e mutevole. Di conseguenza, ai giovani di oggi, è richiesto di prendere maggiori decisioni, rispetto al passato, rendendo più complesso il processo decisionale che interessa la configurazione di percorsi formativi e professionalizzanti. In questa società in continuo divenire è richiesto ai giovani una maggiore flessibilità. In questo panorama risulta necessario implementare le pratiche di orientamento come atti educativi finalizzati a condurre i giovani adulti verso decisioni consapevoli a livello formativo, personale e lavorativo.

In tal senso, il Percorso di Orientamento e Tutorato (POT), avviato nel 2019 e concluso nel 2020, ha coinvolto nove Atenei italiani, tra cui l’Università degli Studi Firenze, proponendo un’attività di orientamento all’interno delle Scuole Secondarie di Secondo grado, con l’obiettivo di sviluppare le competenze di auto-orientamento e all’acquisizione di una maggiore consapevolezza riguardo alla scelta universitaria. Uno degli strumenti utilizzati all’interno del percorso è stato il Professional/Personal Devolment Plan (PDP) che ha come obiettivo quello di supportare in maniera attiva e responsabile lo studente nell’identificazione e nella successiva realizzazione delle sue tappe di apprendimento, tramite la definizione di obiettivi specifici relativi al proprio percorso formativo e professionale (De Maria e Montorsi, 2023; Del Gobbo, 2021).

1. Orientamento formativo nella transizione scuola–università

Prima della rivoluzione industriale, la famiglia rappresentava il centro di confluenza dove si formava il giovane adulto sia in ambito professionale che in ambito personale, in quanto, il sistema produttivo risultava semplificato. Il lavoro presentava una struttura chiusa, in quanto veniva ereditato dai genitori. Con l’avvento della rivoluzione industriale cambia la struttura sociale e inevitabilmente, insieme ad essa, anche la struttura familiare, comportando una riduzione dei rapporti di socializzazione primaria e di conseguenza portando a una perdita del processo identificativo con la centralità del sistema familiare stesso.

Diventa centrale il problema dell’orientamento, in quanto, la mutazione sociale, che ha comportato la modifica del ruolo familiare, determina un disorientamento dei giovani adulti. Infatti, un tempo, il ruolo dell’orientamento veniva effettuato direttamente dalla famiglia permettendo al soggetto di formare il proprio Sé (Di Rienzo, 2015).

La scuola post-industriale inizia ad assumere tre compiti di formazione (De Maria & Montorsi, 2023):

  • la scuola come elemento imprescindibile nella costruzione del processo di identità e di strutturazione intesa come persona consapevole delle proprie capacità e dei propri limiti;
  • la scuola come ente impegnato nella educazione dei giovani, processo educativo che si estende lungo tutto l’arco della vita;
  • la scuola in funzione dell’orientamento personale e professionale.

Risulta di estrema importanza fornire ai giovani di oggi gli strumenti necessari per gestire in maniera consapevole le transizioni che avvengono quotidianamente a livello formativo, professionale e personale. L’implementazione dell’orientamento negli istituti per la formazione, in Italia, diventa possibile grazie alle direttive che hanno permesso, dall’inizio degli anni Novanta, di delinearne i principi e le condizioni operative.

Il vero cambiamento avviene nel 1997 quando l’idea dell’orientamento viene estesa ache all’università, permettendo di accrescere in maniera consapevole il processo decisionale in vista degli sbocchi lavorativi (D. Lgs. n. 245/1997). Nello stesso anno avviene un ampliamento del concetto di orientamento come intervento fisso, che deve includere tutte le persone in tutte le fasi della vita, diventando l’obiettivo principale per la riduzione della dispersione scolastica (L. n. 58/2003).

Le successive manovre hanno permesso di ampliare l’orientamento permanente con lo scopo di creare un sistema integrato necessario a promuovere una forte responsabilità sociale condivisa con tutti gli attori coinvolti, in modo da favorire lo sviluppo economico, l’inclusione sociale e l’occupabilità giovanile.

A questo proposito, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha permesso al governo italiano di rafforzare le condizioni di sviluppo del Paese con l’obiettivo di far crescere il numero di laureati e sostenendo la delicata transizione dalla scuola secondaria di secondo grado all’università: in questo caso l’obiettivo è quello di sviluppare nei giovani adulti una scelta consapevole che aiuti a valorizzarli. Inoltre, vivendo in una società in continuo mutamento, la produzione e trasmissione della conoscenza utile spetta al mondo accademico che si trova a dover superare il divario esistente tra domanda e offerta di lavoro.

La mutazione sociale e le continue richieste provenienti dal mondo del lavoro hanno portato l’Università a investire sulla qualità dei servizi erogati agli studenti, migliorando la didattica, inserendo tirocini e consolidando la costruzione di una rete tra enti privati e pubblici, al fine di indirizzare lo studente verso un percorso di crescita più consapevole dei propri obiettivi e puntando ad una possibile mitigazione della fuoriuscita dai percorsi formativi (Decreto Legislativo 21 Luglio 1997, n. 245).

2. Dispersione scolastica

Il tema della dispersione include nella sua accezione più ampia tutti gli elementi che comportano la mancata conclusione degli studi, una bassa performance di studio e l’esclusione dal mercato del lavoro. Permette di avere, allo stesso tempo, informazioni utili alle istituzioni circa la scala di valutazione delle variabili che portano lo studente a lasciare un percorso formativo.

Tra queste variabili può essere considerata la scarsità del funzionamento delle istituzioni formative (Lo Presti & Tafuri, 2020) in quanto “l’esclusione sociale-dispersione scolastica è, difatti, in rapporto circolare tra due fenomeni: l’esclusione genera dispersione e, allo stesso modo, la dispersione delinea destini individuali che tendono all’esclusione.“ […] “La capacità di ‘includere’ costituisce, difatti, un elemento primario della società civile ed è allo stesso tempo il criterio che qualifica l’educazione nella sua essenza”.

Il fenomeno della dispersione può essere letto attraverso due indicatori: il primo fa riferimento agli Early school leavers (ESL), coloro che tra i 18 e i 24 anni non hanno concluso un ciclo di istruzione superiore (Zollo,2016).

2.1 Dispersione scolastica in Italia e in Europa

A livello Europeo, nel 2021, una media del 9.7% (Eurostat, 2022) dei giovani ha abbandonato precocemente la formazione. Per quanto riguarda la dispersione scolastica in Italia la percentuale è intorno al 13%, superata soltanto dalla Romania con un tasso del 15.3%. Il secondo indicatore fa riferimento ai Not in Education, Employability or Training (NEET), persone dai 15 ai 29 anni che non lavorano e non studiano e che presentano uno Status Zero3 (Cacciari, 2014). A livello Europeo, il tasso di NEET è diversificato nei diversi paesi, infatti, sono presenti paesi che hanno il tasso inferiore al 10% come Svezia, Slovenia, Danimarca e Lussemburgo; paesi come l’Italia dove il tasso è estremamente alto, intorno al 20% (Eurostat, 2019). Risulta necessario conoscere le motivazioni che portano i giovani a diventare NEET o ad abbandonare precocemente gli studi, in quanto è una condizione di esclusione che influisce su tutto il percorso di vita di un giovane adulto. Per quanto riguarda l’istruzione terziaria, l’Italia riscontra una dispersione universitaria, rispetto al resto dell’Europa, molto alta con una percentuale del 13.5% (Piazza, 2020).

2.2 Dispersione scolastica universitaria

Il giovane adulto si trova dunque in una fase delicata di transizione in cui la scelta universitaria porta a vivere le prime esperienze fuori casa e a dover organizzare in maniera consapevole il proprio percorso formativo. Questa può essere vissuta dagli studenti in maniere molto caotica e può generare un drop out.  I ragazzi sono chiamati ad abbandonare la propria città d’origine, la propria famiglia e i propri amici.

A tutto questo si aggiunge anche l’approccio con l’università che è differente rispetto alla scuola superiore di secondo grado. È necessario rendere gli studenti consapevoli dei processi decisionali, che coinvolgono tutte le fasi della vita, in quanto la società mutevole in cui viviamo oggi richiede costantemente flessibilità. All’interno di una società definita liquida (Bauman, 2002), “tale incertezza, gestita da ogni singolo individuo, con i mezzi a sua disposizione, trasforma il produttore in consumatore, allontana l’individuo dalla comunità che lo rassicura, costringendolo a costruire la propria identità grazie alle molteplici offerte dal mercato”.

Il soggetto si muove freneticamente nell’individualismo, senza una missione condivisa con gli altri, ma adeguandosi alle attitudini del gruppo per non sentirsi escluso. Una risposta potrebbe essere la presenza di una scuola orientata al benessere degli studenti, capace di favorire lo sviluppo della conoscenza del sé, la riflessione critica sul mondo formativo e lavorativo, una maggiore consapevolezza delle proprie capacità con l’obiettivo di formare studenti che siano in grado di applicare le competenze nel settore lavorativo di riferimento.

Un ruolo centrale possono averlo le Career Management Skills, ovvero quelle competenze e abilità necessarie per la gestione, esplorazione, identificazione e realizzazione di nuovi piani di sviluppo sia a livello personale, che a livello formativo e lavorativo, costituendo così un piano di carriera permanente. Affidando all’educazione degli adulti quel processo formativo in grado di formare l’adulto a livello di singolo e a livello di collettività, è possibile permettere al soggetto di trasformarsi sia nelle condizioni lavorative che in quelle personali.

Diversamente da quello che accad3 con i bambini, l’apprendimento dell’adulto è concepito come un processo di facilitazione tendente ad offrire un supporto alle capacità di auto direzione e di autosviluppo che gli individui naturalmente possiedono. Per aiutare i giovani adulti a muoversi e districarsi in maniera consapevole all’interno del quadro dell’offerta formativa e lavorativa, l’implementazione di un sistema di orientamento e auto-orientamento costruito secondo il costrutto di self-directed guidance può fornire agli studenti le risorse e gli strumenti utili a muoversi all’interno della società in modo critico, sviluppando la capacità di controllo della realtà e la consapevolezza che essa può mutare (Federighi, Del Gobbo, & Frison, 2021).

3. Case study e ricerca: l’esperienza del progetto POT presso l’Università di Firenze

Il progetto POT ha coinvolto gli studenti e fa riferimento alle azioni di orientamento realizzate con studenti e studentesse della scuola secondaria di secondo grado. Il percorso partiva dalla seguente domanda di ricerca: “Come si può favorire una scelta consapevole del percorso universitario di studenti e studentesse della Scuola Secondaria di Secondo Grado? E come supportare le matricole nel valutare rapidamente la scelta compiuta?”.

Gli obiettivi che si intendevano raggiungere attraverso il progetto si sono sviluppati attorno a tre assi:

  1. supporto e facilitazione per la comprensione del ruolo professionale dell’educatore;
  2. sviluppo di linee guida per svolgere un apprendimento in linea con la costruzione del ruolo professionale;
  3. accrescimento della consapevolezza rispetto al ruolo professionale per la creazione di identità professionali. Tali obiettivi possono sono stati raggiunti attraverso due azioni educative:
    • l’orientamento, inteso come processo di integrazione tra mondo formativo e mondo lavorativo; questa azione è stata rivolta agli studenti della scuola secondaria di secondo grado per favorire la conoscenza del CdS L-19;
    • il tutoraggio, con coinvolgimento degli iscritti al primo e secondo anno del CdS L-19, rivolto al sostegno e all’autovalutazione del percorso, permettendo la costruzione di un’identità professionale e aiutando gli studenti che presentavano difficoltà (Federighi et al., 2020).

Attraverso l’azione educativa di orientamento e tutoraggio si è lavorato sullo sviluppo di competenze trasversali, implementando le pratiche di auto-orientamento, la valorizzazione del Sé, la riflessione critica e una maggiore consapevolezza. Il progetto ha visto coinvolti docenti delle scuole e le organizzazioni dell’economia sociale, sviluppando in maniera continua le attività previste, permettendo la creazione di una rete tra gli istituti per la formazione e il mondo lavorativo (Federighi et al., 2020).

L’utilizzo e la somministrazione di un questionario di autovalutazione ha permesso l’attività di riflessione su sé stessi, seguita da un momento di riflessione di gruppo. In una fase successiva, è stato chiesto agli studenti di sviluppare un Business Model Canvas a livello individuale, permettendo la riflessione personale sui propri obiettivi. Il percorso ha previsto inoltre tre incontri con le cooperative selezionate, al fine di conoscere nel dettaglio e approfondire la figura professionale dell’educatore. La parte conclusiva ha portato alla costruzione del proprio piano di sviluppo personale e professionale (PDP). In contemporanea è stata sviluppata l’azione di monitoraggio che ha permesso la comunicazione costante tra i docenti e gli studenti. L’azione di monitoraggio è stata effettuata anche per i tutor aziendali.

Il progetto POT può essere letto come un dispositivo formativo di self-directed guidance (Federighi, Del Gobbo, & Frison, 2021), “dove ogni azione che viene svolta è dettata da regole che determinano le opportunità di apprendimento, con l’obiettivo di rendere lo studente proattivo nella gestione della carriera professionale e personale”. Il percorso POT, dunque, ha potuto ampliare le occasioni di conoscenza attraverso l’esperienza diretta degli studenti e l’acquisizione di informazioni sul proprio futuro professionale potenziale.

All’interno delle azioni realizzate, la costruzione del proprio piano di sviluppo personale e professionale diventa esso stesso parte integrante di questo dispositivo formativo nella misura in cui aiuta lo studente a comprendere le tappe necessarie e richieste per prefigurare e raggiungere i propri obiettivi di sviluppo, pianificando le azioni che lo porteranno al raggiungimento degli stessi (Federighi, Del Gobbo, & Frison, 2021).

Conclusioni

La delicata scelta del percorso formativo universitario porta i giovani a svolgere dei processi decisionali che molto spesso sono frutto di una poca consapevolezza e che possono scaturire, dovuto anche ad altre motivazioni personali, a una dispersione precoce dopo l’iscrizione (Frison, 2023).

Il giovane adulto si ritrova a dover gestire la propria carriera formativa senza strumenti adeguati e necessari. Questo processo può causare disorientamento e, molto spesso, disagio in quanto lo studente intraprende un percorso formativo che ha deciso in una fase di vita molto delicata, rischiando di abbandonare precocemente il percorso di studi. L’offerta formativa di cui godono i ragazzi è molto ampia, pertanto, risulta di estrema importanza permettere ai giovani di gestire in maniera attiva il proprio sviluppo formativo e di carriera. Risulta altrettanto necessaria la costruzione di un sistema di formazione continua che coinvolga tutte le fasi di vita dell’essere umano, in cui la pratica dell’orientamento può essere in grado di attivare processi di conoscenza del Sé e consapevolezza dei propri obiettivi e limiti, attraverso attività specifiche che implementino il pensiero critico nei confronti di un determinato percorso di studi.

Sviluppando un percorso di orientamento permanente, si può permettere ai giovani adulti di scoprire sé stessi, individuare le proprie attitudini e, una volta individuate, indirizzare il proprio percorso di studi, prefigurandosi lavorativamente verso ciò che un determinato percorso formativo offre. Incrementando l’orientamento si potrebbe avere una riduzione del tasso di dispersione scolastica, portando lo studente a definire le tappe necessarie per lo svolgimento di un determinato lavoro. In questa direzione si favorirebbe una transizione scuola-università ragionata, portando alla scelta di un percorso nell’alta formazione consapevole e autogestito (Marcarini, M. 2012).

L’obiettivo da perseguire è quello di indagare se gli studenti della scuola secondaria di secondo grado, dopo aver partecipato al percorso POT, percepiscano un senso di consapevolezza di Sé funzionale alla fase di transizione scuola-università. Lo strumento che ha permesso di inquadrare i dati empirici trattatati, il PDP, ha favorito, durante le attività di orientamento, una riflessione sulle tappe, sulle azioni e sui dubbi che gli studenti avevano, conducendoli a svolgere una riflessione critica sui percorsi formativi futuri.

Dai risultati dell’analisi condotta è emerso che gli studenti che hanno effettuato il percorso POT, hanno sviluppato un buon livello di consapevolezza del Sé e soprattutto hanno potuto chiarire le proprie incertezze rispetto al proseguimento degli studi, sviluppando consapevolezza sulle tappe necessarie da intraprendere. In particolar modo, hanno potuto ascoltare e vivere esperienze dirette che gli facessero comprendere al meglio il ruolo professionale dell’educatore.

Sviluppando una riflessione critica, acquisendo informazioni sul percorso di studi e assistendo alle esperienze dirette sia di vita universitaria che del lavoro, il percorso ha permesso di svolgere un’azione di autoorientamento nella transizione dalla scuola secondaria di secondo grado alla scelta universitaria, promuovendo l’implementazione delle capacità necessarie per fronteggiare le costanti transizioni di vita, sviluppando in primis la propria identità attraverso la scoperta delle proprie capacità e dei propri limiti (Marostica, F. 2008).

Riferimenti bibliografici

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