Sindrome di Asperger: ruolo dell’insegnante di sostegno

asperger

a cura della dott.ssa Alessia Pampana

Abstract

L’articolo è incentrato sulla Sindrome di Asperger, definizione e caratteristiche, con un focus particolare sul ruolo dell’insegnante di sostegno. Figura chiave per tutti gli studenti affetti da questa patologia. La Sindrome di Asperger in origine venne studiata da Hans Asperger (da cui prese il nome), nel 1944, il quale forniva un resoconto riguardanti alcuni casi, le cui forme cliniche erano molto somiglianti alla descrizione fatta da Kanner nel 1943 sull’autismo (problemi di interazione sociale, comunicazione e schemi di interesse limitati e caratteristici). La descrizione fatta da Asperger rispetto a quella di Kanner differiva in quanto il linguaggio era in ritardo in modo meno frequente, i deficit di tipo motorio erano più comuni inoltre, l’inizio della manifestazione della patologia si presentava più tardi e i casi iniziali riguardavano solo individui di sesso maschile.

Per molti anni questa sindrome è rimasta sconosciuta fino a quando una serie di analisi di casi effettuati da Lorna Wing nel 1981, quindi a distanza di quarant’anni dagli studi compiuti da Asperger, aumentarono l’interesse per questa condizione, tutto questo determinò un maggior uso del termine nella pratica clinica e un continuo aumento del numero di rapporti di casi e di studi di ricerca. Caratteristiche principali della patologia sono: mancanza di empatia, interazione sociale unilaterale, linguaggio monotono e pedante, scarsa comunicazione non verbale, movimenti goffi, maldestri e posture bizzarre infine profondo interesse per tematiche circoscritte come: il tempo. In ambito scolastico la figura del docente di sostegno è fondamentale per coloro che hanno questa patologia. Fondamentale è possedere competenze scientifiche oltre ad avere una predisposizione naturale verso “l’altro”. L’insegnante di sostegno è una figura chiave sia all’interno del rapporto docente-alunno sia all’ interno del rapporto scuola- società, in quanto promotore di una scuola “integrante”.

Parole chiavi: sindrome di Asperger, scuola, sostegno, integrazione

INTRODUZIONE

La Sindrome di Asperger, venne studiata da Hans Asperger (da cui prese il nome), nel 1944, il quale forniva un resoconto dettagliato s alcuni casi, le cui forme cliniche erano molto somiglianti alla descrizione fatta da Kanner nel 1943 sull’autismo (problemi con interazione sociale e comunicazione e schemi di interessi limitati e caratteristici). La descrizione fatta da Asperger rispetto a quella di Kanner differiva in quanto, il linguaggio era in ritardo in modo meno frequente, i deficit di tipo motorio erano più comuni inoltre, l’inizio della manifestazione della patologia si presentava più tardi e, i casi iniziali riguardavano principalmente solo individui di sesso maschile. Per tanto tempo questa sindrome è rimasta sconosciuta; uno sguardo retrospettivo e una serie di analisi di casi realizzati da Lorna Wing (1981), a distanza quindi, di quarant’anni, aumentarono l’interesse per questa condizione.

Le caratteristiche cliniche della sindrome sono:

  1. Mancanza di empatia;
  2. Interazione sociale unilaterale, inappropriata e senza malizia, poca abilità nel formare amicizie e conseguente isolamento sociale;
  3. Uso di un linguaggio monotono e pedante;
  4. Scarsa comunicazione non verbale;
  5. Interesse per tematiche circoscritte come ad esempio: il tempo;
  6. Posture bizzarre e movimenti goffi e maldestri.

Asperger in origine aveva descritto questa condizione unicamente in persone di sesso maschile, ma, con il tempo la patologia è stata riscontrata anche, in persone di sesso femminile. Anche se, i maschi hanno comunque molta più probabilità di esserne affetti. Risulta che la maggior parte dei bambini affetti da questa condizione si situano nei normali parametri di intelligenza, in alcuni di loro è stato riscontrato un leggero ritardo. La Sindrome di Asperger è un disturbo dello sviluppo caratterizzato dalla presenza di difficoltà importanti nell’ interazione sociale e da schemi inusuali e limitati di interessi e di comportamento. Sono state constatate molte similitudini con l’autismo senza ritardo mentale, ma, ancora non è risolta la questione se la sindrome di Asperger e l’autismo di alto livello siano veramente condizioni diverse.

In qualche modo, dipendeva dal modo in cui i medici e i ricercatori facevano uso del concetto diagnostico, dato che, non esisteva nessuna definizione “ufficiale” della patologia. La mancanza di una definizione consensuale ha portato ad una grande confusione. L’ambito scolastico non era a conoscenza di questa condizione, non vi era alcuna informazione stampata con delle linee guida sulla sindrome di Asperger, includendo il tipo di valutazione diagnostica e il tipo di terapie e interventi da porre in atto.

La situazione è cambiata da quando la sindrome di Asperger è stata resa “ufficiale” nel DMS-IV in seguito ad un esame in campo internazionale in cui sono stati coinvolti più di mille bambini e adolescenti affetti da autismo e da disturbi correlati: tali esami, avevano dimostrato che era legittimo includere la sindrome di Asperger in una categoria diagnostica differente dall’ autismo, nel gruppo che include i disturbi pervasivi dello sviluppo.

1. Comportamento e caratteristiche di apprendimento dello studente con Sindrome di Asperger

La Sindrome di Asperger è caratterizzata da un danno qualitativo nell’interazione sociale. Le persone affette da tale patologia, presentano difficoltà nel relazionarsi con gli altri, e possono approcciarsi in maniera peculiare. Frequentemente difettano nella comprensione dei costumi sociali e possono apparire socialmente goffi, hanno difficoltà con l’empatia e interpretano male i ruoli sociali. Gli individui con la Sindrome di Asperger non apprendono per via sociale incidentale e necessitano di istruzioni esplicite nelle abilità sociali, normalmente parlano in maniera fluente dai cinque anni, spesso hanno problemi con la pragmatica (l’uso del linguaggio nel contesto sociale), semantica (non essere capaci di comprendere significati multipli) e la prosodia (gradazione, l’accento ed il ritmo del linguaggio).

Gli studenti con Asperger possono avere un vocabolario avanzato e spesso, parlano incessantemente del loro soggetto preferito: l’argomento può essere qualcosa di definito e l’individuo può avere difficoltà a cambiare argomento. Possono avere difficoltà con le regole della conversazione, interrompere o parlare sui discorsi degli altri, fare commenti irrilevanti es avere difficoltà ad iniziare e terminare conversazioni. Il linguaggio può essere caratterizzato da una mancanza di variazione nella gradazione, nell’accento e nel ritmo e, quando, lo studente raggiunge l’adolescenza, il linguaggio può diventare pedante (iper-formale). I problemi di comunicazione sociale possono comprendere il rimanere troppo chiusi, stralunati, postura del corpo anormale e incapacità di comprendere gesti ed espressioni facciali.

Uno studente affetto da Asperger, ha un’intelligenza media o superiore alla media e può apparire perfettamente capace, molti sono relativamente esperti nella conoscenza di fatti, e possono avere informazioni estese dei fatti concernenti un soggetto che li assorbe. Dimostrano, però, una relativa debolezza nella comprensione e nel pensiero astratto, così, come nella cognizione sociale. Di conseguenza, soffrono alcuni problemi accademici, particolarmente con la comprensione del testo, risoluzione di problemi, abilità organizzativa, sviluppo di concetti e fare deduzioni e giudicare. Inoltre, spesso, hanno difficoltà con la flessibilità cognitiva. Questo perché, il loro pensiero tende ad essere rigido. Spesso mostrano difficoltà ad adattarsi ai cambiamenti o ai fallimenti e non imparano dai loro sbagli.

Il 50%- 90% della popolazione affetta da Sindrome di Asperger manifesta problemi di coordinazione motoria, le aree implicate possono comprendere locomozione, abilità con la palla, equilibrio, destrezza manuale, calligrafia, movimenti rapidi, disarticolazione, ritmo e imitazione di movimenti. Gli individui affetti da Asperger mostrano, caratteristiche comuni con l’autismo in termini di risposte agli stimoli sensoriali: possono essere ipersensibili ad alcuni stimoli e possono assumere un comportamento inusuale per ottenere una specifica stimolazione sensoria. Un’ altra caratteristica associata a questa patologia, è l’ansietà: può essere difficile per lo studente capire e adattarsi alle richieste sociali della scuola e un’istruzione appropriata e del supporto possono aiutare ad alleviare alcune di queste tensioni.

2. Ruolo dell’insegnante di sostegno per studenti con Sindrome di Asperger

L’insegnante di sostegno ha un ruolo fondamentale per gli studenti affetti da Sindrome di Asperger ma, in generale per tutti coloro che, hanno una patologia. Per essere insegnanti di sostegno è fondamentale possedere competenze scientifiche, non deve essere dunque, una scelta dettata solo da una predisposizione naturale ad aiutare i più svantaggiati o da una vocazione nel sociale. Confrontarsi con alunni “disabili” non significa fare semplicemente “assistenzialismo” ma, significa rispetto per la persona, arricchimento umano oltre che professionale, desiderio di realizzare quegli obiettivi che le potenzialità e le risorse dell’alunno permetteranno di realizzare.

L’insegnante di sostegno, oggi, viene ad assumere compiti nuovi, più specifici ed impegnativi, in quanto non è solo di sostegno al disabile per tutto il gruppo-classe contribuendo ad un’armonica integrazione e collaborazione reciproca. Si tratta di una figura essenziale, significativa, sia all’interno del rapporto docente- alunno, sia all’interno del più vasto rapporto scuola-società, in quanto promotore di una scuola che sia tutta “integrante”, in grado di dare risposte adeguate ai bisogni di apprendimento e bisogni sociali di ogni singolo alunno.

L’approccio umanistico, centrato sulla persona, non pretende di imporre grandi sistemi teorici, ma semplicemente di proporre la crescita e la maturazione del singolo e dei gruppi attraverso una modificazione costruttiva e profonda dei rapporti interpersonali, basata sulla partecipazione affettiva (empatia), sull’ abbandono dei ruoli stereotipati e sulla responsabilizzazione di ciascuno. Genuinità, accettazione incondizionata ed empatia rappresentano alcuni tra i tratti più salienti della personalità dell’insegnante di sostegno.

L’insegnante di sostegno acquista sempre più un ruolo di leadership e di coordinamento adeguati alla sua specializzazione; ruolo di supervisione e di guida degli interventi inseriti nella circolarità del lavoro consoni alle sue competenze specialistiche e metodologiche. Risorsa irrinunciabile per la scuola e la società, poiché si pone quale mediatore necessario nei collegamenti fra soggetti che devono rendere reale e consolidata l’integrazione, un’integrazione che, deve allontanarsi sempre più da una dimensione teorica ed occasionale per diventare reale ed inserirsi sempre più in una dimensione di normalità.  Il docente di sostegno deve essere in grado di tessere reti di relazioni significative a livello professionale con i colleghi, con gli educatori, con il personale assistenziale, con i familiari, con gli operatori sociali e sanitari, con i rappresentanti degli Enti locali, di varie Amministrazioni, di Cooperative sociali ecc.

Questo significa capacità di ascolto, di empatia professionale e personale, di riconoscimento della dignità personale dell’altro, di mediazione, di sostegno, di decisione e di problem solving, di soluzione dei conflitti, di comunicazione e di assertività costruttiva. L’insegnante per il sostegno si trova spesso in situazioni dove sono vitali buone capacità di mediazione, inoltre è una fonte importante di aiuto e supporto per le famiglie dell’alunno disabile, che è ancora troppo spesso da sola nell’affrontare tali situazioni. Molti operatori entrano in contatto con le famiglie, ma spesso il risultato è la solitudine. Le famiglie sono realtà complesse, ricche di contraddizioni, incertezze, sfumature, che non si conoscono mai fino infondo. Ma la famiglia può diventare la migliore alleata in un percorso di integrazione scolastica e sociale va considerata come un alleato prezioso: con considerazione, ascolto, empatia, comunicazione mediazione e coinvolgimento continuo. Il docente dovrebbe conoscere a fondo le dinamiche familiari, le risposte allo stress delle varie figure familiari, gli studi sui bisogni, sulle risorse e le sperimentazioni sui vari interventi di supporto familiare: counseling educativo, formazione di competenze educative, respite care (interventi di aiuto familiare per permettere ai familiari più coinvolti nello stress assistenziale quotidiano di essere più tranquilli), gruppi di auto-mutuo-aiuto.

Su queste basi gli insegnanti si dovrebbero specializzare su competenze di ascolto attivo, comunicazione, problem solving collaborativo, analisi degli stress familiari, analisi delle risorse. Il docente di sostegno inoltre, è chiamato insieme agli altri insegnanti a realizzare il Piano educativo individualizzato (PEI), per l’alunno disabile. L’insegnante di sostegno deve lavorare con la persona disabile ed i colleghi nel definire in modo condiviso, “obiettivi partecipati”, percorsi possibili, criteri di verifica e valutazione sia degli obiettivi, sia dei percorsi fatti per cercare di raggiungerli.

Un docente di sostegno dovrebbe possedere una forte cornice metodologica generale, in cui inscrivere, dare senso e sperimentare una ricca pluralità di metodi, interventi, materiali, tecniche educative e didattiche. Le tre caratteristiche che dovrebbero far parte del bagaglio di un insegnante di sostegno sono: possedere buone capacità di documentare l’insieme delle prassi di integrazione e di inclusione, connettendo il materiale posseduto a quello presente nei Centri di documentazione del suo territorio e ad altre banche dati di interesse. La sua attività dovrebbe essere orientata anche, verso la ricerca (per quel che è possibile), nelle sue varie articolazioni metodologiche; allora è necessario che, possegga un forte corpus di conoscenze teoriche sui processi coinvolti negli apprendimenti, nel pensiero, nelle emozioni, nelle relazioni e nei gruppi.

Queste conoscenze devono però essere rielaborate e rese significative in modello personale, adattato dal singolo docente. Condizione irrinunciabile è la motivazione dell’insegnante a “insegnare”, motivazione da rinnovare ogni giorno per poter tollerare, spesso le “frustrazioni” alle quali va incontro lavorando con alunni disabili a causa della lentezza di ogni piccolo progresso e di tutto il processo di maturazione e apprendimento.

Conclusioni

L’espressione disabilità sottolinea il deficit, ciò che manca rispetto a una abilità, rispetto alla normalità. Molte persone che sono state definite prima “handicappate” sostengono ora che, il termine da utilizzare è “diversabilità”: termine positivo e propositivo che mette in evidenza l’essere diversamente abile di molte persone con deficit. In particolare il termine riferito alla Sindrome di Asperger pone in evidenza come le “diverse abilità” dei soggetti affetti da questa patologia siano spesso notevoli: la precisione maniacale nei confronti di alcuni interessi, consente loro di raggiungere abilità che, possono essere sfruttate a livello professionale. La disponibilità a comprendere la diversità e a vedere, accanto ai limiti, le potenzialità e l’originalità, potrebbe rappresentare la base su cui costruire l’integrazione sociale del bambino e successivamente dell’adulto affetto da questa sindrome. In un articolo dal titolo: “Valenza sociale degli psicopatici autistici” Asperger si pone una domanda : quale ruolo questi bambini, una volta adulti, potranno occupare nella comunità sociale; la sua risposta è ottimista, ritenendo che, in molti casi, l’integrazione sociale di questi bambini risulta positiva, soprattutto sul piano professionale, pur permanendo le difficoltà di relazione sociale conclude affermando: “Noi troviamo che anche queste persone hanno dunque il loro ruolo nell’organismo della comunità sociale, un posto che essi occupano pienamente, taluni forse come nessun altro potrebbe”(Asperger, 1943).

Questo era il pensiero di Asperger, nel 1943. Oltre settanta anni dopo, la domanda oggi è: se siamo in grado di garantire le stesse possibilità di integrazione sociale, prospettate dal medico austriaco, ai bambini, adolescenti e agli adulti con Asperger. Una risposta positiva è rappresentata dall’impegno comuni con cui genitori, insegnanti, clinici, educatori, operatori sanitari, comunità locali e istituzioni, operano per favorire lo sviluppo e l’integrazione delle persone diversabili.

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