“The written disclosure paradigm”:  il paradigma della scrittura libera

scrittura

a cura della dott.ssa Angelica Venanzetti

Abstract 

Il paradigma della scrittura libera si caratterizza per la richiesta di scrivere in modo libero rispetto ad eventi traumatici o stressanti della propria vita, tale attività viene eseguita all’interno di diverse sedute della durata di circa venti minuti, durante le quali i partecipanti hanno la possibilità di scrivere riguardo a delle situazioni vissute (Sloan & Marx, 2004). 

La narrazione scritta di alcuni vissuti personali comporta dei miglioramenti nella salute fisica e fisiologica, ad esempio sono stati individuati esiti positivi su coloro che hanno perso lavoro e sulla salute fisica degli studenti; inoltre, anche la salute psicologica sembra essere implicata rispetto alla libertà di scrittura e, seppur meno studiata, questa potrebbe avere implicazioni cliniche rilevanti sull’attività terapeutica (Sloan, 2004). La scrittura libera potrebbe essere un metodo utilizzato per essere esposti a degli stimoli avversi, alla presenza di memorie calde, quindi intrise di emotività, e ad altri stimoli che vengono evitati (Bootzin, 1997; Kloss & Lisman, 2002; Lepore et al., 2002; Pennebaker, 1997). 

Dallo studio svolto da Sloan & Marx (2004), è emerso che il paradigma di scrittura potrebbe essere favorevole soprattutto per coloro che hanno un lieve o un moderato livello di stress, inoltre se ai partecipanti fosse stata lasciata la libertà nella scelta dell’argomento del trauma, la scrittura avrebbe permesso di ottenere effetti migliori (Smyth, 1998). Nel corso dell’attività, nei partecipanti è stato rilevato un livello superiore di reattività fisiologica, la quale risultava essere associata ad una riduzione della sintomatologia psicologica. 

In conclusione, è opportuno ricordare che la modalità di scrittura differisce dalla terapia espositiva e da altre pratiche terapeutiche, ma sono stati evidenziati esiti positivi seppur debbano essere considerate le limitazioni e la variabilità individuale, infatti, un elemento importante riguarda l’incremento della rete sociale affinché tale attività di scrittura possa essere funzionale rispetto agli obiettivi che si intende ottenere (Sloan & Marx, 2004). 

Introduzione 

Quando si è esposti ad una situazione traumatica ciascun individuo potrebbe attuare delle modalità di risposta variabili e differenti, dunque potrebbero esserci situazioni di evitamento o di rivivere e percepire le stesse situazioni traumatiche; talvolta una delle conseguenze che potrebbero essere presenti a lungo termine è l’insorgenza del “Disturbo Post-Traumatico da Stress”. 

Nel manuale diagnostico DSM-5 (APA, 2013) il “Disturbo Post-Traumatico da Stress” si caratterizza per: 

A. Esposizione a una morte reale o una minaccia di morte, grave lesione, oppure violenza sessuale in uno o più dei seguenti modi: 

1. Facendo un’esperienza diretta dell’evento/i traumatico/i. 

2. Assistere direttamente a un evento/i traumatico/i accaduto ad altri. 

3. Venire a conoscenza di un evento/i traumatico/i accaduto ad un membro della famiglia o ad un amico stretto. In caso di morte reale o di minaccia di morte di un membro della famiglia o di un amico, l’evento/i deve essere stato violento o accidentale. 

4. Fare esperienza di una ripetuta o estrema esposizione a dettagli crudi dell’evento/i traumatico/i (…). 

B. Presenza di uno (o più) dei sintomi intrusivi associati all’evento/i traumatico/i che hanno inizio successivamente all’evento/i traumatico/i: 

1. Ricorrenti, involontari e intrusivi ricordi spiacevoli dell’evento/i traumatico/i. 

2. Ricorrenti sogni spiacevoli in cui il contenuto e/o le emozioni del sogno sono collegati all’evento/i traumatico/i. 

3. Reazioni dissociative in cui il soggetto sente o agisce come se l’evento/i traumatico/i si stesse ripresentando (…). 

4. Intensa o prolungata sofferenza psicologica all’esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che simboleggiano o assomigliano a qualche aspetto dell’evento/i traumatico/i. 

5. Marcate reazioni fisiologiche in risposta a fattori che ricordano l’evento/i traumatico/i. 

C. Uno (o più) dei seguenti sintomi, che rappresentano persistente evitamento degli stimoli associati all’evento/i traumatico/i o alterazioni negative di pensieri ed emozioni associati all’evento/i traumatico/i, devono essere presenti, iniziati o peggiorati dopo l’evento/i traumatico/i. 

Persistente evitamento degli stimoli 

1. Evitamento o tentativi di evitamento di attività, luoghi o fattori fisici che suscitano ricordi dell’evento/i traumatico/i. 

2. Evitamento o tentativi di evitamento di persone, conversazioni o situazioni interpersonali che suscitano ricordi dell’evento/i traumatico/i. 

D. Alterazioni negative di pensieri ed emozioni associati all’evento/i traumatico/i, iniziate o peggiorate dopo l’evento/i traumatico/i, come evidenziato da due (o più) dei seguenti criteri: 

1. Incapacità di ricordare qualche aspetto importante dell’evento/i traumatico/i (…). 

2. Persistenti ed esagerate convinzioni o aspettative negative relative a se stessi, ad altri o al mondo (…). 3. Persistenti, distorti pensieri relativi alla causa o alle conseguenze dell’evento/i traumatico/i che portano l’individuo a dare la colpa a se stesso oppure agli altri. 

4. Persistente stato emotivo negativo (…). 

5. Marcata riduzione di interesse o partecipazione ad attività significative. 

6. Sentimenti di distacco o di estraneità verso gli altri. 

7. Persistente incapacità di provare emozioni positive (…). 

E. Marcate alterazioni dell’arousal e della reattività associate all’evento/i traumatico/i, iniziate o peggiorate dopo l’evento/i traumatico/i, come evidenziato da due o più dei seguenti criteri: 

1. Comportamento irritabile ed esplosioni di rabbia (con minima o nessuna provocazione) tipicamente espressi nella forma di aggressione verbale o fisica nei confronti di persone o oggetti. 

2. Comportamento spericolato o autodistruttivo. 

3. Ipervigilanza. 

4. Esagerate risposte di allarme. 

5. Problemi di concentrazione. 

6. Difficoltà relative al sonno (…). 

E. La durata delle alterazioni è superiore ad 1 mese . 

F. L’alterazione provoca disagio clinicamente significativo o compromissioni nel funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti. 

G. L’alterazione non è attribuibile agli effetti fisiologici di una sostanza (come, ad esempio, farmaci o alcol) o a un’altra condizione medica.

(APA, 2013). 

Quando si vivono delle situazioni traumatiche il corpo potrebbe reagire attraverso tre possibili risposte immediate: 

  • Fight or Flight: risposta di attacco o fuga, dove la persona di fronte ad una situazione di pericolo può scegliere se fuggire o provare a combattere l’ostacolo. 
  • Immobilità: se la fonte di pericolo non è chiaramente identificabile, questo può creare uno stato di immobilità (Freezing). 
  • Svenimento: tale situazione si verifica quando la condizione di immobilizzazione è nella sua forma più estrema. 

Sono molteplici i fattori che influenzano la modalità di risposta, infatti occorre considerare la vulnerabilità che precede il trauma, il livello di preparazione all’evento, la risposta immediata e la risposta nel periodo successivo all’evento. Inoltre, al di là della caratteristica dell’evento, ci sono le differenze individuali che interagiscono, tra queste: le esperienze vissute precedentemente, la preparazione, la consapevolezza delle nostre competenze, la valutazione del rischio, il supporto disponibile e la risposta che viene attivata (Pietrantoni, 2009). 

1. The Written Disclosure Paradigm: il paradigma di scrittura libera 

Diversi studi hanno indagato il ruolo dell’attività di scrittura libera sia sulla componente fisica e fisiologica che sulla componente psicologica in coloro che avevano vissuto delle situazioni traumatiche o eventi similari. 

Il paradigma di scrittura libera si caratterizza per la scrittura di argomenti o eventi a scelta della persona ad ogni sessione, dunque non deve essere il clinico o il ricercatore ad imporre uno specifico argomento. È importante seguire questa indicazione poiché sono state evidenziate delle rilevanti differenze tra coloro a cui veniva chiesto di scrivere solamente di un trauma specifico nel passato o a chi veniva indicato di scrivere di ogni trauma liberamente, sia del passato che del presente (Smyth, 1998). 

Nello specifico, per attuare la scrittura creativa viene richiesto di svolgere la sessione in quattro giorni per venti minuti al giorno, durante la quale viene indicato di scrivere per tutta la durate prevista di un argomento a scelta che sia stato traumatico, non occorre preoccuparsi né della componente grammaticale né della morfosintassi. La richiesta è di non parlarne con alcuna persona.

Nella condizione sperimentale, nel primo giorno viene chiesto di narrare uno degli eventi più traumatici della propria vita, la descrizione richiede di inserire la componente emotiva e i pensieri vissuti. Nei giorni successivi viene detto che possono scegliere se proseguire la narrazione con quell’argomento o cambiarlo, inoltre, viene ribadito di soffermarsi sui pensieri e sul vissuto emotivo (Pennebaker 1997). 

Alle persone appartenenti al gruppo di controllo viene suggerito di scrivere per tre giorni come passano il loro tempo, mantenendo maggiore oggettività possibile nella descrizione, senza narrare dei vissuti emotivi o dei pensieri; a queste persone vengono proposti degli argomenti specifici.

Nel primo giorno è chiesto di descrivere cosa hanno fatto da quando si sono alzati fin quando sono andati a dormire il giorno precedente; nel secondo giorno viene chiesto di parlare di cosa hanno fatto quel giorno dal momento in cui si sono alzati fino all’inizio dell’esperimento; infine, il terzo giorno viene chiesto di scrivere cosa faranno la prossima settimana (Pennebaker 1997). 

1.1 Il paradigma di scrittura e gli effetti sulla salute fisica 

Nello studio proposto da Pennebaker et al. (1988) è stato indagato l’effetto dell’utilizzo del paradigma di scrittura creativa sulla salute fisica, nello specifico gli autori avevano l’obiettivo di indagare se scrivere riguardo un evento traumatico potesse avere degli effetti positivi sul sistema immunitario, in particolare nell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene. In questo studio il giorno precedente alla scrittura le persone dovevano compilare un questionario e, sia durante che successivamente alla sessione, veniva misurata la pressione del sangue, il battito cardiaco e il livello di conduttanza cutanea. Successivamente, quando queste persone si trovarono a dover descrivere un evento, la richiesta specifica era di narrare un evento per i successivi quattro giorni.

Ogni giorno dovevano scrivere per venti minuti riguardo degli argomenti che venivano proposti dai ricercatori, dopo aver scritto dovevano completare un questionario in cui si proponevano domande in merito ai sintomi fisici ed emotivi, inoltre, veniva chiesto loro di valutare il proprio testo. Dopo aver terminato queste attività nei quattro giorni, i partecipanti ritornavano nel centro medico per misurare di nuovo la pressione del sangue, il battito cardiaco e la conduttanza cutanea; per terminare tali misure sono state ripetute a distanza di tre mesi. Le persone hanno descritto diverse situazioni: l’arrivo all’università, il senso di solitudine, problemi con genitori, divorzi, violenza in famiglia, malattie o infortuni, incidenti, abuso di alcol e droghe, abuso sessuale, pensieri di suicidio e situazioni di umiliazione (Pennebaker et al. 1988). 

In merito agli effetti della scrittura sulla risposta fisiologica, sono emersi dei risultati positivi sulla risposta blastogenica dei linfociti T, dunque, da ciò si evince che l’utilizzo della scrittura può essere uno strumento di terapia preventiva e favorisce la consapevolezza rispetto agli esiti positivi che la psicoterapia può portare. Inoltre, coloro che avevano vissuto eventi difficoltosi, avevano ottenuto degli esiti positivi mediante l’utilizzo della scrittura riguardo la salute, in particolare, i risultati migliori sono stati ottenuti da quelle persone che avevano trattato di argomenti che non erano soliti fare emergere con altre persone. 

Con il passare del tempo e dei giorni di scrittura, le persone, non solo esprimevano il loro stato emotivo, ma comprendevano alcune relazioni di causa ed effetto rispetto alla condizione traumatica. A seguito della scrittura dell’evento, le persone avevano un incrementato numero di sintomi fisici e uno stato emotivo negativo, infatti scrivere di uno specifico trauma non permette di ricevere il supporto altrui, né di ricevere informazioni o strategie di risoluzione del problema, bensì stimola la riflessione di significati e possibili modalità di soluzione rispetto ai problemi. Dunque, in conclusione la modalità di scrittura influisce sulle funzioni immunitarie e sulla salute fisica (Pennebaker et al. 1988). 

1.2 Il paradigma di scrittura e gli effetti sulla salute psicologica 

In questa ricerca, i partecipanti, i quali avevano vissuto diverse situazioni traumatiche, quali stupro o incidenti in macchina, hanno ricevuto la somministrazione di alcuni questionari, con misure self-report, come il PDS per i traumi, il BDI per la depressione e il PILL per valutare la presenza di sintomi fisici e sensazioni; inoltre, sono state proposte anche delle misure riguardanti la reattività fisiologica e un questionario self-report che riflettesse lo stato emotivo (Sloan & Marx, 2004). 

In questo studio, i partecipanti sono stati suddivisi in maniera random in due condizioni, in una era la condizione di scrittura emotiva, l’altra era la condizione di controllo. Nella condizione di scrittura i partecipanti per tre giorni dovevano trovarsi in una stanza per circa venti minuti e ricevevano delle istruzioni in merito alla scrittura, in generale dovevano scrivere riguardo un evento vissuto fortemente traumatico o stressante, caratterizzato da forte intensità emotiva; tali istruzioni seguivano il protocollo di Pennebaker, per tale ragione, i partecipanti potevano scegliere se raccontare lo stesso episodio ad ogni sessione di scrittura oppure se narrare delle nuove situazioni. Nella condizione di controllo ai partecipanti è stato chiesto di descrivere il modo in cui utilizzavano il proprio tempo. 

In generale, le varie sessioni si caratterizzavano per la compilazione dei questionari e a seguito avevano la loro fase di scrittura, dopo quattro settimane dalla sessione di scrittura veniva chiesto ai partecipanti di ricompilare i questionari per un follow-up (Sloan & Marx, 2004). L’obiettivo era quello di vedere se questo paradigma di scrittura permettesse di ottenere degli esiti positivi sia nella salute fisica che nella salute psicologica; nel confronto dei risultati tra la condizione di scrittura e la condizione di controllo, si evidenziano effetti significativi sia della sintomatologia fisica che per la componente psicologica.

Nello specifico, tali risultati sono da considerarsi efficaci per i sintomi depressivi; nel confronto con altri studi in cui il follow up si aveva con tempi diversi, ovvero dopo nove settimane, rispetto alle 4 settimane presenti in questa ricerca, sono stati ottenuti dei risultati differenti, la spiegazione attribuita dagli autori è che il paradigma di scrittura libera potrebbe declinare con il tempo, dunque la salienza degli effetti si riduce. Inoltre, si evidenzia che nell’utilizzo del paradigma di scrittura possono beneficiarne soprattutto coloro che hanno uno stato di distress psicologico tra un livello lieve e un livello moderato, mentre non sembra particolarmente efficace in coloro che vivono una condizione di disturbo grave (Sloan & Marx, 2004). L’utilizzo della scrittura ha fatto emergere un aumento della reattività fisiologica nella prima sessione, in concomitanza ad una riduzione dei sintomi psicologici. 

Conclusione 

Quando si vivono situazioni traumatiche e stressanti è opportuno saperle riconoscere e saper distinguere le sensazioni ad esse associate, come può essere la condizione di rivivere un determinato evento. Nel nostro vissuto possiamo distinguere le memorie calde dalle memorie fredde; le memorie calde sono intrise di stati emotivi associati ad un determinato evento, mentre le memorie fredde sono caratterizzate dai ricordi più oggettivi degli episodi vissuti. Lo strumento della scrittura emotiva libera permette di lavorare sulle memorie calde affinché si riducano i sintomi (The National Child Traumatic Stress Network). 

La scrittura libera di eventi traumatici vissuti è un’attività che può avere esiti positivi sia nella componente fisica e fisiologica, sia sulla componente psicologica. Innanzitutto, nel corso della scrittura, è emerso che dalla produzione di narrazioni intrise di emotività, dopo quattro giorni le persone giungevano a introdurre la componente cognitiva, ovvero si evidenziavano le relazioni di causa ed effetto, dunque si provava a darne una spiegazione. Inoltre, è opportuno tenere in considerazione che non è uno strumento che va a sostituire la terapia ad esposizione, bensì sono due attività differenti dalle quali si possono ottenere dei benefici per coloro che vivono situazioni di stress. 

In conclusione, è importante acquisire consapevolezza in merito ai propri sentimenti e ai propri vissuti, soprattutto quando si vivono situazioni traumatiche, infatti quando dal piano emotivo si giunge a quello cognitivo, si ha ad una percezione differente della situazione e di sé, dunque è possibile elaborarla. 

Bibliografia 

  1. American Psychiatric Association. Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, 5th ed.; APA Publisher: Washington, DC, USA, 2013. 
  2. Pennebaker, J. W. (1997). Writing about emotional experiences as a therapeutic process. Psychological Science, 8, 162–166 in “A closer examination of the structured written disclosure procedure” a cura di Sloan & Marx. 
  3. Pennebaker, J. W., Kiecolt-Glaser, J. K., & Glaser, R. (1988). Disclosure of traumas and immune function: health implications for psychotherapy. Journal of consulting and clinical psychology, 56(2), 239. 
  4. Pietrantoni, L., & Prati, G. (2009). Psicologia dell’emergenza. Il mulino. 
  5. Sloan, D. M., & Marx, B. P. (2004). A closer examination of the structured written disclosure procedure. Journal of consulting and clinical psychology, 72(2), 165. 
  6. Smyth, J. M. (1998). Written emotional expression: effect sizes, outcome types, and moderating variables. Journal of consulting and clinical psychology, 66(1), 174. 

Sitografia 

The National Child Traumatic Stress Network https://www.nctsn.org/