Uno sguardo sul bullismo

bullismo
a cura di Arianna Caponi

Introduzione

Sminuito talvolta come semplice “ragazzata”, il bullismo è, in realtà, un fenomeno molto più grave e con conseguenze dannose e a lungo termine per le vittime (Rigby, 2003). Caratterizzato da aggressività e molestia, si manifesta sotto forma di una serie di atteggiamenti prevaricatori che mirano a minare l’autostima e la personalità di un individuo.

Esistono varie forme di bullismo: le più comuni sono il bullismo fisico (che include atti di violenza come calci, strattonamenti e similari ), il bullismo verbale (cioè parole poco carine enunciate con scherno) e il cyberbullismo (minacce e prese di mira che arrivano per via messaggistica).

Gli atti di bullismo partono dal bullo per arrivare alla “vittima”, vale a dire qualcuno che, per qualche ragione, ha preso di mira. Questi atteggiamenti possono essere scatenati, ad esempio, da condizioni problematiche all’interno del contesto famigliare o da situazioni frustranti per il bullo.

Episodi di bullismo possono verificarsi nelle scuole, li troviamo anche nelle scuole elementari, così come in altri contesti, come per strada, magari in qualche comitiva. Gli atteggiamenti dei bulli possono portare a fenomeni di devianza. La vittima di bullismo, invece, tende a chiudersi, sviluppando tra le problematiche asocialità, disturbi d’ansia e problemi di autostima. Non è semplice notare se in una classe sono presenti fenomeni di bullismo. L’insegnante deve saper cogliere i segnali. In egual modo, se gli alunni notano che un compagno si beffa di un altro, è importante riportare il fenomeno all’insegnante se la vittima non ne è in grado.

I primi studi sul fenomeno del bullismo risalgono agli anni ’70, grazie al docente e psicologo svedese, Dan Olweus, che negli anni ’80 istituì il programma di prevenzione dal bullismo che porta il suo nome. A partire dal 2000, diventò l’unico programma in uso presso tutte le scuole norvegesi.

1. Come verificare una situazione di bullismo alle scuole elementari

La ricreazione è un momento di svago, un momento in cui i bambini sono liberi di giocare, lontani dal pensiero di compiti e di interrogazioni. Per un bullo, è come il segnale “via libera”, poiché suppone che anche la maestra si rilassi e che quindi non lo tenga sotto controllo.

Il bullo potrebbe portare ad isolare la vittima, cercando di far si che nessuno voglia giocare con lui/lei. Potrebbe anche proporre giochi che portino, in un certo senso, alla derisione o a fare qualche scherzo (ad esempio con “mosca cieca” il bambino potrebbe essere bendato e gli altri invece di farsi trovare vanno via, oppure con “nascondino”, se il bambino si nasconde, gli altri fanno finta di non trovarlo e lo lasciano lì).

Quindi, ricapitolando, due sono le cose alle quali un’insegnante dovrebbe fare attenzione per verificare se vi è una situazione di bullismo:

  • Esclusione (non sottovalutare i momenti in cui un bambino dice “Nessuno vuole giocare con me!)
  • Tipo di gioco (chiedere “A cosa state giocando?”, a loro potrebbe sembrare invadente ma è un grande segno di attenzione e cura)

È, inoltre, importante che l’insegnante si confronti con il bullo, qualora abbia notato atteggiamenti che lascino intendere ciò. Punire e basta non servirebbe, non sarebbe educativo, anzi alimenterebbe frustrazione che poi avrebbe necessità di sfogare e la sfogherebbe, nuovamente, sull’alunno che prende di mira. L’intervento da attuare, secondo Oliveiro Ferraris, sarebbe di tipo educativo, non volto all’umiliazione (Oliveiro Ferraris, 2007). Suggerisce, inoltre, di affidargli un compito che “inverta la rotta” del suo comportamento, come ad esempio far stare il bullo a contatto con degli alunni più piccoli ed aiutarli in qualcosa, con lo scopo di responsabilizzarlo.

1.1 Come verificare una situazione di bullismo durante le ore di lezione

Episodi di bullismo possono verificarsi anche in classe, durante le ore di lezione. Nei film durante le scene di bullismo si vede che il bullo lancia gli aeroplanini di carta alla vittima, oppure che fa cadere l’astuccio o che gli/le lanci il cancellino. Queste sono tutte cose che anche nella vita reale possono accadere, ma il bullismo è caratterizzato anche da accadimenti più “silenziosi”. Infatti, il bullo mira proprio a non farsi vedere, con il fine di continuare ad infastidire la persona.

Pertanto, può mirare a screditare la persona. Poniamo una situazione in cui l’insegnante pone una domanda e un bambino sa la risposta. Se questo bambino è vittima di bullismo, il bullo è possibile dica frasi come “Non sentire lui/lei, non la sa la risposta, è ignorante. Senti me!”.

Anche in classe possono verificarsi momenti di esclusione. Prendiamo in esame i lavori di gruppo. Chi è vittima di bullismo può, “stranamente”, essere quello/a con cui nessuno vuole lavorare.

Questo accade perché il bullo può riuscire a portare dalla sua parte altri compagni o compagne di classe, mostrandosi ai loro occhi come particolarmente carismatico e convincente o, viceversa, pericoloso – e, pertanto, instillando in loro il timore di diventare anch’essi vittime se non si comporteranno in accordo con le sue aspettative.

Dunque, episodi di bullismo possono verificarsi a partire dalle elementari, ma possono essere presenti anche durante gli anni delle medie e del liceo, anche comunemente conosciuti come gli anni dell’adolescenza.

2. Il bullismo durante l’adolescenza

Gli anni che vanno dai 12 ai 18, sono classificati con il termine “adolescenza”. Uno tra i primi a condurre studi sull’adolescenza è stato G. Stanley Hall che nella sua opera “Adolescence” (Stanley Hall, 1904), definisce questo periodo come una “nuova nascita”, poichè in questo periodo vi è, secondo lo studioso, un rinnovamento totale dell’individuo.

Fatta di scombussolamenti ormonali ed emozioni in circolo, l’adolescenza è forse uno tra i periodi più critici della vita di un individuo. È una fase delicata in cui si cerca di capire chi si è, cosa piace, chi può piacere, a chi si può piacere, quali sono i propri hobby, i propri sogni. È il periodo in cui ci si sente chiedere “Cosa vuoi fare da grande?”, mentre, in fin dei conti, si è ancora bambini.

Subire bullismo durante l’adolescenza può segnare il corso della vita, poiché si tratta di un periodo estremamente delicato per la costruzione dell’identità personale, che, di fronte a una minaccia, può sgretolarsi prima di essersi completamente formata, conducendo, a sua volta, a comportamenti violenti e antisociali (Rigby, 2003).

Come alle elementari, anche alle medie e al liceo il bullismo può manifestarsi sotto forma di bullismo fisico, bullismo verbale e cyberbullismo, ma il contenuto di ciò che si dice e ciò che si fa varia. Mentre negli anni precedenti era più di tipo “scherzoso”, tendente al gioco e all’esclusione tramite questo, in questo caso mira più ad urtare la personalità di qualcuno, a sminuire l’altro con frasi dirette al carattere o all’aspetto fisico.

Soprattutto le ragazze passano molto tempo a capire come vestirsi, cosa indossare come accessorio, come truccarsi, se truccarsi, vedere cosa è più o meno alla moda. Dietro vi è un grande dispendio di energie, fisiche e mentali. Si spera di piacere, forse più agli altri che a sé stesse.

Il bullo “adolescenziale” è proprio qui che mira a ferire. Punta a ferire l’ego, la personalità e l’autostima in via di costruzione. Vi è tuttavia una differenza tra il bullismo da parte dei ragazzi e quello da parte delle ragazze.

2.1 Bullismo maschile e bullismo femminile

Il bullismo (sia esso fisico, verbale o cyber) è diviso in due tipi:

  • Bullismo diretto, in cui rientra la violenza fisica e verbale messa  in atto apertamente dal bullo verso la vittima, senza utilizzare strategie;
  • Bullismo indiretto,  si riferisce invece a diverse modalità di esclusione dal gruppo dei pari e isolamento sociale, oppure alla manipolazione sociale dove il bullo induce altri componenti del gruppo ad attaccare la vittima senza esserne apparentemente coinvolto in prima persona

Mentre i ragazzi sono più soliti ad utilizzare il bullismo diretto, le ragazze scelgono la tattica del bullismo indiretto, che è anche più difficile da notare (Dellasega e Nixon, 2007).

Infatti, sono più propense a iniziare pettegolezzi sulle compagne di classe e ad escluderle dal gruppo (atteggiamenti noti come “aggressioni relazionali“), rispetto ai maschi che solitamente attaccano fisicamente, preferendo la violenza fisica e verbale (bullismo diretto). Può capitare che le ragazze che bullizzano facciano parte dello stesso gruppo della vittima.

Ciò detto, sia esso maschile o femminile, durante il periodo dell’adolescenza i bulli mirano a ferire la persona puntando alla personalità. Criticheranno infatti l’aspetto della vittima, giudicando quanto è alto/a, basso/a, in carne. Metteranno in giro voci sul fatto che non si lavi e che, per tutte le ragioni sopracitate, non piacerà a nessuno.

2.2 Il bullismo nei social

Nei giorni d’oggi, i social hanno un grande potere mediatico e se non sei social, vieni percepito come “antico”. Anche se ultimamente i bambini sono dotati di telefoni e, di conseguenza, di internet e dei social, solitamente alle elementari si è sprovvisti di telefono, pertanto i fenomeni di bullismo, nell’atto pratico, hanno la durata dell’orario scolastico.

Verso l’inizio delle medie, si comincia a possedere un telefono e si ha libero accesso ai social. I bulli hanno modo di agire anche oltre l’orario scolastico. Ci sono stati casi di pagine sui social dedicate alle vittime di bullismo, dove chiunque poteva sentirsi libero di interagire e criticare, in rari casi difendere, la persona.

È il caso questo del “cyberbullismo”, termine “Cyberbullismo” coniato dall’educatore canadese Bill Belsey nel 2002.

Willard (2005), classifica il fenomeno basandosi sul tipo di azione e di comportamento attuato:

  • Flaming: messaggi violenti e volgari,accade spesso nei forum;
  • Harassment (Molestie): l’invio ripetuto di messaggi offensivi ;
  • Denigration (Denigrazione): insultare o diffamare qualcuno online attraverso dicerie, pettegolezzi;
  • Impersonation (furto d’identità): in questo caso l’aggressore ottiene le informazioni personali e i dati di accesso della vittima, con lo scopo di prenderne il possesso e scrivere cose a suo nome danneggiandolo;
  • Outing and Trickering: diffondere online i segreti di qualcuno;
  • Exclusion (Esclusione): escludere intenzionalmente qualcuno/a da un gruppo online;
  • Cyberstalking: invio ripetuto di messaggi intimidatori e minatori contenenti minacce e offese

Tuttavia, è difficile sentir parlare di questi termini, poiché ci si riferisce a questo con il termine generico di ”cyberbullismo”.

Gli adolescenti, specialmente le ragazze, si esprimono attraverso i social e spesso e volentieri mettono foto che le ritraggono. È proprio sotto queste foto che i bulli hanno terreno fertile e dunque si esibiscono in commenti indirizzati all’aspetto fisico.

Ciò porta le ragazze a sentirsi insicure e a paragonarsi a loro coetanee, in classe e non. Il bullismo può provocare bassa autostima, isolamento sociale, una cattiva percezione del corpo ed è stato anche dimostrato che contribuisce direttamente allo sviluppo dei disturbi alimentari.

Conclusioni

Il bullismo non è un fenomeno da sottovalutare, poichè le ripercussioni di questo possono essere molteplici. In Giappone esiste già da dieci anni una legge contro il bullismo (o ijime, una parola che viene dal verbo “tormentare”), che impone alle scuole di non sottovalutare nessun segnale che possa far pensare a questo fenomeno, e anche l’Italia si sta muovendo nella stessa direzione, con il testo unico “Disposizioni in materia di prevenzione e contrasto del bullismo e del cyberbullismo“.

Come abbiamo visto, ad esempio, possono insorgere disturbi alimentari. La salute mentale può risentirne: come evidenziato dal Ministero della Salute, il bullismo può portare a problemi di salute che includono “disturbi d’ansia e dell’umore, ideazione suicidaria, autolesionismo e disturbi da deficit di attenzione e da comportamento dirompente (disturbo da deficit di attenzione/iperattività, disturbo della condotta, disturbo oppositivo-provocatorio), ma è anche associato a un maggior rischio di soffrire di disturbi correlati ad abuso e dipendenza da alcol e/o sostanze psicoattive” (Ministero della Salute).

Riferimenti bibliografici

  1. Ken Rigby, Consequences of bullying in schools. The Canadian journal of psychiatry, 48(9), 583-590, 2003
  2. Cheryl Dellasega and Charisse Nixon. Girl wars: 12 strategies that will end female bullying. Simon and Schuster, 2007.
  3. Dan Olweus, Bullismo a scuola : ragazzi oppressi, ragazzi che opprimono, Giunti, 2007
  4. Nancy Willard, Educator’s Guide to Cyberbullying, 2005 
  5. Anna Maria Di Marzo, Bullismo e Cyberbullismo: Cause, Conseguenze e Strategie di Intervento, 2021
  6. Anna Oliveiro Ferraris, Piccoli bulli crescono. Come impedire che la violenza rovini la vita ai nostri figli, 2007
  7. Ministero della Salute, Bullismo e cyberbullismo, URL: https://www.salute.gov.it/portale/saluteBambinoAdolescente/