VERSO UN FUTURO VERDE: IL RUOLO CHIAVE DELL’EDUCAZIONE AMBIENTALE

A cura di: Incoronata Ricciardi

Questo articolo si propone di esaminare in dettaglio l’importanza cruciale dell’Educazione Ambientale (EA) come risposta alla crescente crisi ecologica globale, focalizzandosi specificamente sull’integrazione di tali principi nella scuola dell’infanzia.

Attraverso un’analisi approfondita delle teorie accademiche e del contesto storico-normativo dell’EA, si mette in luce la necessità di un profondo cambiamento morale ed etico nei comportamenti umani, con un’enfasi particolare sul principio di responsabilità verso l’ambiente e sulla promozione di una sensibilità ecologica sin dalla prima infanzia.

Il concetto di ‘Antropocene‘ viene esplorato come cornice concettuale per comprendere l’impatto dell’umanità sul pianeta, sottolineando l’urgente necessità di adottare un paradigma ecologico al posto del modello cartesiano dominante, il quale si basa sulle idee del filosofo René Descartes e tradizionalmente considera la natura come una risorsa sfruttabile dall’uomo per il proprio beneficio, senza tener conto delle interconnessioni complesse e degli equilibri delicati che caratterizzano gli ecosistemi naturali.

In contrasto, il paradigma ecologico si fonda sull’idea che gli esseri umani sono parte integrante e interdipendente degli ecosistemi terrestri, e che qualsiasi azione umana debba tener conto delle conseguenze sull’intero sistema ambientale. Questo paradigma promuove una visione olistica e interdisciplinare dell’ambiente, incoraggiando la conservazione, il rispetto e la gestione sostenibile delle risorse naturali. Inoltre, vengono esaminate in modo dettagliato le metodologie e le strategie specifiche per implementare con successo l’EA nella scuola dell’infanzia, inclusi approcci pedagogici innovativi, sviluppo di programmi educativi mirati e promozione di attività pratiche coinvolgenti.

Si sottolinea l’importanza cruciale di formare educatori specializzati nell’ambito dell’EA, in grado di guidare in modo efficace i programmi educativi e di creare un ambiente di apprendimento stimolante e coinvolgente per i bambini.

Infine, l’articolo conclude evidenziando il ruolo fondamentale della scuola dell’infanzia nel plasmare una generazione futura consapevole e responsabile, fornendo loro le conoscenze, le competenze e gli atteggiamenti necessari per affrontare e mitigare la crisi ecologica globale e per costruire un futuro sostenibile per il pianeta.

INTRODUZIONE

Nel contesto attuale, ci si ritrova ad affrontare una serie di sfide che riguardano questioni ambientali, sociali, economiche e istituzionali. In questo scenario, il dibattito sulla sostenibilità emerge come il tema più rilevante e attuale. Per lungo tempo, l’umanità ha sfruttato le risorse della Terra senza tener conto dei limiti delle risorse naturali ma oggi si è consapevoli che questa visione non è più sostenibile. Le risorse del nostro pianeta sono finite e l’attuale modello di crescita illimitata è incompatibile con la capacità limitata del nostro ambiente di rigenerarsi e sostenere la vita.

È urgente la necessità di cambiare rotta e stabilire una nuova relazione con l’ambiente, più responsabile e sostenibile, così da garantire una migliore qualità della vita per le generazioni presenti e future. A tal proposito, si può parlare di “svolta ecologica” (Malavasi, 2010), per indicare un cambiamento significativo nell’approccio e nella consapevolezza umana riguardo la relazione con l’ambiente naturale, che influenza diversi aspetti della società, inclusi i processi culturali produttivi e i modelli di consumo, rispecchiando la sensibilità crescente dell’opinione pubblica verso la salvaguardia dell’ambiente.

Fondamentale è il ruolo dell’educazione ambientale, fin dalla prima infanzia, per creare una base solida di conoscenze e valori che possano influenzare positivamente il comportamento futuro degli individui.

1. VERSO UN FUTURO SOSTENIBILE

Il concetto di sostenibilità rappresenta un obiettivo fondamentale e in continua evoluzione, il cui significato varia in base a diverse ideologie, valori e filosofie. Il concetto è legato alla gestione delle risorse naturali e degli equilibri ambientali, nonché al benessere sociale ed economico delle generazioni attuali e future. Da ciò si comprende l’interconnessione fondamentale tra ambiente e sviluppo, sottolineando come le due dimensioni non possano essere considerate in modo separato.

Lo sviluppo non può avvenire se le risorse ambientali si stanno deteriorando, ma allo stesso tempo la protezione dell’ambiente è cruciale per garantire un’economia sostenibile nel lungo periodo, si tratta di un complesso sistema per cui i due settori si influenzano reciprocamente. Da sempre, l’equilibrio tra popolazione e risorse è considerato come una questione di fondamentale importanza.

1.1 CENNI TEORICI

Già Platone e Aristotele discutevano sull’importanza di limitare la crescita della popolazione per mantenere la stabilità sociale ed economica. Anche durante la Rivoluzione industriale, pensatori classici come Adam Smith (1776), Thomas Robert Malthus (1798), David Ricardo (1817) e John Stuart Mill (1848) avevano riconosciuto i limiti fisici delle risorse naturali e avevano espresso preoccupazioni sulla possibilità di una crescita economica illimitata. Mill, ad esempio, teorizzò l’avvento di uno stato stazionario in cui la crescita economica si sarebbe arrestata a causa della scarsità delle risorse.

Ma la necessità di cambiare rotta e adottare politiche e pratiche che considerino l’ambiente come parte integrante dello sviluppo economico, è emersa, in modo preponderante, dal 1968, con la fondazione del “Club di Roma” da parte di Aurelio Peccei e altri intellettuali e la pubblicazione, nel 1972, di “The Limits to Growth” lo studio esplorò diverse variabili, tra cui crescita della popolazione, industrializzazione, consumi energetici, inquinamento atmosferico, sfruttamento delle risorse naturali e diffusione della malnutrizione, per comprendere le interconnessioni tra di esse e il loro impatto sul futuro. I risultati mostrarono diversi scenari possibili, alcuni dei quali prevedevano una crisi economica e ambientale causata dal superamento dei limiti di capacità del pianeta, con conseguente diminuzione delle risorse naturali, aumento dell’inquinamento e declino della qualità della vita umana.

1.2 AGENDA 2030 PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE

L’evoluzione del concetto di sostenibilità e la consapevolezza crescente sui limiti delle risorse naturali hanno contribuito alla creazione dell’approccio olistico che si trova alla base dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, dove si riconosce l’interconnessione fondamentale tra ambiente, sviluppo e benessere sociale ed economico. L’Agenda 2030 delinea diciassette obiettivi dello sviluppo sostenibile e affronta una vasta gamma di questioni, tra cui, la povertà, la fame, la salute, l’istruzione, l’uguaglianza di genere, l’acqua pulita, l’energia pulita, il lavoro dignitoso, l’innovazione, le disuguaglianze, le città sostenibili, il consumo responsabile, il cambiamento climatico, la vita sott’acqua, la vita sulla terra, la pace, la giustizia e le partnership. L’implementazione dell’Agenda 2030 richiede il coinvolgimento di tutte le parti della società, compresi governi, settore privato, società civile e cittadini.

Per misurare i progressi verso gli obiettivi dello sviluppo sostenibile sono stati sviluppati indicatori che coprono diversi aspetti delle prestazioni ambientali, sociali ed economiche. In Italia, il percorso verso il raggiungimento degli obiettivi è guidato dalla Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile. La Cabina di Regia “Benessere in Italia” è stata istituita per coordinare le politiche dei ministeri al fine di promuovere il benessere dei cittadini. Organizzazioni come l’ASVIS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) svolgono un ruolo chiave nel promuovere la consapevolezza e l’attuazione dell’Agenda 2030 in Italia, collaborando con istituzioni pubbliche e private. Nonostante gli sforzi, l’Italia e altri paesi continuano ad affrontare sfide significative nel raggiungimento degli obiettivi dello sviluppo sostenibile, comprese disuguaglianze persistenti, degrado ambientale e impatti negativi della pandemia di COVID-19. Tuttavia, il coinvolgimento delle parti interessate e l’adozione di politiche mirate possono contribuire al progresso verso un futuro sostenibile.

2. LA SFIDA DELL’ANTROPOCENE: RIFLESSIONI SU AMBIENTE, SVILUPPO E DECRESCITA

Andrew Revkin ipotizza la creazione di una nuova era geologica, denominata successivamente (2000) Antropocene da parte del premio Nobel per la chimica Crutzen, che propose di farla partire nel 1784, con l’invenzione della macchina a vapore. Le interpretazioni, però, sono diverse: le prime esplorazioni e colonizzazioni europee delle Americhe, ma anche, le prime esplosioni nucleari degli anni Quaranta.

2. L’ANTROPOCENE

L’Antropocene è un concetto che si riferisce a un periodo geologico proposto per descrivere l’epoca in cui l’attività umana ha avuto un impatto significativo ed esteso sull’ambiente terrestre. Mentre le ere geologiche tradizionali, come il Paleozoico o il Mesozoico, sono caratterizzate da cambiamenti geologici a scala planetaria che avvengono su milioni di anni, l’Antropocene rappresenta un’eccezione in quanto l’impatto dell’umanità si è manifestato in un periodo relativamente breve, circa gli ultimi 12.000 anni. Gli studiosi propongono diverse date per l’inizio dell’Antropocene, ma il concetto si basa sull’idea che l’attività umana abbia avuto un impatto rilevante sull’ambiente, modificando i sistemi climatici, ambientali, economici, politici e sociali. Questo impatto è evidente in varie prove geologiche, come l’aumento dei livelli di anidride carbonica nell’atmosfera, la presenza di isotopi radioattivi derivanti dalle esplosioni nucleari, l’estinzione di specie, la diffusione di materiali artificiali come plastica e cemento, e l’alterazione dei sedimenti rocciosi dovuta all’attività mineraria e agricola.

2.2 LA DECRESCITA

Ciò solleva importanti questioni sociali ed etiche riguardanti il modo in cui l’umanità si rapporta all’ambiente e alle risorse naturali e si discute sui vari approcci da adottare, accanto alla transizione verso fonti di energia rinnovabili e la formazione di una governance globale per affrontare le questioni ambientali su scala planetaria emerge il concetto di decrescita, introdotto da Serge Latouche (2020) e altri studiosi, rappresenta una critica radicale al modello economico dominante basato sulla crescita illimitata e sul consumismo sfrenato. Questa visione sostiene che il perseguimento costante della crescita economica e del consumo materiale non solo ha portato a disuguaglianze sociali e a un degrado ambientale sempre più grave, ma ha anche alimentato un senso diffuso di insoddisfazione e alienazione nelle società moderne.

La decrescita propone un cambio di paradigma fondamentale, sostenendo che il benessere delle persone non debba essere misurato principalmente attraverso l’accumulo di beni materiali e il consumo eccessivo, ma piuttosto attraverso la realizzazione di relazioni significative, il tempo libero per interessi personali, la partecipazione alla vita comunitaria e la cura dell’ambiente. In altre parole, si tratta di spostare l’attenzione dall’acquisizione di cose materiali al conseguimento di uno stato di benessere più olistico e soddisfacente.

Per realizzare questo obiettivo, la decrescita propone diverse strategie e pratiche:

  1. Rivalutazione delle scelte di vita: La decrescita invita le persone a rivalutare le proprie priorità e a riflettere criticamente sulle proprie abitudini di consumo. Ciò significa fare scelte consapevoli che riducano l’impatto ambientale e favoriscano il benessere personale e collettivo.
  2. Riconcettualizzazione dei valori culturali: La decrescita promuove una visione alternativa della prosperità e del successo, basata su valori come la solidarietà, la condivisione, la cooperazione e la sobrietà. Si tratta di ridefinire il concetto di “successo” in termini di qualità della vita anziché di quantità di possedimenti materiali.
  3. Downshifting: Questa pratica consiste nel ridurre volontariamente il proprio livello di consumo e di impegno lavorativo, allo scopo di guadagnare tempo libero, ridurre lo stress e migliorare la qualità della vita. Ciò può includere lavorare meno ore, ridurre le spese superflue e concentrarsi su esperienze piuttosto che su possedimenti materiali.
  4. Consapevolezza dei legami sociali e comunitari: La decrescita enfatizza l’importanza dei legami sociali e della partecipazione alla vita comunitaria come fonti fondamentali di benessere. Promuove la creazione di reti sociali solide e la condivisione di risorse tra individui e comunità.
  5. Sostenibilità ambientale: Un elemento chiave della decrescita è il rispetto dei limiti ecologici del pianeta e la promozione di uno stile di vita sostenibile. Ciò implica la riduzione del consumo di risorse naturali, la riduzione delle emissioni di carbonio e la protezione degli ecosistemi fragili. Il paradigma moderno, influenzato dal cartesianesimo, riduce la natura a materia inerte e separata dall’uomo. Per contrastare ciò, si propone un nuovo stile ecologico di conoscenza basato su un approccio qualitativo, sulla contestualizzazione dei fenomeni e sulla visione sistemica della realtà. Questo paradigma ecologico incoraggia a considerare la natura come un tessuto dinamico di relazioni interconnesse e promuove una visione storico-evolutiva e una posizione dinamica dell’oggettività. L’educazione ambientale diventa quindi cruciale per formare una coscienza ecologica e promuovere uno sviluppo umano sostenibile. Si sottolinea l’importanza dell’etica della cura, che implica una responsabilità ecologica e una nuova visione dell’essere umano come parte integrante e curatrice dell’ambiente. Si propone di organizzare contesti formativi basati sull’esperienza e sulla pratica della cura, affinché gli individui possano sviluppare una relazione empatica con l’ambiente e acquisire competenze sociali fondamentali per la tutela del pianeta.

3. INSEGNARE LA CITTADINANZA RESPONSABILE E ALLA SOSTENIBILITÀ: IL RUOLO CHIAVE DELLA SCUOLA E DELL’EDUCAZIONE AMBIENTALE

3.1 LA LEGGE N. 92/2019

In Italia, la legge n. 92 introduce l’insegnamento scolastico dell’Educazione Civica, riconoscendo, il ruolo fondamentale dell’istruzione nella formazione di cittadini consapevoli e responsabili. La legge prevede il rafforzamento della collaborazione tra istituzioni scolastiche e famiglie per promuovere comportamenti improntati a una cittadinanza consapevole e responsabile, integrando il Patto educativo di corresponsabilità. Le scuole devono aggiornare i curricoli e le attività didattiche per rispondere alla pluralità degli obiettivi di apprendimento e delle competenze attese.

La scuola, come prima istituzione dopo la famiglia, è fondamentale per attivare progetti educativi sull’ambiente, la sostenibilità, il patrimonio culturale e la cittadinanza globale, in collaborazione con gli attori del territorio. Nella scuola dell’infanzia, l’educazione civica si basa su iniziative di sensibilizzazione alla cittadinanza responsabile, attraverso attività ludiche, educative e di routine che guidano i bambini a esplorare l’ambiente naturale e umano e a sviluppare atteggiamenti di curiosità, interesse e rispetto. Le finalità della scuola dell’infanzia includono lo sviluppo dell’identità, dell’autonomia e l’acquisizione di competenze, nonché le prime esperienze di cittadinanza attiva e responsabile.

La promozione del rispetto per l’ambiente è un obiettivo trasversale, fondamentale sin dalla prima infanzia, per favorire lo sviluppo di identità responsabili e rispettose verso gli altri e l’ambiente. L’articolo 6 della Legge n. 92/2019 stabilisce che una quota parte dei fondi, pari a 4 milioni di euro annui a partire dall’anno 2020, sia destinata alla formazione dei docenti sull’insegnamento trasversale dell’educazione civica. Le istituzioni scolastiche devono valutare i loro bisogni formativi e possono promuovere accordi di rete o accordi territoriali per garantire una formazione adeguata. Uno studio condotto da Theodore S. May (2000) negli Stati Uniti ha identificato diversi fattori chiave per il successo dei progetti di Educazione Ambientale (EA). Questi includono condizioni di insegnamento favorevoli, competenze degli insegnanti e pratiche di insegnamento efficaci. In Italia, non esistono ancora percorsi di studio riconosciuti o regolamentazioni specifiche per la professione di educatore ambientale.

3.2 L’EDUCATORE AMBIENTALE

Tuttavia, la legge sulle professioni di educatore e pedagogista richiede che coloro che intendono svolgere questa professione abbiano una laurea in Scienze dell’Educazione o in Scienze Pedagogiche. Gli educatori ambientali devono possedere una vasta gamma di conoscenze e competenze interdisciplinari e devono essere in grado di progettare e fornire programmi educativi che promuovano la consapevolezza ambientale e lo sviluppo sostenibile.

L’educatore ambientale svolge un ruolo attivo nella promozione di comportamenti ecosostenibili, lavorando in rete con altri professionisti e istituzioni. È importante che gli educatori ambientali abbiano la capacità di analizzare criticamente il contesto in cui operano e di progettare progetti educativi adeguati. L’educazione ambientale dovrebbe essere integrata nei programmi scolastici in modo da promuovere la consapevolezza ambientale e lo sviluppo sostenibile. Gli educatori devono essere capaci di adattare l’insegnamento alle esigenze degli studenti e di creare un ambiente di apprendimento stimolante e inclusivo. É fondamentale che il sistema universitario offra percorsi formativi adeguati a preparare gli educatori ambientali del futuro, fornendo loro le conoscenze e le competenze necessarie per affrontare le sfide della società contemporanea in modo efficace e responsabile.

Nella scuola dell’infanzia, i piani formativi devono essere rivisti per adattarsi alle caratteristiche degli studenti e offrire esperienze motivanti. I bambini devono essere al centro dell’offerta formativa, aiutati nel loro percorso di crescita personale e incoraggiati a esplorare le proprie potenzialità e risorse. I progetti educativi ambientali devono favorire la conoscenza dell’ambiente, promuovere l’osservazione attiva e la partecipazione degli studenti nell’ambiente circostante. L’esperienza diretta con la natura sensibilizza i bambini e li aiuta a sviluppare una sensibilità ecologica, favorisce lo sviluppo di comportamenti adattivi, la curiosità e il rispetto per l’ambiente.

3.3 METODOLOGIA

La metodologia della didattica ambientale pone il bambino al centro del processo educativo, riconoscendo la sua integralità e i suoi bisogni. In questo contesto, l’innovazione dell’esperienza scolastica si basa sulla valorizzazione della partecipazione, intesa come condivisione di idee, riflessioni e relazioni nuove, nonché sull’instaurazione di un’etica della responsabilità progettuale. La partecipazione favorisce la socialità, incoraggia le relazioni e stimola l’apprendimento attivo e condiviso, trasformando l’ambiente scolastico in un “laboratorio di cittadinanza”. Inoltre, promuove la responsabilità verso l’ambiente e la maturazione di un senso di cura nei confronti di esso.

Questa metodologia non solo si concentra sul bambino e sui processi educativi, ma facilita anche la cooperazione e la collaborazione, promuovendo l’autonomia. Attraverso la partecipazione attiva, il bambino sviluppa la capacità di pensare in modo globale, partendo dall’azione locale nel proprio contesto territoriale. Nella scuola dell’infanzia, è più agevole adottare un approccio educativo ambientale poiché l’intero programma annuale può essere incentrato su tematiche ecologiche, con maggiori opportunità di educazione sia all’aperto che al chiuso.

Al contrario, nella scuola primaria, l’integrazione dell’educazione ambientale richiede una pianificazione più attenta, poiché le lezioni sono prevalentemente statiche e le uscite sono limitate. Soprattutto in seguito all’isolamento causato dalla pandemia di Covid-19, diventa cruciale offrire ai bambini esperienze di contatto con la natura, che favoriscano la creazione di legami e relazioni significative. I bambini hanno bisogno di libertà per esplorare, sperimentare, porre domande e imparare dagli errori, tutto sotto la guida amorevole degli educatori, insegnanti, genitori e familiari.

CONCLUSIONI

In conclusione, nell’articolo si sottolinea l’importanza dell’educazione ambientale nella scuola dell’infanzia come risposta imprescindibile alla crescente crisi ecologica globale. Tale approccio è fondamentale per formare cittadini consapevoli e responsabili, capaci di affrontare la sfida della crisi ambientale e contribuire alla costruzione di un futuro sostenibile.

Bibliografia e Sitografia

  1. Beck U., La società del rischio, Roma, Carocci, 2001.
  2. Bronfenbrenner U., Ecologia dello sviluppo umano, Bologna, Il Mulino, 2002.
  3. Moore J., Avallone G. (a cura di), Ecologia-mondo e crisi del capitalismo. La fine della natura a buon mercato, Ombre Corte, 2015
  4. Mortari L., Per una pedagogia ecologica. Prospettive teoriche e ricerche empiriche sull’educazione ambientale, Milano, La Nuova Italia, 2001.
  5. Pellizzoni, L., Osti, G., Sociologia dell’ambiente, Bologna, Il Mulino, 2008.
  6. Negro G., Strategie didattiche e tutela dell’ambiente. Riflessioni pedagogiche sullo sviluppo sostenibile, Roma, Stamen, 2020.
  7. Malavasi P., Progettazione educazione sostenibile, Educatt, Milano, 2010.
  8. Latouche S., La scommessa della decrescita, Milano, Feltrinelli, 2020.

  • https://www.miur.gov.it/documents/20182/0/Indicazioni+nazionali+e+nuovi+scenari/
  • https://wisesociety.it/ambiente-e-scienza/educatore-ambientale-per-insegnare-la-sostenibilita/
  • https://wisesociety.it/ambiente-e-scienza/antropocene/