Deep work e stato di flusso: come lavorare senza stancarsi

deep work

Il segreto per mantenere alta la concentrazione e lavorare senza sforzo è raggiungere quello che, in psicologia, viene chiamato “stato di flusso”, ovvero una particolare situazione in cui l’individuo è totalmente coinvolto dall’attività che sta svolgendo; questa condizione ideale di attenzione e immersione può essere favorita, nel contesto scolastico o lavorativo, dalla pratica del cosiddetto “deep work”.

Cos’è lo stato di flusso

Il concetto di stato di flusso (anche chiamato “flow” o “stato di flow”) è stato elaborato nel 1975 dallo psicologo di origini ungheresi Mihaly Csikszentmihalyi. 

Secondo l’attuale definizione adottata nel campo della psicologia, il flow è “uno stato di coscienza in cui la persona è completamente immersa, concentrata e coinvolta in un’attività e la mente ed il corpo sono in perfetta simbiosi. In questo stato tutto scorre, si è perfettamente in armonia e controllo del nostro compito con massima gratificazione e positività.”

Csikszentmihalyi era arrivato alla definizione del concetto di stato di flusso mentre conduceva studi dedicati alla felicità e alla capacità creativa, durante i quali aveva riscontrato una relazione significativa tra lo stato di flow e l’umore delle persone. Inoltre, gli studi di Csikszentmihalyi evidenziavano come lo stato di flusso avesse un effetto positivo sulla percezione di chiarezza e controllo rispetto alla situazione e all’attività in corso e potesse portare l’individuo a focalizzarsi completamente, fino a ignorare anche gli stimoli del proprio corpo (fame, sete, stanchezza fisica) o perdere la cognizione del tempo. Nello sport, ad esempio, lo stato di flusso consente all’atleta di “fondersi” totalmente all’attività fisica che sta svolgendo, annullando la percezione della fatica e migliorando il livello di concentrazione e la prestazione sportiva.

Dal punto di vista delle neuroscienze, lo stato di flow può essere spiegato da quella che viene definita “ipofrontalità transitoria”, ovvero una temporanea disattivazione di parte della corteccia pre-frontale. Poiché quest’area del cervello è responsabile della maggior parte delle funzioni cognitive superiore (la percezione di sé, dell’esistenza ecc.), durante lo stato di flusso si assiste a una perdita della cognizione del tempo e dello spazio.

Come praticare il deep work

Nel 2016, il professore associato di Computer Science Cal Newport presenta al mondo il concetto di “lavoro profondo” nel suo libro “Deep Work. Rules for Focused Success in a Distracted World”, contrapponendolo al “lavoro superficiale” (shallow work), distratto e poco produttivo.

Il “Deep Work” viene definito, infatti, come “l’attività professionale svolta in uno stato di concentrazione esente da distrazione che spinge le capacità cognitive al loro limite”. In pratica, tutte quelle attività di lavoro condotte in stato di flusso.

Per raggiungere uno stato di flow nel contesto lavorativo, quindi, è necessario che si verifichino due condizioni:

  1. l’attività deve essere pianificata correttamente, dedicando del tempo alla ricerca e acquisizione di tutte le informazioni e le risorse utili al suo svolgimento;
  2. l’attività deve poter essere svolta senza interruzioni.

Per quanto riguarda la pianificazione dell’attività, uno strumento utile può essere quello del Time Blocking: una volta effettuata una valutazione del tempo previsto per lo svolgimento di un particolare task, è possibile includerlo all’interno del proprio calendario in modo da “prenotare” un blocco di tempo ed evitare sovrapposizioni con altri impegni o eventi.

Rispetto al secondo punto, è importante, innanzitutto, assicurarsi che colleghi, superiori o familiari (nel caso dell’home working) siano a conoscenza dell’impegno e non interferiscano, ad esempio entrando in stanza o telefonando per fare altre richieste. Inoltre, bisogna evitare tutte le possibili distrazioni provenienti dal proprio pc o dal proprio cellulare, spegnendo i dispositivi o disattivando temporaneamente le notifiche. Se si fa fatica a mantenere la concentrazione a lungo, è possibile utilizzare la Tecnica del Pomodoro e iniziare con sessioni di deep work di 25 minuti, aumentando di volta in volta la durata delle singole sessioni fino a raggiungere il tempo ideale di attenzione e concentrazione.

I benefici del deep work

Essere in grado di praticare il deep work è una competenza molto richiesta sul mercato e rappresenta un antidoto contro lo stress. La percezione di avere il controllo su ciò che si sta facendo, di conoscere a fondo la propria attività e di avere a disposizione tutte le risorse necessarie a portarla a termine, infatti, porta l’individuo a sviluppare un maggior senso di auto-efficacia, a gestire al meglio il proprio compito e a sentirsi più soddisfatto del proprio lavoro.

Viceversa, l’impressione di essere continuamente interrotti, distratti e incapaci di svolgere i task in modo attento e corretto, conduce inevitabilmente a un aumento dello stress, della percezione del carico di lavoro e del tempo necessario a completarlo. Se, infatti, durante lo svolgimento di un compito, l’attenzione viene ripetutamente rivolta ad altre richieste (mail, telefonate, ecc.), si avrà la sensazione di star perdendo tempo, di non essere in grado di gestire tutto contemporaneamente e di non avere il controllo sulla situazione.

Inoltre, focalizzarsi su un singolo task alla volta e praticare il deep work aiuta a limitare eventuali errori dovuti alla distrazione, a ridurre i tempi di lavoro e a memorizzare in modo più corretto le informazioni elaborate durante l’attività.