I disturbi dell’alimentazione e della nutrizione

disturbi dell'alimentazione

A cura della Dott.ssa Rossana Stiuso

Abstract

I disturbi dell’alimentazione e della nutrizione sono condizioni caratterizzate da comportamenti alimentari disfunzionali che possono avere gravi implicazioni sulla salute fisica e mentale di un individuo. Alcuni dei disturbi più comuni includono:

Anoressia nervosa: caratterizzata da una restrizione estrema dell’apporto calorico, paura intensa di guadagnare peso e una percezione distorta del proprio corpo, che porta a una magrezza eccessiva.

Bulimia nervosa: caratterizzata da episodi ricorrenti di alimentazione eccessiva, seguiti da comportamenti compensatori, come il vomito autoindotto o l’uso eccessivo di lassativi, nel tentativo di evitare il guadagno di peso.

Disturbo da alimentazione selettiva o evitante (ARFID): caratterizzato da una limitazione dell’assunzione di cibo, spesso a causa di una avversione a determinati colori, odori o consistenze, senza preoccupazione specifica per l’immagine corporea.

Disturbo dell’azzardo alimentare (BED): caratterizzato da episodi regolari di alimentazione eccessiva, senza comportamenti compensatori. È il più comune tra i disturbi dell’alimentazione.

Pica: caratterizzata dalla presenza di abitudini alimentari insolite, come consumare cibi non alimentari (ad esempio, carta, capelli, terra), senza che ciò sia parte di una pratica culturale generalmente accettata.

Disturbo dell’immagine corporea distorta: non è un disturbo alimentare specifico, ma può essere presente in associazione con altri disturbi, come l’anoressia nervosa, e coinvolge una percezione distorta del proprio corpo.

La prevenzione, l’identificazione precoce e l’intervento tempestivo sono fondamentali per il trattamento dei disturbi dell’alimentazione e della nutrizione. Gli approcci terapeutici possono coinvolgere una combinazione di supporto psicologico, terapia nutrizionale e, in alcuni casi, farmacoterapia. È importante coinvolgere una squadra multidisciplinare di professionisti, tra cui psicologi, dietisti, medici e, se necessario, psichiatri.

In questo articolo scientifico, si parlerà, nella prima parte, dei disturbi dell’alimentazione e della nutrizione e, nella seconda parte, dei possibili interventi.

Introduzione

I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (DNA), (DA o Disturbi Alimentari) sono manifestazioni cliniche caratterizzate da un’alterata relazione con il cibo, la dieta e l’assunzione di nutrienti, influenzando negativamente la salute fisica e psicologica dell’individuo.

I comportamenti alimentari malsani, le ossessioni per il peso o l’immagine corporea e l’autopunizione sono tra le manifestazioni comuni e sono più comuni nel genere femminile, con un’età di esordio spesso legata all’adolescenza. Tuttavia, i dati recenti suggeriscono cambiamenti significativi in questa tendenza.

I principali disturbi alimentari sono: anoressia nervosa, bulimia nervosa e disturbo da alimentazione incontrollata (binge eating disorder) e sono menzionati come disturbi alimentari più comuni. Vi sono anche menzioni di altre forme di disturbi alimentari come ortoressia, vigoressia e drunkoressia, che non sono ancora categorizzate ufficialmente come DA.

I DA sono spesso associati ad altre condizioni psicopatologiche come disturbi d’ansia, depressione e disturbi della personalità. La complessità delle interazioni tra queste condizioni rende la diagnosi e il trattamento dei DA un processo che richiede competenza e professionalità. I disturbi alimentari possono variare in termini di gravità e alcuni studi indicano che l’anoressia nervosa presenta il tasso più elevato di mortalità tra tutti i disturbi psichiatrici. Essi non si presentano come “categorie a sé stanti” e sono, spesso, legati ad altre condizioni psicopatologiche. Nonostante le psicopatologie si basino su criteri scientifici, l’esperienza soggettiva di ciascun individuo e le complesse interazioni tra fattori rendono l’identificazione e la gestione di queste condizioni un processo che coinvolge aspetti oggettivi e soggettivi.

La storia personale, la personalità e l’ambiente in cui un individuo è inserito giocano un ruolo fondamentale nell’insorgenza e nella manifestazione dei disturbi alimentari. Le cause scatenanti dei disturbi alimentari sono multifattoriali e non possono essere attribuite a una causa specifica e univoca. Fattori genetici, biologici, psicologici e ambientali interagiscono per contribuire allo sviluppo di queste condizioni e l’approccio terapeutico varia a seconda del disturbo e della gravità dei sintomi, ma spesso include interventi psicologici, nutrizionali e, se necessario, farmacologici.

Il coinvolgimento della famiglia è cruciale nel processo di recupero e offre sostegno emotivo e pratico, facilita la comunicazione e contribuisce allo sviluppo di strategie di coping efficaci. Le terapie familiari possono migliorare la comprensione e l’approccio nei confronti del disturbo alimentare e una delle sfide nel trattamento dei disturbi alimentari è superare lo stigma e i pregiudizi associati ad essi. L’educazione e la sensibilizzazione sono strumenti chiave per contrastare percezioni errate e promuovere un approccio empatico e comprensivo verso chi vive questi disagi. Le campagne pubblicitarie, le rappresentazioni dei media e le pressioni sociali possono influenzare le aspettative sull’immagine corporea e sul peso, contribuendo alla vulnerabilità individuale a questi disturbi.

L’innovazione e la ricerca sono fondamentali per identificare nuovi fattori di rischio, sviluppare trattamenti più efficaci e promuovere un approccio olistico alla salute e al benessere. L’integrazione di discipline come la psicologia, la sociologia e la medicina può offrire una prospettiva più ampia e una comprensione più profonda dei disturbi alimentari, considerando l’unicità e la soggettività di ogni individuo. L’approccio multidisciplinare, la collaborazione e la condivisione delle conoscenze sono chiave per affrontare in modo completo e efficace i disturbi alimentari, migliorando la qualità dell’identificazione e del trattamento, contribuendo a creare una consapevolezza più ampia e riducendo il pregiudizio nei confronti di chi soffre di tali disturbi (Dalle Grave, R., 2014).

1. Come fare diagnosi di DA: comorbilità e diagnosi differenziale

La diagnosi rappresenta un atto clinico di conoscenza delle condizioni del paziente, equivalente al riconoscimento di un fenomeno e alla sua classificazione in una categoria attraverso criteri specifici. La diagnosi psichiatrica si discosta dalla diagnosi medica “biologica”, in quanto si basa su principi e metodologie differenti ed è fondata sulla diagnosi psicopatologica, che segue logiche e criteri distinti rispetto alle altre diagnosi mediche.

I soggetti titolati a formulare la diagnosi di disturbi alimentari sono il medico e lo psicologo, con esperienza specifica. La diagnosi deve essere attentamente ponderata, considerando vari fattori come le dimensioni e la struttura di personalità del paziente, le comorbilità, le risorse personali e sociali, il contesto familiare e altre variabili contribuenti al mantenimento del sintomo.

La valutazione diagnostica non deve limitarsi alla sola dimensione categorica, ma deve considerare un approccio più ampio, per impostare una terapia efficace e determinare il corretto livello di intervento terapeutico. È consigliata una valutazione antropometrica e una diagnosi differenziale medica. I pazienti con disturbi alimentari devono essere presi in carico da un team multidisciplinare, per considerare tutti gli aspetti della condizione nella diagnosi e nel piano di trattamento. I principali criteri diagnostici del DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), che definisce i disturbi dell’alimentazione e della nutrizione, come caratterizzati da un persistente disturbo dell’alimentazione o comportamenti collegati con l’alimentazione che danneggiano significativamente la salute fisica o il funzionamento psicosociale.

Le categorie Diagnostiche del DSM-5 per i Disturbi dell’Alimentazione e della Nutrizione sono:

  • Pica
  • Disturbo di rumine
  • Disturbo da evitamento/restrizione dell’assunzione di cibo
  • Anoressia nervosa
  • Bulimia nervosa
  • Disturbo da alimentazione incontrollata o da Binge Eating
  • Disturbo della nutrizione o dell’alimentazione con altra specificazione
  • Disturbo della nutrizione o dell’alimentazione senza specificazione
  • Valutazione del Livello di Gravità secondo il DSM-5.

Il Manuale Diagnostico Psicodinamico (PDM-2) considera anche l’esperienza soggettiva associata ai disturbi mentali, includendo stati affettivi, pattern cognitivi, stati somatici e pattern relazionali.

Vissuti associati ai disturbi alimentari includono sentimenti di fame di cure e affetto, fallimento, vuoto, vergogna, indegnità, e tendenza a compiere acting-out durante la rottura di una relazione.

Gli strumenti psicodiagnostici sono:

  • Eating Disorder Inventory (EDI-3): Valutazione multidimensionale di caratteristiche psicologiche rilevanti per l’anoressia nervosa e la bulimia nervosa.
  • Body Uneasiness Test (BUT): Valutazione del disagio relativo all’immagine del proprio corpo.
  • Binge Eating Scale (BES): Valutazione comportamentale, emotiva e cognitiva nei soggetti obesi.
  • Three Factors Eating Questionnaire (TFEQ): Misura i tre fattori principali per la diagnosi di Binge Eating.

Il colloquio clinico, che include l’anamnesi personale e familiare, è fondamentale per una diagnosi accurata. L’anamnesi personale esplora le tappe evolutive del paziente, mentre quella familiare può rivelare la presenza di disturbi alimentari o altri eventi significativi. I disturbi alimentari spesso coesistono con altre condizioni psichiatriche come depressione, ansia, disturbi ossessivo-compulsivi, PTSD e abuso di sostanze.

La diagnosi differenziale è necessaria per distinguere i disturbi alimentari da altre condizioni che possono influenzare il comportamento alimentare o il peso.

Test di laboratorio, esami fisici e consultazioni con altri professionisti possono essere necessari per una diagnosi accurata e un piano di trattamento completo (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali – Quinta edizione. DSM-5. Tr.it. Raffaello Cortina, Milano, 2015; Lingiardi V., McWilliams N. (a cura), PDM-2. Manuale Diagnostico Psicodinamico, Cortina, Milano 2018).

Leggi anche: Disturbi dell’alimentazione, alessitimia e stili di attaccamento

2. Il trattamento multidisciplinare dei DA

2.1 Il ruolo dello psicologo nei disturbi alimentari

Il ruolo dello psicologo nei disturbi alimentari è cruciale e copre diverse aree di intervento all’interno di un approccio multidisciplinare. Di seguito sono elencati alcuni degli obiettivi principali dello psicologo nel percorso di diagnosi e cura dei disturbi alimentari:

  • Effettuare una corretta diagnosi;
  • Individuare il disturbo alimentare presente e valutare il suo livello di gravità;
  • Escludere o identificare eventuali comorbilità psicopatologiche che possono influenzare il quadro clinico;
  • Costituire una buona relazione con il paziente;
  • Creare un ambiente di fiducia e rispetto affinché il paziente si senta collaborativo e responsabilizzato nel processo di trattamento.
  • Favorire la comunicazione aperta per comprendere meglio le esperienze e le sfide del paziente.
  • Affrontare il disagio psichico ed emotivo:
  • Esplorare le radici psicologiche del disturbo alimentare e affrontare il disagio psichico ed emotivo sottostante.
  • Identificare eventuali traumi o fattori scatenanti che potrebbero contribuire ai disturbi alimentari.
  • Creare uno spazio in cui il paziente può discutere apertamente dei suoi sintomi alimentari e delle emozioni associate.
  • Esplorare e comprendere le dinamiche interpersonali, specialmente all’interno del contesto familiare, che potrebbero contribuire all’insorgenza e al mantenimento del disturbo alimentare.
  • Collaborare con i familiari, soprattutto se il paziente è un minore o un giovane adulto.
  • Fornire supporto e educare la famiglia sulle dinamiche del disturbo alimentare.
  • Condurre interventi terapeutici di gruppo per affrontare le sfide comuni e promuovere il sostegno tra i partecipanti.

2.2 Nutrizionista o Dietista: gestione dell’alimentazione

Il nutrizionista o dietista svolge un ruolo cruciale nella gestione dell’alimentazione del paziente con disturbi alimentari. Collabora con il paziente per sviluppare piani alimentari equilibrati, affrontare le paure legate al cibo e promuovere abitudini alimentari sane. La nutrizione è un elemento chiave nella ripresa fisica del paziente e nel mantenimento di uno stato nutrizionale adeguato.

2.3 Medico Psichiatra: gestione farmacologica

Il medico psichiatra valuta la necessità di interventi farmacologici, se appropriato. Alcuni pazienti con disturbi alimentari possono beneficiare dell’uso di farmaci per gestire sintomi come l’ansia, la depressione o l’impulso alimentare incontrollato. La gestione farmacologica è spesso integrata con altre forme di trattamento.

2.4 Pedagogista: supporto educativo

Il pedagogista può svolgere un ruolo nel supportare l’educazione e la formazione del paziente, specialmente se si tratta di pazienti giovani. Contribuisce a creare un ambiente educativo favorevole e a facilitare la comunicazione tra il paziente, la famiglia e il team di cura.

2.5 Assistenti Sociali: supporto sociale

Gli assistenti sociali forniscono supporto sociale, aiutando i pazienti e le loro famiglie a navigare nelle sfide legate ai disturbi alimentari. Possono offrire risorse e servizi che migliorano la qualità della vita del paziente e contribuiscono al supporto emotivo e pratico.

2.6 Altri Operatori Sociosanitari: supporto aggiuntivo

A seconda delle necessità del paziente, possono essere coinvolti altri operatori sociosanitari, come terapisti occupazionali o fisioterapisti, per affrontare specifiche esigenze legate al benessere fisico e psicologico.

L’équipe multidisciplinare opera in modo collaborativo, garantendo una visione olistica del paziente e affrontando le diverse dimensioni del disturbo alimentare. L’integrazione delle competenze professionali e la comunicazione regolare tra i membri dell’équipe sono fondamentali per un trattamento completo ed efficace.

Il superamento dei disturbi alimentari richiede un impegno a lungo termine e può coinvolgere diverse fasi del trattamento. Alcuni pazienti possono rispondere positivamente in tempi relativamente brevi, mentre altri potrebbero richiedere un percorso più lungo e complesso.

2.7 Servizi di salute mentale e Psicoterapia Ambulatoriale

Il trattamento ambulatoriale è il livello più comune di assistenza per i disturbi dell’alimentazione. Consiste in incontri regolari con uno psicologo o uno psicoterapeuta, con eventuali consulenze nutrizionali e psichiatriche. Questo livello di assistenza è adatto a pazienti che mantengono un buon funzionamento generale e non richiedono supervisione medica costante. Può includere sia terapie individuali che di gruppo.

2.8 Day Hospital o Centro Diurno

Il Day Hospital o Centro Diurno offre un trattamento più intensivo rispetto all’ambulatorio, ma non richiede il ricovero notturno. I pazienti partecipano a programmi di trattamento diurno che possono includere terapia individuale, terapia di gruppo, sessioni nutrizionali e attività ricreative. Questo livello di assistenza è indicato per pazienti che richiedono un intervento più intensivo ma possono ancora mantenere una certa autonomia fuori dalle ore di trattamento.

2.9 Ricovero Ospedaliero o Residenziale

Il ricovero ospedaliero o residenziale è consigliato per pazienti con disturbi alimentari gravi che richiedono monitoraggio costante, intervento medico immediato e supervisione 24 ore su 24. Questo livello di assistenza è cruciale per affrontare le complicanze fisiche e psichiatriche gravi associate ai disturbi alimentari.

2.10 Terapia Intensiva e Interventi Specializzati

La terapia intensiva è necessaria per i casi più gravi e complessi. Può coinvolgere interventi come la nutrizione parenterale (somministrazione di nutrienti attraverso una via diversa dall’alimentazione orale) e il monitoraggio costante dei parametri vitali. In alcuni casi, possono essere utilizzati approcci terapeutici più innovativi o sperimentali.

La scelta del livello di assistenza dipende dalla gravità del disturbo, dalla presenza di complicanze fisiche, dal supporto sociale disponibile e dalla risposta del paziente ai livelli di cura precedenti. L’équipe multidisciplinare svolge un ruolo chiave nel guidare il paziente attraverso i diversi livelli di assistenza e adattare il trattamento alle sue esigenze specifiche in base al livello di assistenza e alla gravità del caso.

Conclusioni

Si è sottolineata l’importanza delle competenze specializzate e della formazione continua per tutti i professionisti che affrontano i disturbi alimentari. Poiché questi disturbi sono complessi e possono coinvolgere diversi aspetti della vita del paziente, una preparazione approfondita è fondamentale per fornire un trattamento efficace e sicuro.

Sono, dunque, da considerare alcuni punti chiave:

Formazione Continua: la formazione continua è cruciale per rimanere aggiornati sulle nuove scoperte, metodologie di trattamento e approcci terapeutici emergenti nel campo dei disturbi alimentari. Gli psicologi dovrebbero partecipare a corsi di aggiornamento, conferenze e supervisioni per mantenere e migliorare le loro competenze.

Approccio multidisciplinare: collaborare con altri professionisti della salute è essenziale per un trattamento completo. gli psicologi dovrebbero stabilire una rete di collegamenti con nutrizionisti, medici, psichiatri e altri professionisti per garantire un approccio integrato.

Riconoscimento dei limiti: gli psicologi dovrebbero essere consapevoli dei propri limiti e riconoscere quando è necessario coinvolgere altri specialisti o dirigere il paziente verso strutture specializzate. L’umiltà professionale nel riconoscere le proprie competenze e limitazioni è un segno di responsabilità nei confronti del paziente.

Approccio individualizzato: ogni paziente è un individuo unico con esperienze, bisogni e sfide uniche. Gli psicologi dovrebbero adottare un approccio individualizzato nel trattamento, adattando le strategie terapeutiche alle esigenze specifiche di ciascun paziente.

Supervisione e consultazione: la supervisione regolare e la consulenza con colleghi esperti possono offrire un supporto prezioso. Discutere casi clinici con altri professionisti può portare a nuove prospettive e fornire orientamento su casi complessi.

Etica professionale: gli psicologi dovrebbero attenersi a rigorosi standard etici nel trattamento dei disturbi alimentari, garantendo la riservatezza, il rispetto e la competenza professionale.

Affrontare i disturbi alimentari richiede una sensibilità particolare, una comprensione approfondita delle dinamiche psicologiche e una consapevolezza delle sfide uniche associate a questi disturbi. La consigliata prudenza nel riconoscere i propri limiti contribuisce a garantire la sicurezza e l’efficacia del trattamento offerto ai pazienti (Zeni, A.M., Dalle Grave, R., 1991).

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Sitografia

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