La personalità nella grafologia

grafologia

a cura della dott.ssa Giuditta Dinardo

Introduzione

La scrittura è qualcosa che permette all’individuo di riporre su foglio propri pensieri, emozioni e la propria personalità. Il tipico modo di disegnare tutte le lettere con forme rese diverse da ogni persona ha determinato la nascita della grafologia, la quale non viene considerata una scienza esatta, ma come una pseudoscienza che basa i suoi principi su analisi empiriche le quali tendono a mostrare un nesso tra le differenti personalità e precise grafie.

Di fondamentale importanza è distinguere questi vari concetti; infatti la scienza (Datteri, 2017) viene considerata l’insieme delle discipline fondate sull’osservazione, l’esperienza, il calcolo, e che ha per oggetto la natura e gli esseri viventi spiegando i risultati ottenuti con dei linguaggi formali; pertanto, il ruolo della scienza, si è rafforzato nel tempo dal punto di vista sia sociale e istituzionale sia metodologico e culturale, poiché essa è divenuta uno degli aspetti che caratterizzano il mondo contemporaneo e i valori culturali che esso esprime.

Per pseudoscienza (Mazzeo, 2017), a differenza della nozione appena esplicitata, si intende una teoria, o una corrente di pensiero, che pretende di essere riconosciuta come scienza, pur non avendo fondamenti scientifici i quali hanno lo scopo di stabilire il confine tra scienza e pseudoscienza.

Entrambe le definizioni si avvalgono di analisi empiriche, ovvero tutte le ricerche che basano le loro conclusioni sull’osservazione diretta o indiretta dei fatti; inoltre queste ricerche partono sempre da un fenomeno che, correlato alla sua analisi, possono essere qualitative o quantitative.

1. La storia della grafologia

Grazie a queste informazioni, è possibile commentare le origini della grafologia partendo dal libro di Cesare Lombroso il quale racconta di un famoso medico di Bologna, il Bardo, che ha studiato la grafologia nel 1662 scrivendo il Trattato come da una lettera missiva si conoscono la natura e la qualità dello scrittore, elaborando al suo interno un concetto che può essere la base della materia oggetto di quest’articolo ed al quale si paragona il metodo dell’indagine presente nello scritto denominato “Sulla Fisionomia”; infatti egli sottolinea che ogni persona dà una forma particolare alle lettere la quale non può essere imitata da alcuno (Lombroso, 1895).

Questo studio, seppur iniziato in Italia, è stato ripreso in altri Paesi del globo da altri ricercatori; ad esempio Lavater, il quale, dopo aver ricevuto un consiglio di Goethe, scrive che ogni persona può agire e scrivere in molti modi diversi ma tutti hanno la medesima impronta, infatti una persona che ha una bella grafia, anche nel momento in cui scriverà male, riuscirà a far emergere la sua traccia determinando che è lo spirito a guidare la scrittura.

Col passare del tempo, si giunge al 1863, anno in cui fu pubblicato un libro ispirato alla grafia intitolato “la Chirogrammatomancie” di Leipzig; ma nel 1866 un pittore che ha realizzato il dipinto La Phisionomie ha affermato che la scrittura è il gesto materializzato del pensiero, inoltre dichiara che ognuno ha due tipi di scrittura, uno normale e l’altro occasionale il quale è legato alle proprie emozioni e passioni.

1.1 L’abate Michon e i suoi studenti

Il reale padre della grafologia, però, fu l’abate Michon il quale, congiuntamente a Desbarolles, scrisse, nel 1872, il libro “I misteri della scrittura”. Fra i due nacque una disputa che portò il Michon a redigere un suo scritto con il quale ha scoperto e stilato l’esistenza di innumerevoli quantità di segni, dando così un contributo importante per lo sviluppo di questa materia (Urbani, 2004).

Michon, vissuto dal 1806 al 1881, è stato un viaggiatore che, collezionando autografi di persone provenienti da ogni parte del mondo, ha avuto la possibilità di porre le basi dell’oggetto di questo articolo. Il suo libro, “Sistema di Grafologia”, è un repertorio di scritture le quali vengono classificate secondo alcuni criteri come la classe, l’ordine ed il genere, ponendo come principi cardini due leggi; ossia ogni segno fatto da un individuo rappresenta un tratto del suo carattere e ogni segno mancato ritrae l’assenza di una qualità del carattere.

Uno degli alunni di Michon, Jules Crépieux-Jamin (1858-1940), ha contrastato l’ideologia del suo insegnante, asserendo che la grafologia di Michon è troppo facile e che un solo segno grafico non è sufficiente per rilevare le caratteristiche psicologiche del soggetto, poiché si rischierebbe di mettere in atto alcuni errori dato che quel segno grafico potrebbe corrispondere a delle caratteristiche sbagliate o perfino opposte a quelle che rappresentano un individuo. Infatti, per porre delle concezioni sicure sullo scrivente, attesta che è necessario considerare e combinare tutti i tratti dei segni posti su carta e ciò dipende dalla volontà ed esperienza del grafologo, quindi, questo non può considerarsi universale.

Dunque, Jules Crépieux-Jamin conferma che è essenziale considerare non solo i segni nel loro singolo ma le parole e l’intero contesto della scrittura; per egli le prime qualità dell’essere umano da ricercare sono il buon senso e la razionalità, inoltre sottolinea che la scrittura dipende dalle emozioni che un individuo prova in un determinato periodo; quindi, come enunciato dal libro preso in considerazione, Jules crede che tutte codeste qualità si notino se la scrittura è in ordine, sobria e armonica.

Nel medesimo libro, viene preso in considerazione anche il pensiero di Ludwing Kagles che valorizza la libertà e l’originalità che sarebbero presenti in una scrittura avente tratti caldi e forti chiamati livello vitale.

Questo ci conduce al pensiero di Max Pulver (1889-1952). Quest’ultimo pensa alla grafologia con delle regole che devono essere usate come trampolino di lancio per permettere al grafologo di sperimentare e giocare con la scrittura di ogni persona.

Per concludere questa introduzione, si descrive il pensiero di Girolamo Moretti (1879-1963): egli sosteneva che attraverso la scrittura si potesse calcolare l’altezza della persona, ricavare la forma degli occhi, la carnagione o il colore dei capelli.

2. Metodologia nella grafologia

Tornando al presente, invece, si può evidenziare come la grafologia e la sua analisi comportamentale sta guadagnando popolarità poiché viene applicata in diversi campi, come la psicologia, l’istruzione, la medicina e il crimine; inoltre, si osserva che lo studio della scrittura fatto, mediante la grafologia, rivela i sentimenti delle persone sebbene siano mascherati dai comportamenti che i soggetti hanno.

Dunque, la grafologia viene utilizzata come strumento oggettivo per studiare i comportamenti delle persone senza che essa dipenda dalle loro caratteristiche come il sesso o l’età di una persona poiché esse possono influenzare il risultato; pertanto, dato che i segmenti disegnati sono sensibili ai comportamenti personali, la grafologia, per studiarli, si concentra su singole lettere, tratti e parte di un carattere, permettendole di prevedere gli atteggiamenti di codeste persone.

Per far quanto appena descritto, sono stati proposti diversi metodi. Tuttavia, essi prevedono l’intervento umano il quale ha il compito di identificare gli atteggiamenti; per questo, sussiste il bisogno di sviluppare un metodo di analisi della scrittura fondato sulla grafologia generalizzata (Gosh et al., 2020). Nondimeno, esistono metodi utilizzati dalla grafologia che prendendo in considerazione l’intera firma per identificare e studiare le emozioni e i comportamenti, a differenza di quei metodi mediante i quali si considera una sola parte di un carattere. Esistono, pertanto, altri studi sull’analisi estetica che utilizzano caratteri scritti a mano o caratteristiche di immagini per prevedere comportamenti personali.

Vi sono, dunque, metodi proposti per la valutazione della personalità, che misurano gli interessi della persona, l’atteggiamento, il rapporto con la famiglia e la comunità in cui egli vive; questi metodi studiano i testi digitati dagli utenti ma non quelli scritti a mano, grazie ai quali è possibile valutare la loro personalità; pertanto, per prevedere o identificare comportamenti personali che potrebbero essere nascosti all’occhio umano, è essenziale il ruolo della grafologia (Gosh et al., 2020).

È fondamentale ribadire e sottolineare che l’analisi del comportamento umano basata sulla grafologia non ha una base matematica; nonostante ciò, le regole e le definizioni che si considerano nascono da dalle discussioni e dalle opinioni di coloro che fanno parte di un istituto grafologico situato a Calcutta anche se alcune regole sono ottenute in base all’esperienza dei grafologi; questo si evince anche considerando quanto discusso nell’International Personality Item Pool.

È oramai evidente che sono stati pubblicati diversi metodi per studiare il comportamento umano mediante la grafologia, poiché la grafia di una persona muta in base ai propri sentimenti; infatti, se si considerasse una persona che è sotto pressione e in cattive condizioni, ci si aspetta che tale comportamento venga riflesso per iscritto modificando la sua grafia rispetto a quando detto individuo sia in una situazione priva di stress o ansia.

Dunque, molti metodi basati sulla grafologia descrivono una teoria con dei concetti che hanno subito mutamenti i quali hanno condotto allo sviluppo di sistemi automatici (Gosh et al., 2020) per identificare gli atteggiamenti con la grafologia che analizza non solo dei tratti della scrittura, ma interi documenti.

2.1 Grafologia: studi recenti

Un esempio è lo studio di Asra e Shubhangi (2015) che hanno proposto il riconoscimento del comportamento umano basato sul corsivo scritto a mano e analizzato da un classificatore SVM21. Per Classificatore SVM si intende una macchina a vettori che utilizza i dati etichettati per definire, suddividere e classificare gli elementi che si hanno a disposizione. Il metodo ideato da Asra e Shubhangi estrae le caratteristiche geometriche della scrittura, quindi le informazioni sulla forma, il tratto e gli angoli dalle zone che sono di interesse. Le caratteristiche trovate, vengono passate ad un classificatore SVM che riconosce il comportamento umano; tuttavia, non vengono menzionati i vari tipi di comportamenti individuali che sono ricercati e di conseguenza, se il metodo non ottiene precise informazioni, potrebbe non funzionare correttamente.

Lo studio di Fallah e Khotanlou (2015), invece, propone di identificare i parametri della personalità basati sulla scrittura e sulle reti neurali. Il metodo richiede una parola scritta a mano e successivamente estrae lo stile di scrittura e le sue caratteristiche; esse vengono inviate ad un classificatore di rete neurale che rileva dei parametri della personalità.

2.2 Caratteristiche della scrittura

Dunque, si può ben notare che i metodi appena descritti si concentrano sull’estrazione di caratteristiche come la pressione utilizzata quando si scrive su di un foglio e la forma dei caratteri; gli scopi dei metodi si limitano alla ricerca di comportamenti specifici e caratteri particolari, ma non si estendono a comportamenti generali.

Dalla teoria della grafologia si evince che i comportamenti personali si riflettono spesso nei differenti stili di scrittura, considerando anche i gambi, l’altezza, la larghezza e l’inclinazione dei caratteri rispetto alla linea di base presa in considerazione; inoltre nella scrittura, un grafologo può considerare la zona, l’angolo e il circuito i quali sono dei riflessi di diversi comportamenti delle persone.

In riferimento a questo concetto è possibile menzionare le regole che vengono utilizzate per studiare forme, circuiti, altezza o angolo dei gambi, ma anche punti finali o di diramazione delle linee per individuare comportamenti personali, sociali positivi e negativi. Al fine di raggiungere questo obiettivo, è stato effettuato un ulteriore studio con un metodo che pone come input caratteri scritti a mano da persone diverse; estraendo le caratteristiche strutturali e le informazioni basate su zone, loop, angoli e altre informazioni geometriche.

Detto metodo traccia i contorni dei caratteri per dividerli in tre zone: superiori, medie e inferiori, con il concetto di curvatura che stima l’angolo, per trovare le estremità, le intersezioni e i rami di caratteri, usufruendo delle informazioni sui dintorni e sugli angoli (Gosh et al., 2020).

Dunque, grazie all’elaborazione delle immagini, questo metodo riesce ad estrarre le osservazioni basate sulle forme delle lettere le quali sono utili per identificare comportamenti sociali. Se invece vengono estratte le informazioni sull’angolo, queste osservazioni diventano utili per individuare comportamenti personali. In entrambi i casi è possibile, secondo lo studio considerato, riconoscere i tre tipi di comportamenti.

Secondo quanto descritto dall’articolo preso in considerazione, “Graphology based handwritten character analysis for human behaviour identification”, gli autori enunciano che per valutare le prestazioni del metodo automatico proposto, si è sviluppato un sistema interattivo che consente agli utenti di scrivere direttamente i caratteri o caricare immagini scansionate. Dopo questo invio, il sistema analizza e redige le risposte che rappresentano i comportamenti personali, così da fornire all’utente due opzioni: rifiutare la previsione o accettarla; dunque le prestazioni di questo sistema dipendono dalle decisioni dell’individuo che può essere veritiera o falsa.

Per evitare questo problema gli autori hanno messo in atto un sistema che raccoglie nuovi dati i quali forniscono la verità sui comportamenti delle singole persone, creando così la possibilità di verificare la risposta data dall’utente. Per questo lavoro vengono considerati due set di dati, ovverosia, dataset-1 che comprende la raccolta di immagini di saggi scritti a mano grazie ai quali è possibile raccogliere più campioni ma è difficile verificare la risposta dell’utente con l’output del sistema proposto, mentre il secondo set di dati, chiamato dataset-2, include immagini di saggi scritti a mano offline di 30 scrittori e le immagini vengono raccolte quando la persona è presente fisicamente.

Dallo studio analizzato si evince che, nonostante i diversi meccanismi di raccolta delle immagini, il dataset-1 contiene una grande variazione di immagini, rispetto al dataset-2; inoltre, entrambi i set di dati mette in atto valutazioni eque per l’identificazione del comportamento della persona. Poiché l’obiettivo principale del lavoro è prevedere i comportamenti delle persone indipendentemente dalla loro età, sesso, carta, penna, inchiostro, ecc., i dati di cui questo metodo dispone non forniscono i dettagli per analizzare suddetti atteggiamenti.

Tuttavia, se cambia una forma nella grafia di un individuo, cambia anche la regola di comportamento correlata ai principi della grafologia; pertanto, risulta a volte difficile prevedere i comportamenti reali delle persone considerando esclusivamente l’analisi della grafia, poiché ogni individuo è diverso ed è dotato di una sua soggettività; per questo risulta difficile utilizzare la grafologia come metodo universale per scoprire i comportamenti umani.

3. Comportamento e la sua origine

A tal fine è fondamentale precisare cosa sono i comportamenti, ovvero l’insieme di tutti quegli atteggiamenti che un soggetto assume in reazione a determinati stimoli e possono essere definiti come quelle attività svolte da un individuo.

Nel 1950, H.J. Eysenk (2013) indica il comportamento come quella funzione della situazione in cui esso si concepisce; dunque facendo riferimento alle psicosi e alle nevrosi; queste, secondo Eysenk, sono dei comportamenti che vengono appresi. In opposizione a questa nozione, la terapia comportamentale non analizza le motivazioni, i conflitti e i pensieri che condizionano e spiegano un determinato comportamento, ma considera soltanto quel comportamento disturbato ed osservabile.

Nelle scienze sociali, invece, il comportamento di una persona in un determinato contesto, permette di evidenziare l’orientamento del soggetto nella sua interazione con il contesto in cui vive ed il ruolo da egli ricoperto. G.C. Homans (1974) parla del comportamento sociale elementare, sottolineando il suo carattere ordinario e quotidiano; ma è fondamentale distinguere il comportamento sociale elementare da quello istituzionale il quale muta in base ai cambiamenti legati alla cultura di appartenenza. In riferimento ai comportamenti possiamo menzionare diverse correnti di pensiero tra cui il positivismo che pone la sua attenzione alla realtà concreta ma anche il pragmatismo il quale si interessa alle conseguenze che sono determinate dal compimento di una certa azione.

Degli studiosi importanti sono stati J. Dewey e W. James, ma anche G.H. Mead i quali parlano in maniera esplicita del comportamento sociale e della mente intesa come una costruzione sociale fondata sulle relazioni sociali.

Un’altra importante teoria è quella formulata da R. Harré e P.F. Secord i quali affermano che l’uomo è in grado di pianificare il suo comportamento sociale in base a quello che a lui conviene di più, dei rischi che è pronto a correre ma anche le finalità che si impone di raggiungere, pertanto l’uomo ha una propria consapevolezza così come proposto dal cognitivismo.

Il comportamento di una persona, dunque, è governato non solo da stimoli esterni momentanei, ma anche da alcuni attributi che porta con sé. Tuttavia questi attributi, o anche denominati disposizioni, sono ciò che concerne la personalità e le reazioni identificabili come il risultato finale delle interazioni e le situazioni immediate (Lazarus, 1963).

3.1 Cos’è la personalità

La personalità, inoltre, rappresenta le caratteristiche interne ed esterne della persona, ovvero il suo comportamento. Essa rende ogni persona diversa quindi unica, personale e irripetibile. L’ICD-10 (International Classification of Diseases) è il manuale diagnostico dell’OMS ed è un manuale che tratta la salute e la sanità dell’individuo in ogni sua forma. Nel 1994 è stata approvata la decima edizione, mentre l’undicesima è stata approvata nel 2019, entrando in vigore nel 2022; attualmente è tradotta in 38 lingue ed è utilizzata in oltre 70 Paesi. Nel manuale, la definizione di personalità si può trarre da quella di disturbo di personalità, ovvero: “Essi rappresentano deviazioni estreme o significative dal modo in cui l’individuo medio di una data cultura percepisce, pensa, sente e, in particolare, si pone in relazione con gli altri”.

Quindi la personalità, per l’ICD-10, è formata da percezioni, pensieri, sentimenti e relazioni interpersonali ed è possibile vederla nel modo in cui una persona agisce nel suo ambiente di vita. Dunque il concetto di disturbo della personalità è comparso per la prima volta nel 1994 nella IV edizione del DSM (Diagnostic and Statical Manual of Mental Disorders), il quale descrive le patologie mentali e del comportamento; esso è stato scritto negli Stati Uniti dall’APA.

Per disturbo della personalità, dunque, si intende una condotta eccentrica che esprime uno scarso adattamento alla realtà; infatti chi ha una personalità sana dimostra una flessibilità nelle risposte comportamentali per adeguarsi alle circostanze che possono verificarsi nei diversi contesti sociali, mentre chi soffre di un disturbo della personalità è rigido nella propria condotta creando disagio negli altri compromettendo le sue relazioni sociali.

3.2 Disturbi della personalità correlati al DSM

I disturbi della personalità, in genere, si manifestano durante l’infanzia e l’adolescenza stabilizzandosi nell’età adulta; ma alcuni studiosi non sono in accordo con la definizione apposta dal DSM e non parlano di disturbi ma di modelli o stili di personalità ovvero un differente modo di essere.

Il DSM classifica e raggruppa i disturbi della personalità in tre insiemi i quali, a loro volta, si dividono in quadri clinici. Il primo insieme è denominato Gruppo A ovvero tutti quei comportamenti strani ed eccentrici i quali si manifestano con atteggiamenti di disturbo paranoide, schizoide e schizotipico.

Il disturbo paranoide porta l’individuo ad essere estremamente sospettoso; si sente sfruttato e minacciato dagli altri; mentre il disturbo schizoide, porta l’individuo ad essere freddo, emotivamente distaccato ed incapace di provare emozioni. Infine, il disturbo schizotipico causa problemi nelle relazioni sociali e comportamenti eccentrici.

Il secondo gruppo, chiamato Gruppo B, comprende tutti quei comportamenti drammatici, emotivi ed imprevedibili; in questo insieme vengono racchiusi i comportamenti di disturbo antisociale, borderline, istrionico e narcisistico. Chi soffre di disturbo antisociale tende a trasgredire tutte le regole che dovrebbe seguire, colui che ha un disturbo borderline soffre di instabilità delle emozioni, dell’umore e delle relazioni interpersonali; invece colui che ha il disturbo istrionico manifesta un bisogno eccessivo di approvazione degli altri e forte egoismo. Infine l’individuo che soffre del disturbo narcisistico ha la necessità di essere ammirato ma ha difficoltà nel coinvolgimento affettivo.

L’ultimo gruppo previsto è il Gruppo C che è caratterizzato da comportamenti ansiosi e timorosi, quindi correlati ai disturbi da evitamento causando eccessiva timidezza, il disturbo dipendente generando una personalità sottomessa ed il disturbo ossessivo-compulsivo che comporta la tendenza al raggiungere la perfezione, rigidità e incapacità ad attarsi ai mutamenti avvenuti in determinate circostanze.

3.3 Big Five Questionnaire

Per concludere è doveroso menzionare il “Big Five Questionnaire” (Vecchione e Barbaranelli, 2010), successivamente denominato BFQ, che fornisce una misura dei cinque grandi fattori della personalità; esso utilizza un approccio razionale, o “top down”, che parte da dimensioni della personalità ed include una scala progettata per misurare la desiderabilità sociale.

Il BFQ è un test che nasce dalla tradizione lessicografica e fattorialista della psicologia cognitiva sociale contemporanea e definisce la personalità mediante cinque assi fondamentali tra cui l’Energia la quale è composta da due sottodimensioni: Dinamismo e Dominanza. Il secondo asse è composto dall’Amicalità, a sua volta formata da due sottodimensioni ovvero la Cordialità e la Cooperatività. Il terzo asse è rappresentato dalla Coscienziosità la quale è composta dalle sottodimensioni della Scrupolosità e Perseveranza. Il quarto asse esprime la Stabilità emotiva formata dal Controllo Emotivo ed il Controllo Pulsionale. Infine il quinto asse è composto dall’Apertura Mentale la quale è formata dall’Apertura culturale ed Esperienziale (Artioli, et al. 2004).

Il test è compilato dal soggetto ed è composto da 132 affermazioni positive e negative in modo da permettere alle persone di scegliere le affermazioni in base al proprio modo di essere e dai valori ottenuti è possibile circoscrivere la personalità dell’individuo così come descritto nell’articolo preso in considerazione, redatto nel 2013.

Per concludere questo articolo, detto questionario fa emergere la tendenza dell’uomo a mentire e falsificare il proprio profilo; tuttavia questi atteggiamenti sono smascherati dal professionista con la Scala Lie con la quale è possibile calibrare la descrizione dei soggetti in positivo o in negativo.


Bibliografia

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