Quando l’immergersi in un bosco dona benessere psicofisico e rilassamento: il “forest bathing”, la pratica giapponese che promuove la salute

forest bathing

a cura della dott.ssa Alessia Ghisi Migliari

Abstract

Il Forest Bathing, nato in Giappone col nome di “Shinrin-yoku” (“Bagno nel bosco”), è una pratica caratterizzata dallo stare a stretto contatto con la natura, in aree boschive, passeggiando (ma non solo); da questa interazione dell’uomo con il mondo vegetale, che appare semplice ed è quasi istintiva, si ricevono molteplici stimoli polisensoriali ed effetti benefici in maniera pervasiva e profonda.

Si tratta di un’esperienza sempre più diffusa e sondata, che si colloca all’interno del rinnovato interesse per l’ambiente, e per quanto venga per lo più svolta in singolo, oggigiorno si organizzano anche in Italia eventi guidati e strutturati, con personale preparato; in più, in questo setting, oltre al risvegliarsi dei diversi sensi, si è esposti a molecole, prodotte da svariate piante, che contribuiscono a uno stato di rilassatezza.

Si conferma che il Forest Bathing apporta giovamento non solo sul piano prettamente psicologico, come, per esempio, una diminuzione dell’ansia, un miglioramento del tono dell’umore e un calare dei livelli di stress (Siah et al., 2023), ma anche sul piano biologico, producendo esiti globali sulla salute.

L’ormai copiosa letteratura scientifica a riguardo riporta, infatti, che il Forest Bathing aumenta l’attività del sistema nervoso parasimpatico, riduce la frequenza cardiaca, abbassa la pressione arteriosa (Park et al., 2010), stimola il sistema immunitario (Li et al., 2010), e, secondo molteplici ricerche, riduce i livelli di cortisolo (Park et al., 2010).

Malgrado necessiti di ulteriori analisi, questa riscoperta del rapporto uomo-natura viene man mano vissuta nel suo essere portatrice di benessere.

Questo articolo, alla luce delle recenti indagini sull’argomento, vuole trattare quindi del potenziale favorevole del Forest Bathing attraverso la lente della psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI), paradigma che affronta la tematica nelle sue implicazioni articolate e multifattoriali; ciò consente di delineare con precisione le applicazioni di questa disciplina, affrontandola come realtà che può essere considerevole risorsa di prevenzione e supporto, ma anche complemento alla cura di numerose condizioni di malattia.

INTRODUZIONE

L’innato ritorno agli elementi naturali è divenuto nella società un sottofondo fugace: è composto di quei minuti passati in un parco, su di un sentiero nella vegetazione, o su di una spiaggia, per avere distrazione dai pensieri quotidiani.

Un’azione che pare così facile ed è così sottovalutata, rinchiude in sé la consapevolezza intrinseca dell’umano far parte dell’ecosistema, che ora, riscoperto nel suo essere prezioso e da tutelare, spinge a riflettere sulla reciprocità con esso, svelando quanto d’aiuto possa essere questo mutuo scambio.

Il Giappone, che ha una lunga tradizione di attenzione a questa saggezza antica, ha diffuso la pratica dello “Shinrin-yoku”, traducibile come “bagno del bosco”: un immergersi totale, un nuotare nel naturale; in Occidente, questa pratica viene definita Forest Bathing, ed è sempre più seguita.

Passeggiare nei boschi e stare in essi non pare idea rivoluzionaria, eppure è proprio questo il punto: si ha la tendenza a credere che ogni azione benefica debba attraversare vie arzigogolate, mentre gesti apparentemente piccoli possano celare le basi per un notevole sostegno, in un esistere frenetico e sradicato.

La prospettiva da cui consideriamo la tematica è quella della Psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI), paradigma che affronta la complessità dell’individuo dal punto di vista psicofisico, storico, e della realtà cui appartiene (Bottaccioli, 2017), il che consente di abbracciare in toto gli aspetti vantaggiosi del Forest Bathing, che per definizione è atto polisensoriale, che è stato ed è con continuità scandagliato dai ricercatori.

1. I benefici del Forest Bathing: Dati scientifici

In un interessante studio sul campo che comprende anche una vasta review (Park et al., 2010) i soggetti erano divisi in piccoli gruppi, e mentre alcuni venivano assegnati ad una sperimentazione in aree forestali, altri erano collocati in un contesto cittadino (venendo invitati ad osservare i rispettivi scenari per un breve periodo prima di interagire con essi), invertendo poi la location il giorno seguente – si tratta di un lavoro che ha preso in considerazione ben 24 foreste giapponesi.

Si sono valutati parametri quali il cortisolo salivare, la pressione arteriosa, il battito cardiaco e la variabilità della frequenza cardiaca, prima e dopo la “visione” e la conseguente passeggiata; e sono state chiaramente attenzionate tutte le componenti che avrebbero potuto invalidare una prova così densa di varianti non agevoli da controllare – non dimentichiamo che l’espressione “immergersi” non è casuale, ma si rifà esattamente all’intenzione di essere parte del paesaggio.

I dati mostrano un decrescere della frequenza cardiaca, della pressione arteriosa e dei livelli di cortisolo in chi si muoveva in panorami incontaminati. Inoltre, in questo articolo ci si concentra sull’aspetto dello stress, e quindi si è data attenzione al sistema nervoso autonomo, e all’”asse dello stress”, ossia l’“asse HPA” (Ipotalamo-Ipofisi-Surrene).

Nel Forest Bathing si verifica un palese incremento dell’attività del sistema nervoso parasimpatico e un’inibizione del sistema nervoso simpatico, producendo quindi una condizione di tranquillità che fa di questa disciplina una “poetica” tecnica di rilassamento, e portando alla luce la sua influenza sul sistema nervoso autonomo.

Si è sottolineata, in aggiunta, la correlazione tra cortisolo e cellule Natural Killer (NK), rifacendosi ad altri articoli scientifici (Li et al, 2008) e giungendo alla conclusione che lo scenario forestale potrebbe aiutare nel recupero dell’efficienza del sistema immunitario.

Queste reazioni si riscontrano, anche se meno indagate, in variegati contesti di natura, proprio perché ancestrale retaggio che ci richiama a sé – è invero significativo che si ottengano esiti anche dalla mera contemplazione del paesaggio, il che non avviene (neanche con la camminata) nel quadro urbano.

In un’altra revisione (Siah et al. 2023), che ha incluso 36 indagini effettuate tra il 2000 e il 2021, in inglese, cinese e coreano, si è ripercorso quanto risultato grazie alle migliaia di partecipanti: si evidenzia la rilevanza del coinvolgimento di tutti i nostri sensi nel Forest Bathing, indagando gli esiti in maniera olistica, riportando risposte simili a quanto accennato pocanzi per quel che concerne i benefici più prettamente fisiologici, ma trattando con maggiore estensione le componenti psicologiche. Viene confermata la netta attenuazione del nervosismo, dei sintomi d’ansia e depressione, della percezione di emozioni avverse, e quindi anche uno svanire delle risposte fisiche innestate da questi stati sgradevoli e sofferti.

Nelle analisi si è voluto porre l’accento su azioni a modesto “costo motorio”, come la meditazione, l’osservazione dello scenario e, in base alle singole capacità, il camminare – il che rende fruibile questa procedura ad un’ampia fetta di popolazione, anche pensando ad alternative per chi ha limitazioni nel movimento.

Per cui possiamo affermare che il Forest Bathing è di per sé strumento completo, anche se è integrabile con metodi ben conosciuti, come ad esempio la mindfulness, con il suo insegnamento dell’essere nel qui-e-ora, fondamento anche del rapporto con la foresta.

Gli studi rivisitati sono avvenuti in diversi Paesi (Gran Bretagna, USA, Cina, Giappone, Sud Corea, Norvegia e Svezia), e si è voluto precisare che andranno prese in considerazione, nelle ricerche future, le differenti caratteristiche ecologiche cui ci si rifà, prestando attenzione anche a variabili quali clima, umidità e stagione.

Proseguendo nelle citazioni, in un’indagine su donne di mezza età dell’area di Taiwan è emerso come addentrarsi tra gli alberi mitighi moti interiori negativi come rabbia, ostilità, confusione e tensione, e incentivi l’emergere di emozioni positive.

Differenti ricercatori (Furuyashiki et al., 2019) hanno rilevato, dopo una sessione di “bagno forestale” di un giorno con persone in età produttiva, un miglioramento della salute mentale, specialmente in coloro che avevano tendenze depressive, un tema chiave in varie trattazioni del Forest Bathing.

Ancora oltre, va notato come l’atmosfera in cui ci si trova avvolti aiuti la concentrazione sostenendo quindi le funzioni cognitive; un’osservazione compiuta su anziani con rischio di sviluppare demenza (Young-suwn et al., 2021), incentrata sulle conseguenze in termini di umore, aspetti fisiologici e neuropsicologici, ha evidenziato come un programma di immersione settimanale nella foresta, per undici sessioni, abbia condotto ad una riduzione di fattori di rischio cognitivi e un incremento dello stato psicologico.

È appurato come queste prospettive si riverberino inevitabilmente, per chiunque, sulla capacità di concentrazione e su di una maggiore chiarezza mentale – quel voler trovare nel paesaggio uno spazio accogliente ed accudente nel quale “schiarirsi” le idee, senza scordarsi la componente della piacevolezza, dimensione soggettiva ma che rende questa pratica un medium particolarmente idoneo ad incentivare la creatività (basti pensare a come gli artisti, cercassero ispirazione nella natura).

2.1  Alternative “casalinghe” al Forest Bathing e polisensorialità

In caso di impossibilità ad accedere a zone boschive (ad esempio se si vive in una metropoli), il Forest Bathing può essere declinato, all’interno di contesti cittadini, negli spazi verdi, come i parchi, magari stimolando iniziative che mirino, si spera, ad ampliare le superfici naturali disponibili – visto che questa non è solo un’attività da cui trarre giovamento, ma anche una dimensione cui “donare” attenzione, un percorso forse definibile come “didattico”, in maniera esperienziale.

La questione dei parchi cittadini porta a far presente che attualmente in 35 Stati degli USA i medici curanti hanno iniziato a prescrivere, soprattutto per contrastare ipertensione, ansia e basso tono dell’umore, del tempo nella natura, a dimostrazione delle sfumate e ramificazioni che il Forest Bathing può assumere.

Questa prassi può essere anche estesa, per essere attuata, laddove presenti disabilità, persino nel creare nel proprio focolare domestico (giardino o interno), tra vegetazione, suoni, oli essenziali, un background simile a quello forestale: non si ha ovviamente lo stesso impatto del nutrirsi direttamente alla “fonte originaria”, ma può essere un ottimo e funzionante compromesso.

La totalità del vivere il Forest Bathing implica, come detto, una partecipazione “mentale”, una consapevolezza che sposa, come asserito, diverse pratiche per il relax, ma anche il coinvolgimento di ogni senso, come ribadito in un’altra analisi (Farrow et a., 2019) in cui nuovamente si sottolinea sì la validità del “bagno nel bosco” sul sistema nervoso autonomo parasimpatico e pertanto sul suo contrastare e diminuire l’ansia, ma ci si focalizza, in più, su come abbiano un ruolo primario anche la vista, l’olfatto, il tocco e i suoni.

I suoni naturali, come ruscelli e il canto di uccelli, fruscii e crepitii, onde a riva e vento, tranquillizzano. Gli odori invece, sono, a scopo evolutivo, notoriamente potenti nel richiamare la storia antica, personale e come specie. E il tatto, che sfiora la superficie delle cortecce delle piante, le foglie, le pietre, consistenze “amiche” – nulla è escluso.

Un aspetto coinvolgente derivante da una ricerca antecedente (Cho et al., 2017), e non è l’unica a proposito, è quello di concettualizzare il Forest Bathing come forma di “aerosol”, dato che in questo scenario si è esposti ai terpeni, biomolecole prodotte da varie piante; il focus viene qui posto su precise potenziali utilità di questa esposizione, soprattutto come componenti “neuroprotettive”, anche se tra le proprietà più note di particolari terpeni vi è un feedback biologico di calma e riduzione dello stress.

2.2. Applicazioni e controindicazioni del Forest Bathing

Da quanto esposto sinora, si delinea la descrizione di una pratica di rilassamento che è al di fuori delle usuali metodologie conosciute (che talvolta incorpora), e che si sta diffondendo rapidamente; tra le sue peculiarità vi è che, nella linearità dell’azione, è fruibile a quasi tutti – si può esercitare in singolo, spontaneamente, così come si può seguire percorsi ed eventi guidati da personale formato, che conduce e coadiuva.

Il Forest Bathing è sovente abbinato a tecniche di tipo meditativo, e il poterla sperimentare prima di tutto passeggiando, ma anche sostando, e persino contemplando, ne testimonia la forza che ha nell’influenzarci.

Il campo applicativo, proprio per la fruibilità di questa attività, è esteso a quasi tutta la popolazione.

Appare dunque, questo “bagno di bosco”, uno strumento ottimale per la medicina preventiva, anche se sua peculiarità è lo spaziare, comprendendo orizzonti terapeutici, riabilitativi e supportivi in condizioni patologiche preesistenti – e la sua proprietà calmante è cardinale nell’elenco dei consistenti vantaggi che si riscontrano.

Sia per chi è sano, sia per chi è portatore di problematiche psicofisiche, sarebbe lungo l’elenco di situazioni per cui lo si è sfruttato o pensato, e le ricerche aumenteranno con il trascorrere del tempo.

Da non trascurare, in più, il livello educativo che si trae da questa “avventura” – come avviene in una condivisione tra esseri umani, che imparano a conoscersi e a trarre giovamento vicendevole dallo scambio cognitivo ed affettivo, si può riscontrare la medesima dinamica nella relazione con la natura.

Da menzionare anche l’assenza di un costo del Forest Bathing, che può essere uno stimolo motivante per un’attività che andrebbe concepita come continuativa o, comunque, non come un singolo episodio. E sono davvero poche le controindicazioni; ciò che è palese è che purtroppo, nella sua forma che chiamerei “pura”, ossia quella della passeggiata per i sentieri, non può essere esperita da portatori di disabilità motorie – tema che abbiamo già abbozzato consigliando “vie” percorribili.

Va poi considerato che, malgrado sporadici approfondimenti sugli effetti propizi del Forest Bathing in termini d’immunità, anche per quel che concerne le allergie, i soggetti fortemente allergici a piante e sostanze presenti nelle boscaglie sono a rischio di reazioni fisiologiche gravi ed è perciò sconsigliabile intraprendere queste iniziative.

Ultima annotazione tra i “contro”, sono le fobie che dei soggetti hanno, ad esempio, verso animali (come ragni) o verso elementi presenti in tali setting: in questi casi, al posto del pacificarsi si otterrebbe una condizione di agitazione o addirittura panico.

Conclusione

La scienza ci spiega come ciò che è assolutamente umano possa essere fonte di prevenzione, salute e contributo alla guarigione.

Parecchio è ancora da conoscere e approfondire, e gli stessi mezzi per farlo sono da affinare, per adeguarli a un campo che non ha rigore matematico e quindi deve tener conto della necessità di sviluppare strumenti di misurazione più versatili; ma ad oggi si sa con certezza dei benefici di questa pratica, e sarebbe quindi ideale incorporarla nelle attività quotidiane, ma anche nelle professioni sanitarie, sempre più chiamate a rispondere del complesso umano che non può essere dicotomico.

Viene in mente Beethoven, che notoriamente aveva la passione di vagare nella natura, dove trovava anche ispirazione. Affermò a proposito: “Quanta gioia mi dà il camminare tra gli arbusti, gli alberi, i boschi, le erbe e le rocce. Per le rocce, gli alberi ed i boschi passano le risonanze di cui l’uomo ha bisogno”.

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

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