Disturbi d’ansia: tecniche di gestione e trattamento

ansia

a cura del dott. Marco Corsetti

Abstract

Secondo le stime riportate nello ‘’State of Health in the UE – Country Health Profile 2023’’ in Italia nel 2019 ben 9,85 milioni di persone, pari al 16,6% della popolazione, avevano un disturbo mentale. La prevalenza maggiore è stata osservata tra i disturbi d’ansia, stimata intorno al 6% della popolazione, seguita da disturbi depressivi (5%) e disturbi da uso di alcol o droghe (2%). L’ansia così come siamo soliti identificarla non è però espressione di uno stato puramente patologico. In realtà essa, come emozione primordiale, permette all’uomo di fronteggiare le avversità. Specifici fattori determinano, talvolta, una persistenza della sintomatologia tale da impattare negativamente sulla quotidianità della persona.

I dati ottenuti dalla letteratura testimoniano come ormai il suo trattamento sia realizzabile in una varietà di modi con le evidenze che propendono per un approccio di tipo psicoterapico potenzialmente risolutivo in un lasso temporale non troppo ampio. Il presente articolo permetterà di avere una visione più chiara rispetto alle strategie di gestione dell’ansia, oltre la sola farmacoterapia.

Introduzione

Il termine ansia deriva dal latino, Angere, ossia ‘’stringere’’, ‘’opprimere’’, che ben descrive la sensazione di costrizione sperimentata da colui che ne soffre. L’ansia è uno stato emotivo naturale, caratteristico e geneticamente presente nella natura umana, del tutto opposto al rilassamento; sovrapponibile al concetto di paura ma al contempo ben distinto da esso. Mentre la paura è più spesso associata a picchi di attivazione autonomica necessaria alla lotta o alla fuga, o a pensieri di pericolo immediato; l’ansia si associa più frequentemente alla tensione muscolare e alla vigilanza in preparazione al pericolo futuro e a comportamenti di evitamento/fuga. È bene però precisare, anzitutto, che non sempre una manifestazione ansiosa è indicativa di un disturbo. Fisiologicamente, essa, ci permette di affrontare in modo adattivo una situazione potenzialmente difficile; mentre i disturbi d’ansia propriamente detti differiscono dalla normale ansia evolutiva poiché connotati da eccessiva persistenza ed intensità tali da interferire con la nostra prestazione.

1. Disturbi d’ansia

Il Manuale Statistico e Diagnostico dei disturbi mentali, quinta edizione (DSM-V), classifica i disturbi d’ansia in: Disturbo d’Ansia da separazione, Mutismo selettivo, Disturbo d’Ansia Sociale, Disturbo di Panico, Agorafobia, Fobie Specifiche e Disturbo D’Ansia da Generalizzata. I sintomi tipici prevedono, oltre alla presenza di ansia e preoccupazioni eccessive, relative ad una quantità di eventi ed attività; irrequietezza, o sentirsi tesi, facile affaticamento, difficoltà di concentrazione, irritabilità, tensione muscolare ed alterazioni del sonno. (DSM V, APA; 2013)

I disturbi d’ansia si osservano con maggior prevalenza nel sesso femminile (5,2%-8.7%), nei giovani adulti (2,5%-9,1%) e negli individui con malattie croniche (1,4%-70%). Il disturbo rappresenta la sesta causa principale di disabilità in associazione ad un aumentato rischio suicidario (Zhang A. et Al 2022). A livello globale la prevalenza prevalenza annua varia dal 2,4% al 29,8% con una prevalenza puntuale del 7,3%; mentre ancor più comuni sono i disturbi d’ansia sottosoglia (Heidemarie H. et al, 2021).

2. TECNICHE DI GESTIONE E TRATTAMENTO NEI DISTURBI D’ANSIA

Le prospettive di trattamento, ad oggi, sono molteplici spaziando tra approcci di carattere farmacologico, psicoterapico; pratiche meditative (Mindfulness), tecniche di rilassamento, esercizio fisico ecc. Le linee guida pratiche raccomandano in particolare la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) da preferire o in combinazione con la farmacoterapia. Vedremo qui di seguito, più nello specifico, i diversi approcci sovramenzionati sostenuti da prove di efficacia.

2.1 FARMACOTERAPIA

Il trattamento farmacologico dei disturbi d’ansia, del tutto sovrapponibile al trattamento degli episodi depressivi prevede principalmente la somministrazione di SSRI e SNRI, ossia inibitori selettivi del reuptake della serotonina ed inibitori del reuptake della serotonina e noradrenalina. Negli ultimi due decenni l’uso di questi farmaci ha quasi totalmente soppiantato l’utilizzo dei farmaci appartenenti alla classe delle ‘’benzodiazepine’’, utilizzati in modo talora incontrollato in passato per il loro effetto calmante, miorilassante ed ansiolitico quasi immediato. Purtroppo però la loro efficacia è solo sintomatica e non si prolunga nel tempo (Vita et Al, 2018).

2.2 TERAPIA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE

I modelli cognitivi presuppongono che la valutazione esagerata della minaccia sia un elemento centrale alla base dell’ansia patologica ( Beck & Haigh, 2014 ; Clark & Beck, 2010 ) identificando, a tal proposito, la terapia cognitivo comportamentale come trattamento d’elezione per il disturbo. La CBT altro non è che una forma di psicoterapia con ormai dimostrata efficacia nel trattamento dei disturbi d’ansia, superiore o paragonabile alle altre forme di psicoterapia o alla terapia farmacologica (Hofmann et al. 2012, van der Gaag 2014). La CBT si riferisce a una classe di interventi scientificamente validati che cercano di modificare direttamente schemi di pensiero e modelli di comportamento disfunzionali al fine di ridurre la sofferenza psicologica, il livello di ansia e la frequenza delle preoccupazioni.

Le prove d’efficacia hanno dimostrato che tale intervento determina un sostanziale miglioramento dei sintomi, ed i risultati attuali forniscono una forte evidenza a riguardo, classificando la CBT come un trattamento efficace per l’ansia e i disturbi correlati con effetti che superano significativamente quelli del placebo, estendendosi oltre il trattamento in acuto. La variabilità individuale di risposta ai trattamenti ha favorito, nel tempo, la sperimentazione di nuovi approcci cognitivo-comportamentali noti come psicoterapie cognitivo comportamentali di ‘’terza generazione’’.

L’Acceptance and Commitment Therapy (ACT), in italiano ‘’Terapia legata all’accettazione e all’impegno’’ è un approccio cognitivo comportamentale strutturato su interventi che includono l’utilizzo dell’accettazione incondizionata, della meditazione, della relazione, dei valori e della spiritualità. Il metodo ACT, proposto per la prima volta da Steven C. Hayes e Wilson, non si focalizza sulla riduzione dei sintomi, quanto sull’accettazione dei propri pensieri ed emozioni. L’ansia in tal senso non è considerata come un qualcosa di negativo, da eliminare o ridurre, ma è vista come parte integrante dell’esperienza umana.

L’elemento cardine del suddetto approccio è rappresentato, dunque, dall’accettazione stessa della condizione. Fondandosi sul contestualismo funzionale l’ACT enfatizza il conteso e la funzione stessa de fenomeni psicologici quali pensieri e/o sentimenti come bersagli degli interventi di cambiamento con l’obiettivo generale che è quello di facilitare la flessibilità psicologica dell’individuo. Nonostante la scarsa numerosità di studi a riguardo l’ACT si è rivelato efficace nel trattamento dei disturbi d’ansia nei contesti clinici e non. (Swain J. et Al; 2013)

2.3 MINDFULNESS

Recentemente diversi studi hanno dimostrato l’efficacia degli interventi di carattere meditativo nella riduzione della sintomatologia ansiosa, ampliando così il ventaglio delle opportunità di trattamento, a supporto di una pratica dalle origini molto lontane nel tempo. Enormi progressi, dunque, sono stati fatti nel trattamento non farmacologico dell’ansia. Le tecniche di rilassamento rappresentano attualmente una delle metodiche più utilizzate al mondo (Heidemarie H. et Al, 2021).

La mindfulness è un approccio derivante direttamente da pratiche meditative orientali. Il termine, traducibile con ‘’consapevolezza di sé’’ sta ad indicare un atteggiamento coltivato attraverso la meditazione finalizzato a portare l’attenzione del soggetto in maniera non giudicante al momento presente, permettendo altresì di apprendere il riconoscimento delle nostre emozioni e dei nostri pensieri, accogliendoli per ciò che sono sospendendo ogni giudizio con un atteggiamento di pura accettazione. La caratteristica principale degli esercizi è la vigile consapevolezza del momento presente. Tale metodica vide un notevole sviluppo a partire dagli ultimi anni ‘70 grazie a Jon Kabat-Zinn, biologo dell’Università del Massachusetts, ideatore del protocollo Mindfulness Based Stress Reduction (MBSR) finalizzato alla riduzione dello stress e del dolore cronico. La Mindfulness rappresenta oggi la componente centrale di una serie di nuovi trattamenti che hanno dimostrato effetti significativi nella cura del disagio fisico e mentale, offrendosi come complemento e non sostituto ad un trattamento tradizionale.

2.4 ESERCIZIO FISICO

Ben noti sono anche gli effetti dell’attività fisica nel mantenimento di un buono stato di salute generale, fattore che ha incentivato lo sviluppo di ricerche in tal senso tese ad individuare possibili correlazioni tra sport e sintomatologia ansiosa. L’esercizio fisico come attività pianificata, ripetitiva e strutturata può rappresentare un’opzione di trattamento facilmente accessibile. Nonostante i benefici, ampiamente descritti, di un regolare esercizio aerobico sul benessere e sui marcatori cardiovascolari; i dati di letteratura suggeriscono che l’attività fisica è vista come un intervento efficace nel migliorare i sintomi dell’ansia e nella riduzione dello stress. Tuttavia, in quest’ultimo caso si dovrebbe tener conto del numero limitato degli studi a disposizione.

2.5 FITOTERAPIE

Un campo di crescente interesse nel trattamento dell’ansia è quello rappresentato dalle ‘’erbe medicinali’’, termine con il quale si classificano piante o materiali di origine vegetale che svolgono un ruolo preventivo o terapeutico in campo medico. Recenti revisioni della letteratura hanno rivelato come specifici fitomedicinali hanno effetti talora paragonabili alle attuali molecole di origine sintetica. Tra le erbe medicinali più conosciute in tal senso si annoverano: Camomilla, Ginkgo biloba, Passiflora, Kava, Valeriana, Withania somnifera eccetera. La ricerca suggerisce che le erbe medicinali possono essere efficaci nel trattamento complementare o alternativo dell’ansia, con profili rischio- beneficio favorevoli. (Zhang A. et Al 2022)

Leggi anche: Ansia e oli essenziali: possibili campi di applicazione

2.6 AGOPUNTURA

Negli ultimi anni stanno divenendo sempre più popolari terapie non convenzionali come l’agopuntura. L’agopuntura è un’antica tecnica di medicina tradizionale cinese basata sull’energia e sulla possibilità di reindirizzare il flusso energetico, rendendolo maggiormente armonico, lungo specifici canali energetici noti come ‘’meridiani’’, attraverso la stimolazione di precisi ‘’agopunti’’ mediante sottili aghi. Diversi studi hanno dimostrato che l’agopuntura è una terapia sicura con rari effetti collaterali avversi, sono tuttavia necessarie ulteriori ricerche in tale settore per attribuire gli effetti benefici in maniera effettiva alla terapia con agopuntura. (Diogo A. et Al; 2018)

CONCLUSIONI

Nell’immaginario collettivo i disturbi correlati all’ansia tendono ad essere spesso sottovalutati nonostante il loro impatto sulla qualità della vita e sul funzionamento individuale quotidiano possa essere talora importante. Tali disturbi, caratterizzati da sintomi persistenti come pensieri intrusivi, eccitazione psicofisiologica (arousal) e valutazioni negative; se non trattati implicano elevati costi dal punto di vista personale e sociale. Ad oggi la ricerca ci permette, dunque, di affermare che il trattamento di manifestazioni ansiose patologiche è possibile, anche oltre la sola somministrazione di farmaci. È importante non sottovalutare i sintomi; richiedere quanto prima un supporto, poiché vincere l’ansia è possibile e non è mai troppo tardi.

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