Employee retention: l’importanza di valorizzare i dipendenti

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Attirare nuovi talenti è certamente un aspetto essenziale per la crescita di una realtà aziendale; allo stesso tempo, però, per mantenere un’organizzazione solida e produttiva nel corso degli anni, è essenziale prestare attenzione anche a un altro aspetto: l’employee retention

Con questa espressione si fa riferimento alla gestione dei collaboratori e dei dipendenti che già fanno parte dell’azienda, con l’obiettivo di ridurre al minimo il turnover (ovvero il tasso di ricambio del personale).

Cos’è l’Employee Retention

L’Employee Retention (anche chiamata HR Retention) significa letteralmente “conservazione dei dipendenti” e indica la capacità di un’organizzazione di mantenere i propri dipendenti all’interno dell’azienda, attraverso politiche e strategie mirate, che tutelano e promuovono il benessere e la soddisfazione sul posto di lavoro.

Sebbene a prima vista queste strategie possano apparire costose per l’organizzazione, bisogna considerare che i costi di un alto turnover del personale sono ancora più onerosi, soprattutto se questo avviene secondo modalità non “fisiologiche” bensì patologiche.

È normale, infatti, che in un’azienda avvengano ricambi generazionali una volta che i dipendenti più esperti raggiungono l’età della pensione, oppure che alcuni dipendenti scelgano di abbandonare il lavoro per perseguire una carriera diversa. Per questo motivo, si parla di turnover patologico quando il tasso di ricambio del personale è più alto del previsto e le motivazioni di abbandono del posto di lavoro sono da ricondursi ad una forte insoddisfazione delle condizioni lavorative.

Questo tipo di turnover ha effetti ancora più pesanti sulla stabilità aziendale in quanto, oltre al costo da sostenere per selezionare, valutare e formare adeguatamente una nuova risorsa, bisogna considerare l’impatto dell’abbandono del posto di lavoro sulla coesione del team, sulla cultura organizzativa e, nei casi più gravi (ad esempio, in caso di dimissioni di massa), sull’immagine pubblica dell’azienda e sulla sua capacità di continuare a fornire beni e servizi di qualità.

Le motivazioni che possono spingere uno o più dipendenti a lasciare l’azienda sono molteplici e possono andare da quelle più “pragmatiche” (es: desiderio di una retribuzione più alta, di una posizione più prestigiosa o di un orario più flessibile) a quelle più legate alla sfera emotiva e relazionale (cattivo rapporto con colleghi e supervisori, scarsa motivazione, eccessivo stress e carico di lavoro, assenza di work-life balance). Per migliorare l’Employee Retention, è necessario intervenire su entrambe le situazioni.

Come migliorare l’Employee Retention

Una buona Employee Retention parte, innanzitutto, dal prestare attenzione ai bisogni e alle richieste dei dipendenti. È importante notare che non sempre questi bisogni sono espliciti, chiari e stabili nel tempo e, pertanto, può essere necessario effettuare delle valutazioni, delle osservazioni o dei sondaggi regolari per individuare eventuali cambiamenti nelle opinioni o nel livello di soddisfazione dei dipendenti.

Inoltre, è opportuno assicurarsi che il carico di lavoro sia distribuito in modo corretto all’interno dei diversi team e che a ogni dipendente siano assegnati task stimolanti ma non al di sopra delle sue capacità. La percezione di iniquità o inappropriatezza rispetto ai lavori da svolgere (sia a livello individuale che a livello di team), infatti, può condizionare negativamente il processo di identificazione con l’organizzazione e, potenzialmente, andare a incrinare la solidità dell’identità sociale condivisa all’interno del contesto aziendale. 

Per lo stesso motivo, è bene osservare attentamente le dinamiche relazionali, sia intra-gruppo che inter-gruppo, che si vanno a creare tra i dipendenti, in modo da individuare, gestire e risolvere prontamente eventuali conflitti o comportamenti ostili.

Una possibile strategia di prevenzione e intervento rispetto a questo tipo di problematiche è rappresentata dalle attività di team building o di team coaching, ovvero sessioni mirate rispettivamente allo sviluppo di uno spirito di gruppo e al coordinamento delle mansioni e delle competenze dei membri del team.

Infine, è fondamentale garantire un giusto equilibrio tra vita lavorativa e vita privata (work-life balance) e prestare attenzione all’eventuale insorgere di fenomeni di stress lavoro-correlato e burnout tra i dipendenti.

Per approfondire

Il tema del benessere organizzativo e della tutela dei dipendenti è approfondito in alcuni percorsi di formazione online disponibili sulla nostra piattaforma.

  • Il Master Online in Management delle Risorse Umane, tenuto dai docenti Andrea Khaldi, Mental Coach e Consulente per la Gamificazione, Ledi Miotto, Consulente HR, e Rossella Zufacchi, HR Specialist, ha l’obiettivo di far apprendere le competenze necessarie per lavorare nel campo delle Risorse Umane in Azienda, in Società di servizi, in Enti di Formazione e come Liberi Professionisti. Il Master affronta diverse tematiche relative al mondo HR, dalla selezione e valutazione del personale alla formazione dei dipendenti, fino ad arrivare all’utilizzo di strategie di gamificazione per aumentare l’employee engagement (letteralmente “coinvolgimento del dipendente”).
  • Il corso online Il Burnout: valutazione e strumenti di intervento, tenuto dalla docente ??Monica Vicentini, dottoressa in Psicologia del lavoro e delle organizzazioni, approfondisce i rischi dello stress, la Sindrome del Burnout come conseguenza a stress elevati ed i principali interventi in termini di prevenzione, programmazione e trattamento.
  • Il corso online Conoscere il Mobbing: Disagio relazionale a lavoro, tenuto dalla docente Gabriella Mazzardo, dottoressa in Psicologia, pone l’accento sull’importanza delle relazioni all’interno del contesto lavorativo sul benessere personale. Il corso esplora come fenomeni di mobbing, conflittualità e comportamenti ostili protratti nel tempo possono provocare condizioni di grave disagio psicologico.